SLAYER – Christ Illusion
Detta con la semplice ingenuità di un fan accanito della band, “Christ illusion” è solo il decimo, ennesimo, album in studio degli Slayer, un monicker al centro dell’attenzione da oltre un ventennio sia per le inconfondibili sonorità che per le polemiche che, quasi per ogni disco, hanno accompagnato le loro uscite. Un ascolto più critico ed attento, tuttavia, suggerisce che qualcosa sembra mancare, nonostante la compattezza delle sonorità e delle scelte musicali dei nostri. Dall’ascolto del lavoro in questione, nello specifico, emergono alcune ovvietà ed altri aspetti secondo me meno scontati, entrambi meritevoli di citazione principalmente per chi conoscesse poco o nulla la band. Non si tratta certamente del miglior disco – dal 2000 in poi – in assoluto per approcciare al loro sound, questo è da premettere: sono trascorsi eoni dal thrash chiassoso e sinistro degli esordi, ma ne sono trascorsi quasi altrettanti dai lavori più universalmente apprezzati (Reign in blood) ed a loro modo più rallentati e/o innovativi (Season in the abyss, South of heaven). “Christ illusion“, a partire dalla shockante e provocatoria copertina – opera dell’artista e collaboratore storico Larry Carroll – si propone come un miscuglio sovversivo e sinistro di hardcore punk americano (che la band di Araya ha mostrato di apprezzare, arrivando a coverizzarlo in “Undisputed Attitude“) e thrash metal di stampo solo leggermente più tradizionale. Considerando l’attitudine decisamente al passo coi tempi della band – e bastava ascoltare le evoluzioni sonore contenute nel controverso “Divine intervention” per rendersene conto – non c’è nulla di strano nel constatare che Christ Illusion è un disco violento, lacerante e profondamente moderno nel concept. Si accantona peraltro la parte più groove del sound Slayer (che invece la aveva fatta da padrone all’interno del precedente “God hates us all“), e vi si preferisce la furia diretta e spinta con il classico “pedale a tavoletta” che caratterizzava le produzioni classiche della band. Brani come l’opener “Flesh storm“, la feroce “Jihad” (con la descrizione degli attentati dell’11 settembre 2001 dal punto di vista dei terroristi) e la splendida “Final Six” (bonus track inizialmente non inclusa nella versione originale del CD e che descrive gli ultimi sei anni prima dell’apocalisse) sono intrisi del “marchio di qualità” della band, e certamente non deludono: il resto del lavoro, piaccia o meno, tende ad essere a mio avviso poco assimilabile al primo ascolto. A questa prima lista bisogna certamente accodare “Eyes of the insane“, sinistra e sulfurea come poche, derivata in parte dalle atmosfere morbose di South of heaven con l’accortezza – non da poco – di modernizzare leggermente l’approccio attraverso un ritornello ossessivo e “cattivo” come avverrebbe, per intenderci, in un disco di hardcore punk “puro”. Il resto delle traccie, tuttavia, tende a scorrere in modo piuttosto anonimo, troppo per una band leggendaria come quella in questione: in sostanza “Christ Illusion” è un disco di buona qualità che pero’ non possiede, a mio parere, il giusto feeling complessivo per risultare realmente – neanche a dirlo – cult.
Ingegnere per passione, consulente per necessità, insegno informatica. Secondo capo-redattore e supporto tecnico di SDM.