Michael Angelo Batio, Rowan Robertson e Andrea Martongelli a Torino: il photoreport
Qualche sera fa, il 18 maggio, un evento esplosivo si è svolto presso Il Peocio di Trofarello (Torino). Mi sono ritrovato partecipe all’appuntamento con l’Electric Guitarland che ha visto esibirsi tre chitarristi fenomenali, dove ognuno di loro ha scritto la propria storia nella scena musicale hard and heavy mondiale.
Michael Angelo Batio, conosciuto per aver suonato negli statunitensi Nitro e poi come artista solista, con molte ottime collaborazioni ed ora anche chitarrista dei mitici Manowar (che vedemmo a Febbraio in quel di Norimberga). Si è distinto per il modo speciale di suonare con la sua chitarra doppia. Rowan Robertson, già noto per la sua collaborazione con Ronnie James Dio durante la registrazione dell’album ‘Lock up the wolves’, fece scalpore grazie al suo modo di suonare già alla sua giovane età, dal momento che Dio lo scelse tra centinaia di chitarristi che si proposero (lo incontrammo sempre al Peocio l’anno scorso). Il trio dei chitarristi di cui sopra è completato dal virtuoso axeman italiano Andrea Martongelli (degli Arthemis), noto noto anche per la sua collaborazione con Ellefson / Soto (li vedemmo insieme lo scorso Settembre).
Una serata unica con una scaletta che, insieme ai brani della carriera solista di questi grandi interpreti, è stata anche ricca di classici di band leggendarie come Van Halen, Pantera, Black Sabbath, Dio, Megadeth, Led Zeppelin e altri.
Favoloso il leggendario assolo di chitarra a doppio manico di Batio che ha fatto strabiliare il pubblico presente. Una serata indimenticabile per noi presenti, nella quale tre dei migliori chitarristi della musica hard and heavy del momento hanno suonato ininterrottamente per due ore.
La band che ha accompagnato Batio, Robertson e Martongelli ha visto Francesco Caporaletti al basso (The Gang – Vinnie Moore), Roberto Pirami alla batteria (Vinnie Moore – Michael Angelo Batio band) e Riccardo Curzi alla voce.
Queste di seguito, le foto della serata:
A cura di Pino Panetta
