WILDROADS – Riding On A Flamin’ Road

WILDROADS – Riding On A Flamin’ Road

Ecco tornare su Suoni Distorti Magazine i toscani Wildroads, capitanati dal chitarrista e fondatore Nik Capitini, che dopo due lustri dalla formazione ed il precedente omonimo ep del 2010, già recensito su questo sito, si ripresentano con il loro primo album, ‘Riding On a Flamin’ Road’, per la New Idols records e disponibile sugli scaffali dal prossimo 20 Marzo.

Partendo dall’artwork, con annesso booklet, troviamo un lavoro molto professionale e “cartooniano”, curato sin nei minimi dettagli, un confezionamento praticamente perfetto. Esilarante, inoltre la copertina che raffigura le caricature dei nostri a bordo di una jeep mentre si danno alla fuga, rincorsi dalle auto della polizia, tra una bevuta on the road ed un’aria strafottente, tipicamente rock’n’roll! Simpatiche le segnature delle tracce, nel retro copertina, dove ogni song è indicata come chilometro autostradale.

Passando al contenuto del dischetto ottico, la stessa aria si ritrova nelle composizioni.
Dei nove pezzi presenti, cinque sono la ri-registrazione di quelli gia proposti nello scorso Ep, ma con una produzione migliore ed alcuni accorgimenti in fase di arrangiamento che ne faranno godere ancora meglio, oltre che a sonorità più corpose ed avvolgenti.

L’apertura delle danze è affidata a ‘Look at Me Burning’, dove appare subito il suono di una sirena della polizia, che richiama la situazione illustrata in copertina, e subito la band parte con grande energia e tantissima voglia di colpire dritto nel segno.
Riff antemici e base ritmica impeccabile si muovono sulla falsa riga stilistica capitanata anni or sono dagli Skid Row, dove, a circa metà pezzo, si trova un’apertura bluesy davvero ben amalgamata al resto del pezzo. Le chitarre iniziano a seguirsi l’un l’altra sparando assoli di ottima fattura, calssici per il genere, e capaci di farvi fare hair guitar durante l’ascolto.

Ai già citati Skid Row, si noteranno alcune velature molto hard rock così da irrobustire il sound, restando fermi però al filone glam di matrice fondamentalmente ottantiana. Grande performance di Michael Cavallini dietro al microfono, con una voce che per certi aspetti farebbe venire in mente il buon Vince Neil dei tempi d’oro, seppur egli mantenga una sua personalità stilistico-esecutiva, di fatto la “somiglianza” con il biondo americano, è da prendere con le pinse, giusto da intendere come voce in “falsetto”, diciamo pure così.

Segue l’omonima ‘Wildroads’, uno dei pezzi ripresi dall’Ep del 2010, come anticipatovi prima, con suoni più pieni e proposta con rinnovata energia ed un cantato più sentito, non che nella versione precedente fosse cantata a cazzo di cane eh!

Una song che vi riporterà negli eighties senza problemi, casinista e festaiola da far paura! Il ritronello sarà difficile, se non impossibile, da togliervelo dalla testa sin dal primo ascolto. Bei assoli che si rincorrono, com’è usuale per la band, mostrando un’eccellente padronanza dello strumento da parte di entrambe gli axeman, Nik Capitini e Giulio Antonelli.

Dello stesso succitato Ep ritroviamo anche ‘Sick Soul’, anch’essa con più grinta ed un sound avvolgente che, se sparato a palla vi farà crollare il soffitto addosso. A seguito del riff iniziale, parte la seconda chitarra che viene tenuta al guinzaglio a fatica, per poi partire a briglie sciolte e creare una base sonora bella pomposa ed energica. Il pezzo ha quella verve arrogante che fa tanto glam, dove si muove a proprio agio il cantato, per poi lasciar spazio a stacchi, dove si mettono ottimamente in mostra tutti gli strumenti a corde, con alla base la batteria di Simone Baldi che pesta con la massima forza! E sfido io a non agitarvi durante l’ascolto. Un pezzo adatto a situazioni esilaranti, accompagnate da litri di whisky, e tante, ma proprio tante donnine succinte e disponibili.

Da ogni nota trasuda attitudine, passione e tanta voglia di spaccare il culo al mondo. Una colonna sonora adatta ad un viaggio in moto nella Route 66 americana, a bordo di un’Harley Davidson e calpestare tutto e tutti. ‘She Has Been Cheated’ ha un piglio tipicamente street, emanando influenze dei prima citati Skid Row, qualche spunto che farebbe venire in mente i Guns’n’Roses dei primi tempi, ed un mood sullo stile dei Poison e dei Ratt. Insomma, un lavoro che si potrebbe infilare tranquillamente in una compilation dedicata all’hair metal Losangelino.

Vi confesso che ho dovuto far ricredere alcuni amici che sostenevano che i Wildroads fossero americani! Immancabili anche in questo pezzo gli assoli volanti e sparati a mille, anche se non esiste pezzo che non li contenga, e ci mancherebbe che così non fosse.

Durante tutto l’ascolto non avrete mai voglia di star fermi con il culo in poltrona, e non vi stancherete mai di ascoltare questo album. (io lo so già a memoria).

Dopo un vetro rotto a fine pezzo si passa al momento più morbido ed estremamente emozionante di tutto il lotto, la superba ballad ‘Relive My Life’, che a differenza del precedente Ep, qui la si potrà gustare ancora meglio. Forte di alcuni tappeti sonori  più corposi che rinforzano il sound e dei chours davvero spettacolari.

Impossibile tener a bada le emozioni che la song riesce a farvi crescere dentro. Una situazione che vi farà venire la pelle d’oca, con dolci note ed un mood romanticissimo. Mentre la chitarra ritmica tocca le scandite note iniziali, la solista parte già con un assolo ammaliante ed un tappeto tastieristico di fondo, degno delle migliori ballad degli 80’s, senza se e senza ma!

Da lacrime la performance vocale di Michael, ispirato da far paura, accompagnato anche da ottimi cori. Durante tutta la song la chitarra solista non sta mai ferma, se non in piccoli frangenti. Vi assicuro che nel ritornello sarà immancabile un brivido che vi attraverserà per tutto il corpo, oltre che durante gli assoli. Coordinata in modo eccellente la base ritmica, e non solo qua. Ed a questo punto un plauso va fatto anche al buon lavoro di basso portato a termine dal buon Alessandro Lupo.

Consiglio vivamente questo pezzo per i momenti più intimi e romantici della vostra esistenza, da ora finchè camperete! Per la sede live, non potranno non alzarsi gli accendini in alto e le corna al cielo.

E dopo tanta soavità musicale, si passa ad un missile diretto come ‘Your Last Day’, uno degli inediti presenti sul disco. Inizio antemico con i tom della batteria che movimentano un’atmosfera aggressiva padroneggiata fondamentalmente dalle chitarre. Una soluzione musicale molto vicina ai Motley Crue, dove si fondono insieme un gran buon gusto per il rock’n’roll venato di hard rock ed un certo piglio vagamente heavy e tanta energia attitudinale. Il ritornello è travolgente, come un uragano di onde sonore che vi devasterà. Tenete stretto il bicchiere di wisky che potrebbe volar via durante l’headbanging! Ed attenzione ai timpani che potrebbero esplodervi se alzate troppo il volume, e non solo per i decibel, ma per la carica del pezzo in se. Farcitura solistica ben riuscita, con momenti dal sapore tipicamente heavy.

Ragazzi questo è Hair Metal, puro e diretto, senza fronzoli, con una cassa di batteria che non trova pace. Certo, magari non troverete nulla di prettamente innovativo, ma i Wildroads sanno distaccarsi dal resto della massa grazie ad un loro mood personale.

Si giunge all’ultimo dei pezzi del vecchio Ep con ‘Rider Of The Sunset’, dove roboanti chitarre si preparano all’attacco. Una partenza ad alta velocità, immaginatevi di essere lanciati a duecento chilometri orari in moto, ecco quella è la sensazione. Una gran festa senza pause, senza punti deboli e senza le noie della vita tra le palle. Un momento dove poter sognare, tra azzeccatissimi riff e melodie avvincenti e molto movimentate. Anche quà spunta fuori una vena molto “Crue-ana”, intesa sempre come influenza dovuta al background musicale dei musicisti, e non a scopiazzamenti, che sia chiaro questo!

Se arrivate incolumi a questo punto del cd, vi ritroverete immersi in una situazione celtica, e “spiazzante”, per quel che riguarda il contesto. ‘To Be King’, infatti, altro non è che una ballata acustica dal fortissimo sapore celtico, appunto. Un momento singolare dentro l’album, che sinceramente ho apprezzato tantissimo. Melodie di altri tempi davvero ben costruite ed emozionanti, sulle quali è regalata, all’ascoltatore, una performance vocale che definirei maestosa. La band riesce a trasportarvi indietro nel tempo e farvi godere di quegli imaginari ormai perduti.

Le chitarre appaiono adatte a questo piccolo “spazio antico”, facendovi viaggiare con la mente, e mostrando in certi punti una piccola vena compositiva che mi ha vagamente portato alla mente i Gotthard di ‘Need To Believe’. Ma solo in alcuni piccolissimi e sporadici punti. Sono certo che ascolterete anche questo pezzo più volte di fila.

In chiusura troviamo ‘Titty Twister Blues’, di cui basta leggere il titolo per intendere in che territori musicali ci si ritrova. Un blues bello massiccio, dal forte gusto southern, e tanta melodia. Anche in questo caso la voce di Michael si adatta alla situazione, mostrando un vocalist che non teme nulla, dalle note più basse agli acuti più alti per il genere. Ottimo tappeto chitarristico ed una base ritmica abbastanza movimentata. Se siete musicisti sarete sicuramente a conoscenza del fatto che con un blues non ci si può non divertire con gli strumenti in mano. Ma poco dopo metà pezzo la band parte al galoppo con una bella sparata southern’n’roll (concedetemi il termine). Una scarica di energia senza preavviso, al fulmicotone, che arriva alla conclusione riprendendo i tempi blues iniziali.

Arrivando al conto… Un album che gli amanti del Rock’n’Roll dovranno procurarsi ad ogni costo, tanta energia, una valanga di attitudine stradaiola e voglia di divertirsi. Una colonna sonora della vostra sporca e gasata vita scopaiola da rockers!

Dopo la prima volta che ascolterete l’album ne diventerete dipendenti, e questo ve lo posso assicurare. Una dimostrazione di crescita artistico-compositiva da parte di tutti i membri della band ed un perfezionamento da ogni punto di vista, seppur già nello scorso ep, i Wildroads hanno saputo dimostrare di che pasta sono fatti!

Gran bel lavoro, da una regione che sta partorendo tra le migliori realtà del genere in Italia!  Rock’n’Roll !!!

a cura di Francesco “Chiodometallico” Russo

  • Band: Wildroads
  • Titolo: Riding On a Flamin’ Road
  • Anno: 2012
  • Etichetta: New Idols
  • Genere: Hair Metal/Rock’n’Roll/Rock Blues
  • Nazione: Italia

Tracklist:

  1. Look At Me Burning
  2. Wildroads
  3. Sick Soul
  4. She Was Been Cheated
  5. Relive My Life (feat. Freddy Delirio – tastiere)
  6. Your Last Day
  7. Rider Of The Sunset
  8. To Be King
  9. Titty Twister Blues