NIGHTWISH – Endless Forms Most Beautiful
Dopo l’ascolto di ‘Elan’, primo singolo tratto da ‘Endless Forms Most Beautiful’, la curiosità nei confronti del nuovo lavoro dei Nightwish è stata tanta. Se poi per poter ascoltarne la versione in vinile bisogna aspettare un mese dopo l’uscita in negozio del cd, l’attesa si accresce. Come da abitudine la versione limited picture disc ha un buon impatto visivo, ma solo al contatto con la puntina si scatena la portata dell’acetato.
Fondamentalmente dal primo ascolto mi aspettavo due cose: sentire Floor Jansen in un studio album completo e quale via avrebbe preso la band dopo ‘Imaginaerum’. Per la Floor il giudizio è molto positivo. Anzi rispetto ad Annette, la nuova voce dà più spessore e calore ai brani della band. D’altra parte si cambia completamente direzione rispetto al precedente lavoro, passando dal mondo onirico a quello scientifico, di cui si fa portavoce Richard Dawkins. Lo stacco è già evidente nella voce in apertura a ‘Shudder Before The Beautiful’: La più profonda consolazione si trova nella comprensione. Questo antico flusso mai visto. Un brivido davanti alla bellezza.
Bellezza riferita alla scienza ed alla sua capacità di mostrare all’uomo come è fatto il mondo. E come prima canzone non poteva che rappresentare la nascita umana, ed il suo vagare nella bellezza e nei racconti della Terra. ‘Weak Fantasy’ trascina l’uomo in una narrazione fatta di paura imposta da credi religiosi che ha portato il “primate umano” ad essere preda ed allo stesso tempo predatore del mondo circostante e di se stesso. Il cerchio narrativo iniziato in questa traccia prosegue in ‘Elan’, dove la band elogia l ‘uomo ad allontanarsi dai limiti imposti che lo accecano, facendo venire meno quelle costruzioni mentali che non sono altro che castelli di sabbia o di carte. La musica resta trascinante fino a ‘Yours is an Empty Hope’, dove il singolo deve ritrovare la verità nel proprio io interiore.
La cavalcata sonora. dove si ripropongono gli stilemi tipici del sound dei Nightwish, s’infrange nella balad del disco, ‘Our Decades in the Sun’. Al viaggio interiore contrappone il viaggio che lega i figli ai propri genitori, ringraziando quest’ultimi per quanto fanno. Le prime novità dell’album si trovano in ‘My Walden’, dove si inseriscono strumenti folk, tipo cornamuse suonate dal nuovo menbro dl gruppo, tale Troy Donocley, che da una svolta a livello di inserto strumentale, senza però staccare realmente dal resto ascoltato. Anche il testo risente di questa influenza, ricreando un quadro da “epoca dell’oro”.
Si arriva al momento della title track, dove riaffiorano in pieno alcune delle scelte musicali già presenti nell’album precedente. L’uomo viene messo davanti alla bellezza della terra, come se fosse la prima volta che la vede. Nuovamente suoni folk fanno parte di ‘Edema Ruh’, dove il tema si sposta su un circo cosmico vagante, dove il tutto risulta un grande spettacolo di balli e risate, dove si possono trovare le chiavi che aprono porte di conoscenza. ‘Alpenglow’ trascina questi elementi, portando l’ascoltatore alla traccia strumentale ‘The Eyes of Sharbat Gula’ che altro non è che l’intro della parte finale del disco. ‘The Greatest Show on Earth’, composta al suo interno da 5 pezzi, crea il climax finale dove tra citazioni di Dawkins e una galoppata nello “spettacolo evolutivo” umano si elogia il mondo.
Nonostante le novità, resta un album fortemente legato alle produzioni più classiche dei Nightwish, con richiami evidenti al pre-Annette. Di sicuro un buon album, data la difficolta di confrontarsi con una tematica non proprio semplice da musicare. Forse il llimite che non permette di eccellere è una certa pomposità corale e sonora in certi punti che poteva essere ottima cosa sui vecchi album, ma su questo può anche suonare estraneo. Da un confronto con i dischi degli The Ocean, in questo caso ‘Antropocentric’ ed ‘Heliocentric’ la resa è sicuramente migliore in quest’ultimi. Questo non danneggia il livello generale del disco ma ,appunto, non soddisfa completamente le attese. Si può pensarlo come ad un nuovo punto dal quale si può partire.
A cura di Luca Truzzo
- Band: Nightwish
- Titolo: Endless Forms Most Beautiful
- Anno: 2015
- Genere: Symphonic / Power Metal
- Etichetta: Nuclear Blast Records
- Nazione: Finlandia
Tracklist:
- Shudder Before The Beautiful
- Weak Fantasy
- Elan
- Your’s A Empty Hope
- Our Decades In The Sun
- My Walden
- Endless Forms Most Beautiful
- Edema Ruh
- Alpenglow
- The Eyes Of Sharbat Gula
- The Greatest Show On Earth
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