MOMBU – Zombi
Una mescolanza di generi davvero singolare, dunque, realizzata nominalmente al fine di ricostruire – come scritto nella loro pagina Facebook – una “nuova (ed inedita, aggiungerei) alchimia musicale“.
discostarsi da qualsiasi cosa sia stata già proposta – o quasi: non esistono di fatto nè un vero e proprio cantato, tantomeno linee di basso o riff di chitarra. Il tutto è una mescolanza studiatissima, brutale e sincopata di molteplici influenze ed idee, proposte mediante sax, batteria e strumenti tradizionali africani che meriterebbero uno studio approfondito già di per sè.Credo anche che il chiedersi se si tratti di un disco “metal” piuttosto che “afro-jazzcore” rischi di diventare una banale questione di lana caprina: è evidente che la musica dei Mombu si spinge oltre, candidandosi come una delle novità più interessanti e coinvolgenti mai sentite in ambito underground negli ultimi anni.
‘Zombi’, come dicevo poco fa, deriva il proprio concepimento da una nicchia musicale apparentemente avulsa dagli ambiti citati: si tratta di quella tradizionale africana, caratterizzata da un lato, da suggestioni cupe ed ossessive legate all’immaginario voodoo e, dall’altro, da una violenza sonora che prende a pugni lo stereotipo vuotamente new-age che si accompagna, spesso con eccessiva facilonerìa, a tutta la musica non europea o non americana.
Non ci sono dubbi, del resto, che un primo ascolto di questo lavoro possa risultare profondamente spiazzante per chiunque concepisse la sperimentazione musicale come un qualcosa di legato a sonorità classicamente industrial oppure, al limite, legate ad un immaginario che tenda a coinvolgere più generi, risultando però, in quest’ultimo caso, molto a rischio di sterilità.
La casistica dei Mombu non ricade sicuramente all’interno di “frasi” fini a se stesse, per quanto contemporaneamente non sia un disco lineare o da “primo ascolto”: nonostante questo, pero’, il lavoro vive all’interno di una duplice consapevolezza. Da un lato quella di evitare di proporre “semplicemente” jazzcore (che i gruppi di origine dei due musicisti, rispettivamente Neo e Zu, hanno in parte già concretizzato anni addietro) e, dall’altro, quella di instaurare un rapporto dichiaratamente “primitivista” con la musica, che possa richiamare la struttura dei pezzi tradizionali afro: il tutto facendo uso di attitudine, stilemi e sonorità tipiche del grindcore e, in parte, del death metal. Un’idea a suo modo semplice e, oserei scrivere, davvero geniale.
Brani intensissimi come l’iniziale ‘Stutterer Ancestor’, basandosi su richiami che mischiano le produzioni più folli di John Zorn assieme ai Naked City, propongono riff ossessivi che scuotono la coscienza dell’ascoltatore, invitandolo a recuperare il suono delle origini e proponendo uno sperimentalismo tanto approfondito quanto scevro da vuoti intellettualismi di sorta: un inno continuo, in altri termini, a lasciare “libero l’io più animale” (cit. Nerorgasmo).Pezzi come “Regla de Ocla” – più simile allo stile jazz e con la co-presenza della m’bira, strumento tradizionale africano – ed altri come “Kemi” – forse uno dei migliori del CD, con influenze che richiamano l’industrial / grindcore aggressivo anni 90 – costituiscono una sorta di “doppio binario” sul quale qualcuno potrebbe perdersi, questo senza dubbio, ma molti altri troveranno sicuro giovamento e soddisfazione.
“THE MONSTRUOS AFRO / GRIND OF MOMBU WILL MESMERIZE LIKE A PURIFING VOODOO“!
- Band: Mombu
- Titolo: Zombi
- Anno: 2012
- Etichetta: SubSound Records
- Genere: Afro Grind Voodoo
- Nazione: Italia
Tracklist:
1- Stutterer Ancestor
2- Orichas
3- Rada
4- Regla de Ocha
5- Zombi
6- Mombu Storm
7- Kemi
8- The Harpoon’s Ritual
Lineup:
Antonio Zitarelli (Neo), batteria
Luca T. Mai (Zu), sax
Ingegnere per passione, consulente per necessità, insegno informatica. Secondo capo-redattore e supporto tecnico di SDM.