ULVER – ATGCLVLSSCAP
Il 2016 si apre per gli Ulver con l’uscita del loro nuovo studio album dal titolo ‘ATGCLVLSSCAP’. Il nome nasce dall’accostamento delle iniziali dei segni zodiacali, ma la musica che questo disco contiene ha poco a che fare con argomenti astronomici. Anzi, niente di più lontano nasce dalla mente dei componenti della band norvegese.
Con due decadi di attività alle spalle, ci hanno dimostrato una notevole facilità nel saltare da uno stile musicale all’altro, realizzando album caratterizzati da sonorità sempre ricercate ed intessute tra loro in modo da creare veri e propri spazi mentali in cui potersi isolare… Semi di questa evoluzione partono già dagli album dati alle stampe nella prima decade del XXI secolo, ma da ‘The Norwegian National Opera’ la trasformazione verso qualcosa che si può definire “altro”, ha una vera e propria accelerazione, rafforzata dai rapporti con i Sunn O))).
‘Terrestrial’ è il vero apri pista verso il nuovo capitolo musicale intrapreso, che rende ‘ATGCLVLSSCAP’ sospeso tra due mondi. Da una parte la natura metal degli Ulver pesa molto sul piano dell’opera, e dall’altra l’inserto sempre più pressante di elementi ambient ed elettronici. Un tipo di fusione che può far storcere il naso a molti classicisti, ma che dimostra come, in buone mani, possa funzionare. Addirittura, in tracce come ‘Desert / Dawn’, ‘D-Day Drone’ e ‘Gold Beach’, che costituiscono la parte più ambient del disco, mancano solo di una drum machine per poter reggere il confronto con un genio dell’elettronica come Aphex Twin.
A partire dal suono delle campane della open track ‘England’s Hidden’ ci si prepara ad un crescendo non lineare, spezzato alle volte da rift di batteria che variano più volte all’interno della stessa traccia, lasciando in sospeso la narrazione musicale, o ai break atmosferici imposti da inserti di synth, che spesso diventano l’overture di passaggio verso la traccia successiva.
Il primo stacco vocale che conferisce calore è in ‘Om Hanumate Namah’, anche se serve solo a dare maggior risalto all’elemento ipnotico della canzone. Solo giunti alla fine si può sentire il lato più umano del disco, imbattendoci in una famigliare rivisitazione di ‘Nowhere (Sweet Sixteen)’ e in ‘Ecclesiastes (A Vernal Catnap)’. Il cerchio si chiude con il coro di ‘Solaris’, dalle forti tinte aliene, che richiama le campane di apertura, aggiungendo un tocco finale di sacralità.
‘ATGCLVLSSCAP’ è fondamentalmente un album dalle molte sfaccettature, che necessità di più ascolti per essere apprezzato e capito. Bisogna lasciarsi sprofondare nella tessitura di suoni, mettendo da parte qualsiasi preconcetto musicale. Gli 80 minuti di durata risultano un po’ troppi, mettendo alla prova gli ascoltatori meno propensi alle sperimentazioni. Non è un album prettamente metal e per questo lo sconsiglio a chi vuole sonorità classiche.
Gli Ulver hanno intrapreso un cammino che può portarli verso nuove forme espressive, resta da vedere quanto i loro fans siano disposti a seguirli e se riusciranno ad evitare di cadere in facili scelte.
A cura di Luca Truzzo
- Band: Ulver
- Titolo: ATGCLVLSSCAP
- Anno: 2016
- Genere: Experimental Metal / Drone / Avantgarde / Ambient
- Etichetta: House of Mythology
- Nazione: Norvegia
Tracklist:
- England’s Hidden
- Glammer Hammer
- Moody Stix
- Cromagnosis
- The Spirits That Lend Strength Are Invisible
- Om Hanumate Namah
- Desert / Dawn
- D-Day Drone
- Gold Beach
- Nowhere (Sweet Sixteen)
- Ecclesiastes (A Vernal Catnap)
- Solaris