NEBRUS – From The Black Ashes
Quest’oggi parliamo dei Nebrus, una black metal band che, dopo aver fatto parlare bene di se con il buon ‘Twilight Of Humanity’ nel 2009 ed una sistemata alla line up, quest’oggi si ripresenta con l’album ‘From The Black Ashes’, uscito lo scorso 8 Aprile tramite Schattenkult Produktionen.
La band è attiva dal 2008, nascendo come un duo dedito al funeral doom, dalla mente oscura di Noctuaria e Mortifero, ma oggi si ripresenta come quartetto ed una massiccia dose di balck metal old school ottimamente proposto. Ma vediamo da vicino il contenuto…..
Le chitarre creano un’atmosfera letteralmente glaciale, avvolgendo l’ascoltatore come una morsa infernale, nella quale la base ritmica mantiene tempi fondamentalmente tiratissimi.
Una situazione non innovativa, ma proposta con convincente attitudine ed una velatura malsana da far rabbrividire chi ascolta.
Particolarità della band sono le linee vocali, affidate ad una donna, ma non fatevi venire in mente band come le Astarte, poichè qua siamo a livelli superiori, per quel che mi riguarda.
Parlando, quindi, delle linee vocali, non si può non citare il buon Attila Csihar dei Mayem, per far intendere lo stile, si quello di quel capolavoro intitolato ‘De Mysteriis DOM Sathanas’, ma con tonalità meno basse, e comunque, con una propria personalità.
La sperimentazione vocale è tra le carte vincenti dei Nebrus!
Segue ‘Chaosong’, dove vi sono presenti alcuni tappeti chitarristici pronti a lacerare chiunque si trovi al passaggio.
Una tormenta artica che non vi darà tregua, dove, anche qua, come nel resto dell’album, il cantato condisce in maniera perfetta, facendomi venire in mente il prima citato vocalist norvegese.
A questo punto ci tengo ad esprimere un mio personale parere; dopo aver conosciuto il poco prima citato ‘De Mysteriis…’, anni fa, ho sperato invano di trovare un disco che potesse regalarmi sensazioni simili a questi, o quanto meno sulla stessa scia emozionale. Questo ‘From The Black Ashes’ vi è riuscito molto, facendomi rivivere simili emozioni perverse e morbosamente affascinanti.
Il merito di tale qualità è da riscontrare sotto tutti i punti di vista, sia per la parte musicale che non lascia scampo, sia per l’evocativa teatralità proposta da Noctuaria dietro il microfono.
‘Chains’ si muove in territori più cupi e tempi più trattenuti, dove lo scream aggredisce l’udito, graffiando piacevolmente. Il pezzo riesce ad emanare un senso di disagio non indifferente.
Tra scream e vocalizzi sgraziati avrete di che godere, tutto basato su trame sonore costituite da taglientissimi riff. A volte sembra che a cantare sia un demone che cambia veste, davvero notevole.
‘Damned’ parte sin dall’inizio con vortici che mi hanno fatto pensare ai Darkthrone, muovendosi sulla falsariga stilistica di questi.
La produzione è in stile, facendo sembrare il lavoro proveniente dai primi anni dei novanta, regalando tutto quello che ci si aspetterebbe da un album simile.
Riuscendo a dare spazio, inoltre, ad ogni musicista, piuttosto che creare una cagata impastata, come fanno molte band del genere.
Inoltre ho trovato inquietante alcune parti dove la song viene cantata con particolare marciume, con voce evocativa e maledetta.
Melodie dal sapore un pò più marcatamente malinconico in ‘Falling’, dove un’aria maligna e fredda vi entrerà nella mente, facendovi viaggiare in territori nordici e desolati.
I termini che caratterizzano questo lavoro sono, appunto, glacialità e malignità, le due sensazioni che non mancano in ogni composizione della band.
Conclude questo lotto di oscure perle musicali, prima della bonus track, ‘End’, dove si resta fermi allo stile fin’ora descritto, seppur ogni canzone abbia una sua personalità, come dei capitoli di un libro funereo ed infernale. Ogni musicista si mantiene sui propri passi, mostrando dimestichezza nel suonare black metal, e con convincente attitudine e passione, ma davvero tanta!
Si arriva alla già anticipata bonus track con ‘Banquet Of Oblivion’, pezzo che sarebbe dovuto apparire in uno split, e registrata nel 2010 con una lineup differente da quella attuale.
Un’intro estremamente horrorifico (ed aggiungerei, dal sapore demoniaco) porta all’attacco di una chitarra lenta che ricorda quei riff malsani proposti da Burzum nei suoi tempi d’oro.
Il cantato è qualcosa di talmente evocativo e sinistro come pochi ne ho sentito ultimamente, che mi ha particolarmente affascinato. Una miscela perfetta di black metal classico tenuto in mid tempos ed alcune preculiarità del funeral doom, di quello meno lento però.
Tra le particolarità da annoverare, che vanno fuori dal punto di vista musicale, c’è da dire che tutto il lavoro è dedicato a Per Ingue Ohlin (Dead, ex Mayhem).
Arrivando al conto, un album che ogni amante del black metal dovrebbe procurarsi senza esitare.
Non posso che fare i più sentiti complimenti alla band, per un lavoro perfetto nel suo genere, affascinante, e capace di avermi regalato le sensazioni che cennavo qualche rigo fa.
Davvero bravi!
1- Apocalypse
2- Chaosong
3- Chains
4- Damned
5- Falling
6- End
7- Banquet of Oblivion (bonus track)
Nocturnia – voce
Fondatore di Suoni Distorti Magazine e motorheadbanger.