ULVEDHARR – Swords Of Midgard

367911Ulvedharr, quando l’abito non fa il monaco.

E’ questo il titolo che si potrebbe assegnare al primo full-length dei bergamaschi Ulvedharr, che presentano un lavoro all’insegna del thrash metal più sporco e minimale, influenzato da un po’ di death e viking, quando molti aspetti (a partire dal titolo dell’album) farebbero pensare invece a un black/pagan o al più a un melodic death stile Amon Amarth. Mea culpa per aver giudicato dalla copertina, azzeramento dei pregiudizi e subito si può notare come il lavoro abbia dei punti di forza davvero molto importanti che ne fanno un’ottima prima uscita e che giustificano ampiamente l’interesse che si è sviluppato intorno alla formazione, con la produzione del primo album dopo poco più di un anno di vita e con la chiamata al Fosch Fest 2013, dove a questo punto risultano fra le band italiane più attese dal sottoscritto.

Prima fra tutte le qualità del disco è a mio parere l’immediatezza: l’album sembra prodotto per sgrossatura a partire da un’opera (musicalmente) più pesante per arrivare a un prodotto che scorre velocemente e piacevolmente per tutti i suoi 45:45, nonostante alcune parti siano forse troppo ripetute (cito ad esempio alcuni parti di ‘Beowulf&Grendel, part 1’). I riff, semplici al punto giusto, sono inframmezzati da rari tecnicismi di chitarra e più spesso da azzeccati ritornelli, tra cui possiamo citare quelli de ‘Onward To Valhalla’ e ‘War Is In The Eyes Of Berserker’, fatti apposta per essere canticchiati a ripetizione o adeguatamente urlati in sede live.

Sapientemente usate in questo senso le collaborazioni: Lore dei Folkstone per ‘Beowulf&Grendel, part 1‘, Elisa Stefanoni (Evenoire) per ‘Ymir Song’ e Pagan (Furor Gallico) per ‘Harald Hàffagri’. In particolare Elisa dà un’ottima prova e contribuisce a rendere ‘Ymir Song’ uno dei pezzi più riusciti e sicuramente il più variegato dell’album.

Dal punto di vista tecnico non c’è molto da dire, se non che l’album è ben eseguito e che fra tutte spicca la prova del singer (nonché leader della band) Ark, che sostiene interamente molte parti, risultando a conti fatti il tratto più distintivo del gruppo. Parlando del leader non si può non parlare dei testi, tutti incentrati sui vichinghi, che non poco avevano contribuito ai miei pregiudizi.

Una nota va fatta alla produzione del disco che, apparentemente al di sotto dello standard come qualità, dà un tocco in più di “old school” e contribuisce alla freschezza del lavoro non introducendo mai discontinuità troppo nette nel suono. Una scelta forse voluta ma che a tratti fa perdere qualcosa al disco, soprattutto nelle parti con una dinamica più veloce, ad esempio in alcune parti di ‘The Raven’s Flag’.

Volendo dare un giudizio finale, gli Ulvedharr confezionano un disco semplice quanto efficace che, con una resa live potenzialmente enorme, giustifica di parecchio l’interesse nato intorno alla band. Le pecche se vogliamo nascono dagli stessi pregi: l’immediatezza, se non accuratamente gestita, può chiudere molte possibilità di sviluppo del sound e potenzialmente essere distruttiva per il gruppo. Confidiamo nelle capacità del gruppo per il futuro, per ora aspettiamo il gruppo sotto ai palchi del Fosch Fest e del Worst Fest che potrebbero rappresentare importantissimi trampolini di lancio per i bergamaschi.

a cura di Federico “Jezolk” Lemma

  • Band: Ulvedharr
  • Titolo: Sword Of Midgard
  • Anno: 2013
  • Etichetta: Moonlight Records
  • Genere: Viking Metal/ Thrash/Death Metal
  • Nazione: Italia

Tracklist:

  1. Intro
  2. Lindisfarne
  3. Odinn Father Never Die
  4. War Is In The Etes Of Berseker
  5. Onward To Valhalla
  6. Beowulf & Grendel (Part 1)
  7. Ymir Song
  8. The Raven’s Flag
  9. Haraldr Hárfagri

Website