Speciale: H. P. Lovecraft

Speciale: H. P. Lovecraft
Sarebbe inutile tentare di descrivere la musica di Erich Zann in quell’orribile notte. Fu la cosa più spaventosa che avessi mai sentito, perchè adesso lo vedevo in faccia e sapevo che la sua ispirazione era la paura.” (La musica di Erich Zann, H. P. Lovecraft, 1922)Non ci sono dubbi che la figura di H. P. Lovecraft, grande scrittore del sovrannaturale, della fantascienza e in parte del terrore sia stata una delle più grandi ispirazioni per un genere musicale come il metal – soprattutto nelle sue varianti estreme – e per alcune sporadiche band punk hardcore. Di fatto la creazione della sua mitologia originale, costellata di immensità mostruose che si affacciano sull’abisso dell’umano, creano un naturale presupposto perchè innumerevoli film e brani musicali vi si siano potuti ispirare. E questo, c’è da osservare, nonostante sia noto il fatto che l’autore americano non avesse una particolare predilizione per alcuna forma di musica, nè tantomeno per il cinema.

Lovecraft e il metal

Di fatto sono innumerevoli le band metal hanno costellato di riferimenti molti dei propri brani allo scrittore di Providence, ai suoi racconti ed alla sua mitologia, per quanto con risultati non sempre esaltanti. Impossibile elencarli tutti, ma quantomeno possiamo provare a proporre un elenco piuttosto significativo in ambito metal estremo. I Celtic frost citano già nel 1984 due entità lovecraftiane: Yog-Sothoth (nel pezzo “Morbid tales”) e Azag-thoth (“Nocturnal fear”). I Metallica, nello stesso anno, registrano “The Call of Ktulu”, brano strumentale estremamente suggestivo, nonostante il nome dell’entità maligna sia stato già variato rispetto a come compare nei racconti (“Cthulhu”): due anni dopo è la volta di “The thing that should not be” (1986). Se nel primo caso il riferimento è chiaramente a racconti come “Dagon” (nel quale un naufrago racconta del suo terrificante incontro con orrori indicibili), in entrambi aleggia prepotentemente “La maschera di Innsmouth“. La cosa che non dovrebbe essere diventa espressione di un orrore che sovrasta l’uomo e la sua miseria, e contro il quale è difficile o impossibile avere la meglio (se non rifigiandosi nel sogno o nell’ignoranza). Il protagonista del racconto di Innsmouth, durante un lungo viaggio, ode orribili rumori di creature che lo stanno cercando, fino a scoprire di avere più di qualcosa in comune con esse: l’uomo, in altri termini, scopre il proprio effettivo legame con l’abisso e – seppur con grande repulsione – si specchia dentro esso. Un mondo oscuro e senza sbocchi positivi, in cui “in strani eoni anche la morte può morire“, come recita il testo del celebre brano di “Master of puppets”: ma la band di Hetfield non è che un singolo esempio di tale influenza lovecraftiana nel metal, e forse anche tra le più note. I Morbid angel di Trey Azagthoth sono anch’essi pesantemente influenzati dalla lettura dello pseudo-biblia “Necronomicon”. Precisamente i brani: Azagthoth (1986), Lord of All Fevers and Plague (1989), Unholy Blasphemies e The ancient Ones (1991), Angel of Disease (1993), Heaving Earth, Prayer of Hatred e Umulamahri (1998) riportano svariati riferimenti al libro maledetto in questione, e i vari passaggi esplicitano tale omaggio (“Shub Niggurath goat with one thousand young” e “Kutulu meets in the void“). Pochi anni dopo è la volta dei Deicide, che si ispirano anche in questo caso in modo esplicito alle atmosfere lovecraftiane, coniugandole con la ben nota blasfemia dei loro testi il che, di fatto, non sembra per la verità una caratteristica proprio lovecraftiana: ad ogni modo troviamo riferimenti in “Dead but dreaming” (riferimento ai Grandi Antichi, “elder gods”) che con “Dead by dawn” (1990). Un anno dopo è la volta dei Massacre, che intitolano il proprio lavoro From Beyond (1991), e nel quale la suggestione lovecraftiana sembra destinata a rimanere tale senza approfondimenti ulteriori. Nel 1998 “Amongst the Catacombs of Nephren-Ka” dei Nile riporta ben due riferimenti ai miti lovecraftiani (“Barra Edinazzu”, i cui testi sono prelevati dal Necronomicon, e “Beneath Eternal Oceans of Sand” richiama il racconto L’estraneo (The Outsider) del 1921, ivi incluso il riferimento a Nephren-Ka), ma è in generale la musica di questa band ad essere profondamente ispirata alle tematiche indefinite, sulfuree e sinistre del Maestro americano del terrore. I Nile sono probabilmente tra i gruppi più “lovecraftiani” della scena metal estrema, per quanto l’attribuzione di questo aggettivo finisca per essere fin troppo relativa. Più recentemente, i Cradle of filth hanno citato l’oscurità di Cthulu (nell’album Midian del 2000: “Cthulhu Dawn”) e nell’album “Lovecraft e Witch Hearts” (2002). Tra le band hardcore che citano Lovecraft, menzione particolare agli Ktulu (spagnoli), che realizzano quattro pezzi da colonna sonora in suo onore: Strange Eons, My Thousand Other Forms, The Neighboring Regions of Dream e Just a Colour.

Metal/rock italiano e Lovecraft

E in Italia? Già nel 1975 Le Orme, storica band progressive, pubblica la raccolta “Beyond leng”, dove “Leng” fa parte dei miti di Cthulhu, ed è una regione desolata immaginaria di alcune sue storie. Il legame con la band in questione, comunque, rimane da provare e, anche se fosse, si limiterebbe esclusivamente al titolo. I Necrodeath nel 1987 tirano invece fuori ben tre brani di ispirazione lovecraftiana: “The flag of inverted cross” (che fa riferimento a “Il caso di Charles Dexter Ward”), “Sauthenerom” e ovviamente “At the mountains of madness” che cita apertamente il celebre “Le montagne della follia”.