Uranium 235: progetto metal calabrese nato – come ammesso dagli stessi componenti del gruppo – quasi per passatempo, ma non per questi uscito fuori come risultato dilettantistico. Tutt’altro: si tratta di un EP compattissimo che deriva quasi tutta la propria bieca attitudine da gentagli come i Pantera, e questo è possibile avvertirlo anzitutto dalla chitarra rocciosa e granitica. Dietro, oltre a tutti gli altri, vi è Marko Veraldi di Land Of Hate e Buried Existence, band fondamentali nella zona: a persone come lui in giro, peraltro, assieme a Tato (bassista degli Zora), si deve l’organizzazione e l’autentica cerimonia voodoo resuscita-morti che ha sancito da qualche anno la rinascita del metal in Calabria. Il Calabrian Metal Inferno, del resto, è opera loro.
Tornando agli Uranium 235, bisogna dire che quello che sto recensendo qui è un semplice EP (il primo), nel quale si avvinghia tutto il sound primordiale e sanamente grezzo dei nostri eroi. In tutti il fiume di assoli (mai scontati, mai superflui) e di riff di attitudine a volte thrash, spesso crudamente rock-blues, esce fuori un’opera davvero ben costruita ed apprezzabile. Un suono quindi granitico, molto essenziale ed affidato a compressione e distorsione di basso e chitarra, oltre alla voce infernale di Marko che non cede di un decibel durante tutto il CD (per non parlare dal vivo…).
Le contaminazioni più hard-rock e – in certi tratti – addirittura stoner non storpiano l’attitudine del gruppo, come accade invece solitamente in questi lavori: di sicuro il risultato si fa notare nella sua bellezza, soprattutto in “Simple Death” (da ascoltare 50 volte di fila) e nella splendida “Scream at the sky”. Da non dimenticare, poi, il classicone dei loro live “Trapped Eyes”, in cui pogare è praticamente un obbligo morale del pubblico.
Non dimentichiamo infatti che il CD è fondamentalmente thrash metal di chiara matrice, mentre la contaminazione hard rock non è una scusa per accedere al pubblico facilone: anzi, nessuna simpatia, l’ascoltatore viene totalmente travolto dal muro sonoro degli Uranium 235. E dicendo questo spero di aver colto sul serio il senso della loro musica… Di sicuro, ad ogni modo, la trappola per cui gruppi di questo tipo cedono inevitabilmente spazio alla componente melodica, per fortuna, non scatta affatto.
Per chi ha avuto modo di apprezzarli dal vivo più volte (di cui una a Paola nell’estate 2009 assieme agli Stormlord), un motivo in più per procurarsi questo bel CD (oltre al nuovo, “Introspective Trip“).