RUINTHRONE – Urban Ubris

RUINTHRONE-COVER<<Il concetto di rovina è parte integrante della proposta musicale della band, sia per quanto riguarda il sound, sia per le tematiche trattate. L’occhio infatti si concentra sull’analisi della condizione umana dei nostri tempi e sul suo operato. Dall’incontrollato sfruttamento del pianeta Terra, sino alla schiavitù indotta dalla tecnologia, l’Uomo si è ingabbiato in una lotta contro la natura e contro sé stesso, una guerra vinta e persa allo stesso tempo. Un regno di rovina di cui ogni individuo è sovrano. Ognuno di noi, nel suo piccolo, siede sul suo piccolo trono in questa rovina che avanza (cit. A.Strinati)>>: questo è il significato del monicker Ruinthrone scelto dalla band sin dalla prima formazione datata 2008.

Allo stesso anno risale la produzione di una Demo, ‘Leaden Field’, che getta le fondamenta solide di un progetto che farà ben parlare di sè; a confermarlo è la pubblicazione del primo full lenght ‘Urban Ubris’  che conquista ancor prima di essere ascoltato, basti osservare l’art cover del booklet che rappresenta l’idea dell‘antropomorfizzazione di Gaia. L’Intro ‘Breathe The Decay’ ne concretizza l’idea e  l’atmosfera sinistra e futuristica creata dal synth indica la strada da percorrere verso un viaggio fantastico di  profonda  immedesimazione, le cui tappe sono, sì, racconti che prendono spunto da miti e leggende del passato, ma i cui protagonisti si ritrovano catapultati nel regno della Fantasia moderna avente le caratteristiche relative alla spiegazione dello stesso monicker.

Basta uno sguardo per dare vita alle immagini minuziose del booklet che si trasformano in quadri animati a mò di scenario per ogni racconto. Il primo è ‘Summoner’ che coincide con la seconda traccia. Riprende lo status precedente energizzato dai riffs delle chitarre che non perdono tempo nel farsi annunciare da oscuri rintocchi di campane. La voce si impone fiancheggiata dai cori, si quieta sussurando lasciando spazio alle furenti tastiere. Al ritornello, cantabile fin da subito, segue un notevole assolo di chitarra. Un ruvido intro scandito dal china apre ‘Desert Twilight’. Interrotto da un delicato piano, si sviluppa su un mood galoppante formato da accurati e modulati riffs di basso che intensificano e rafforzano la sezione ritmica. Le chitarre iniziano un gioco di rincorsa al quale non possono sottrarsi la doppia cassa e le tastiere velocissime. Dopo una breve pausa curata dalla voce, riesplode tutta la carica con il ritornello, ormai entrato in testa. L’esperta tastiera controlla la chiusura del brano in diminuendo.

Nel terzo racconto, che dà il titolo alla quarta traccia ‘Blinded’, permane l’avvolgente atmosfera cupa  e la storia del quadro in cui si viene catapultati è ispirata al racconto di Turin Turambar di fronte alla morte, dopo  una vita trascorsa a fuggire dalla maledizione e da un destino immeritato caratterizzato da fallimenti, compimento di atroci delitti  accecato dall’orgoglio, dal dolore e dall’amore. La parte melodica  trascina  l’ascoltatore nella complessa  atmosfera arabeggiante. La batteria è ben articolata e gli effetti di echi e campanelli arricchiscono il tutto. Le chitarre si velocizzano, le tastiere fanno il loro ingresso impetuoso e il protagonista sta passando le ore precedenti alla morte: tornano in mente i pensieri, i ricordi, i rimpianti, la rabbia e la presa di coscienza della sua vita tormentata. La successiva ‘Another Cry’ è, invece, la riflessione sulle sorti della madre Terra, sorti che, lentamente, l’essere umano decide e concretizza non avendone rispetto. E’ una delle ballad più belle mai scritte nella storia del power metal italiano. Si sviluppa su un tappeto pianistico meraviglioso che tocca il cuore strappato definitivamente dal profondo  assolo.

Cambi di tempo, dosi di energia pura e tastiere rapide tinteggiate di futurismo, costituiscono la struttura di ‘Throne Of Your Ruin’ alla quale segue la settima traccia ‘Ocean Still Sings’. Dietro lo splendido racconto, si cela  una metafora particolare: la protagonista è una “Piratessa  ossessionata dalla ricerca della Libertà assoluta con tutto ciò che ne consegue, anche di negativo. Ma si tratterà davvero di una condizione di libertà? Essere un leader  rende liberi? Tutt’altro“.Secondo questa interpretazione,“è una grossa forma di schiavitù. E lei ne fa le spese , si salva riuscendo a fuggire, ma la sua vita è irrimediabilmente cambiata. E’ sola. E così si rende conto che la solitudine sia la cosa che più si avvicina alla libertà che ha sempre sognato.Ovviamente non è inno alla solitudine,ma ci si interroga sul fatto che se si vuole essere liberi,c’è un prezzo da pagare fatto di compromessi (cit. A.Strinati).“ La traccia ha intro onirico grazie al piano di sottofondo e all’effetto delle onde che si infrangono sugli scogli. La sensazione è anche qui, quella di vivere la stessa avventura simultaneamente alla protagonista.

L’ottava traccia ‘Chiral Twin’ conduce in uno scenario orientaleggiante. I particolari orchestrali sono curatissimi e la voce dimostra capacità di grande versatilità in tutti gli stili. Non appena il basso e la batteria iniziano a martellare, le chitarre tessono una bellissima tela ipnotica dalla quale ci si libera solo alla fine dell’esecuzione nel momento in cui si ha la consapevolezza di essere stati completamente catturati dal brano. Segue ‘Dance Of Lights’ dagli arpeggi epici e medievali e la successione degli assoli è un gioco di velocità e precisione da parte delle due chitarre e della tastiera. La voce sorprende positivamente squarciando e incidendo anche le note basse. Mentre il protagonista del racconto, arrivando da una terra incantata, si ritrova nel mondo urbano attuale, pieno di tecnologie e, acceccato dalle luci degli schermi delle insegne luminose e dai fanali delle macchine, si interroga sulla mancanza della tranquillità in un mondo che non è il suo, nel quale non ha nulla di cui cantare, tranne che dei lati negativi dell’umanità.

La chiusura è affidata alla dolcissima ‘Chant From The Sky’ duettata con la splendida voce di Francesca Messali. Traccia adagiata su un comodo e morbidissimo tappeto di classica sullo stile bretone e arturiano che esplode d‘ intensità su un assolo da brivido. I riffs di chitarra proseguono e uno di loro si apre prevalendo sugli altri: si tratta del secondo assolo che porta in outro fino all’ultima nota.  ‘Urban Ubris’ è un album che affascina, che lascia sognare, che coinvolge, che può toccare personalmente, che ha il potere di proiettare l’ascoltatore nell’immaginario fantastico pur lasciandolo legato al proprio mondo da un filo sottile,ma ben saldo. E‘ un album dalle strutture studiate alla perfezione, che non lascia nulla al caso, dal songwriting che comunica più di quanto racconti, degno e di entrare a testa alta nella storia  del power metal italiano in quanto titolare di uno stile personale, nonostante le influenze musicali di band quali Blind Guardian, Symphony X, Nevermore, Grave Digger, Opeth e Iced Earth.

A cura di Benedetta Kakko Delli Quadri

  • Band: Ruinthrone
  • Titolo: Urban Ubris
  • Anno: 2013
  • Etichetta: Buil2Kill Records
  •  Genere:Power Metal
  • Nazione: Italia

TrackList:

  1. Breathe The Decay
  2. Summoner
  3. Desert twilight
  4. Blinded
  5. Another Cry
  6. Throne Of Your Ruin
  7. Ocean Still Stings
  8. Chiral Twin
  9. Dance Of Lights
  10. Chant from The Sky

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