Ultimo Concerto?
Ormai è passato un anno.
Trecentosessantacinque giorni di chiusura dei locali che significano, per chi ama la musica dal vivo di qualsiasi genere, non poter vedere le band o gli artisti tanto amati.
In un anno lo Stato non è stato capace di gestire la situazione del settore, alternando chiusure ed aperture, spesso con notifiche un giorno per l’altro, senza intervenire in modo da aiutare un comparto con un indotto economico tra i più elevati del Paese.
Da mesi gli addetti del settore protestano per avere aiuti con lo scopo di conservare posti di lavoro, ma chi dovrebbe agire ha solo creato ulteriori problemi.
Ieri sera più di 130 locali si sono organizzati per l’evento chiamato “Ultimo Concerto”, con lo scopo di mandare in streaming, dai loro palchi, concerti di molti dei nostri maggiori artisti.
Alle 21:00 ero in attesa come tanti, fino a quando sulla pagina dell’evento sono apparsi i link per collegarsi ai singoli spettacoli.
Tante band le avevo già viste dal vivo, ma ieri sera fremevo per vedere i Lacuna Coil.
Dopo circa cinque minuti da quando sono stati pubblicati i link, è rimasto il silenzio. Non c’era nessun concerto.
Subito sono rimasto stranito, ma poi ho capito quanto potesse essere assordante un silenzio del genere, molto più di tanti impianti da concerto da migliaia di watt sparati al massimo.
Semplicemente gli artisti ed i locali che hanno partecipato all’ “Ultimo Concerto” hanno dimostrato cosa accadrà se non si cercherà di sistemare la situazione creata dalla pandemia.
Resterà solo il silenzio.
Eh sì…
I locali stanno chiudendo, molti altri non sanno se riusciranno a sopravvivere ad altri mesi di chiusure senza aiuti economici. Di conseguenza le band, sia famose sia di nicchia, non avranno più luoghi dove poter suonare, e noi non avremo più la possibilità di ascoltarle. Perderemo le birre con gli amici, il pogo, i panini unti, la possibilità di allontanarci per qualche ora da una quotidianità spesso difficile da sopportare; non ci sarà più la possibilità di condividere sensazioni con altre persone, conosciute o meno. Tutto questo verrà meno.
E per tante persone ci sarà anche la difficoltà di mantenere la propria famiglia e condurre la propria esistenza.
È stata una protesta, come poi spiegato sui vari social dai locali e dalle band partecipanti, per far sì che tutto questo non venga dimenticato, che su un problema di questa importanza non si spengano i riflettori, nell’indifferenza di uno Stato assente.
Personalmente ritengo che sia stata un’idea geniale. Una protesta del settore alla quale hanno potuto partecipare anche quelli che sono i principali fruitori del mondo dei live, permettendo di rendere chiaro il futuro che aspetta tutti coloro che in qualsiasi modo ne sono legati.
Un sistema semplice, ma che ritengo efficace.
Ora come ora, il supporto verso i locali live deve essere ancora più forte e tutti quanti dovremmo far sentire la nostra voce, nella speranza che gli aiuti economici arrivino.
Purtroppo, tanti non hanno capito il significato di questa protesta. Non hanno visto un concerto “aggratis”, il vero problema si è ridotto a questo. Vedere gente puntare il dito contro queta occasione dimostra come tanti che in questi mesi hanno parlato a favore della musica live, hanno dato solo ed esclusivamente aria alla bocca. Molti hanno parlato di delusione perché non hanno avuto il live della band amata, ma curiosità personale, è meglio uno streaming gratis che segna la morte di un intero mondo o essere parte integrante di una protesta con lo scopo di salvarlo e poter continuare a “stare sotto il palco”?
Ci sono momenti in cui bisogna decidere da che parte stare.
IO STO DALLA PARTE DELLA MUSICA