LILYUM – Nothing Is Mine
Dopo il buon ‘Crawling In The Past’ dello scorso 2010, i Lilyum si ripresentano quest’oggi con ‘Nothing Is Mine’, uscito per Dusktone Records. Cos’è cambiato in un anno? Beh, i nostri hanno rimesso in gioco la drum machine, a differenza del batterista (Frozen) presente sulla precedente fatica, mentre alla voce troviamo il bravissimo Xes (Infernal Angels e Biblys) al posto di J Psycho. Il combo italiano, fondato dall’ottimo polistrumentista Kosmo Reversum, ci propone una gemma oscura che farà sicuramente la felicità degli amanti dell’estremismo sonoro, condito con marce melodie. Ma vediamo bene cosa racchiude più precisamente l’album….
Un intro semplice ma d’effetto ci introduce all’ascolto, oserei dire un momento simil elettro-ambient (concedetemi il termine). Si parte all’attacco con ‘Altar Of Darkness’ dove l’ascoltatore viene investito all’improvviso da tempi tiratissimi e magistralmente oscuri e maledetti.
Ci tengo però a farvi capire in pieno davanti cosa vi ritroverete…. immaginate di aprire una porta e venir presi di petto da una tormenta glaciale, ecco questa è la sensazione che si prova ascoltando la song. Dove vengono inserite anche parti epiche e dove le chitarre di Kosmo Reversum tessono una trama tagliente ed avvolgente come una morsa, come il nostro ha sempre saputo fare nel migliore dei modi.
Ci tengo però a farvi capire in pieno davanti cosa vi ritroverete…. immaginate di aprire una porta e venir presi di petto da una tormenta glaciale, ecco questa è la sensazione che si prova ascoltando la song. Dove vengono inserite anche parti epiche e dove le chitarre di Kosmo Reversum tessono una trama tagliente ed avvolgente come una morsa, come il nostro ha sempre saputo fare nel migliore dei modi.
La voce di Xes è qualcosa di veramente ben riuscito, growl maestosi ed avvolgenti, una forte vena evocativa come poche ne ho sentite ultimamente, e nello stesso tempo capace di sprigionare una certa malignità non indifferente. Segue a ruota libera ‘Fides Belialus’ dove tempi veloci, ma non troppo, portano alla continuazione di questa tempesta nordica, continuando il momento evocativo variando però la melodia di fondo, in modo da non risultare prolissi.
Ascoltando l’album non si può non notare la crescita artistica della band. Anche in questo capitolo dei Lilyum sono presenti riff affilatissimi come la tradizione nord europea vuole, con una drum machine programmata in modo impeccabile. La voce di Xes potrebbe essere paragonata a quella di un demone infuriato, mantenendo sempre e costantemente un aurea epica maledetta, ma variando come apertura, in modo da non risultare noioso e ripetitivo. Di fatto, nonostante i pezzi siano mediamente abbastanza duraturi, non succede mai di trovare noia, anzi io il cd l’ho ascoltato più volte ed ancora l’ascolterò.
‘Slave Of Hate’ parte vorticosa con riff più bassi, a livello di toni, dove una base ritmica tritatutto sostiene il pezzo mentre i vocalizzi si fanno sempre più profondi ed infernali. Potreste avere l’impressione di trovarvi su una strada in discesa verso gli inferi, mentre situazioni nere come la pece avvolgono il paesaggio che vi attornia senza lasciarvi prospettare positività alcuna. Bello lo stacco a circa metà pezzo dove dei mid tempos creano una specie di “sosta” prima di ripartire con tempi mitraglianti.
Alla fine troviamo sulfuree situazioni musicali che vanno sfumano fino a scomparire, come se l’attacco del demone si va ritirando per riacquistare energia con ‘Hic Fuit Locus Traitor’. Una tempesta per tutti i poco più di cinque minuti del pezzo, dove si alternano tempi con una doppia cassa in stile ‘attacco terroristico’ e momenti un pò più “rallentati” (notare le virgolette). Come ho avuto modo di esprimere in altre sedi, si rimane piacevolmente impressionati dalla capacità di Kosmos Reversum di riuscire a creare qualcosa di veramente epico, malsano e nello stesso tempo maledettamente ammaliante con l’utilizzo di pochi ma essenziali riffs. Il frontman dal canto suo non lascia fiato all’ascoltatore, continuando ad emanare come una specie di maledizione che vi entrerà nella testa e vi farà spuntare tra i pensieri tutto ciò che di perverso e malvagio possa esistere.
Alla fine troviamo sulfuree situazioni musicali che vanno sfumano fino a scomparire, come se l’attacco del demone si va ritirando per riacquistare energia con ‘Hic Fuit Locus Traitor’. Una tempesta per tutti i poco più di cinque minuti del pezzo, dove si alternano tempi con una doppia cassa in stile ‘attacco terroristico’ e momenti un pò più “rallentati” (notare le virgolette). Come ho avuto modo di esprimere in altre sedi, si rimane piacevolmente impressionati dalla capacità di Kosmos Reversum di riuscire a creare qualcosa di veramente epico, malsano e nello stesso tempo maledettamente ammaliante con l’utilizzo di pochi ma essenziali riffs. Il frontman dal canto suo non lascia fiato all’ascoltatore, continuando ad emanare come una specie di maledizione che vi entrerà nella testa e vi farà spuntare tra i pensieri tutto ciò che di perverso e malvagio possa esistere.
Ma la violenza perpetrata dai nostri non è da limitare solo alla velocità d’esecuzione ed alle rasoiate chitarristiche, ma a tutta una situazione sonora creata con competenza e passione, momenti musicali dove ogni forma di positività viene elegantemente annullata a favore di sentimenti negativi con aloni riconducibili a bands della scena portata avanti dai Mysticum, Blasphemy e compagnia nera, con alcune trovate che accosterei per certi aspetti ai Bathory più ispirati ed epici, oltre ad alcune influenze, immancabili nel contesto, provenienti dalla scena norvegese.
Come una colata di zolfo arriva ‘Into The Fire’ che non lascerà scampo a nessuna anima, seguita da ‘The Eternal Embrace Of Dark Dream’ basata su un vortice claustrofobico che non vi lascerà alcuna via di fuga, con tentacoli avvelenati che vi terranno attaccati all’ascolto. Ben inseriti gli effetti vocali che rendono maestosa la voce, già di suo ottima, e se conoscete Xes sapete di cosa parlo. ‘I Am The Black Pleague’ contiene strizzatine d’occhio al black’n’roll, dove poi però si trovano aperture epico-melodiche, ed in certe parti con sensazioni di decadenza. Un’album omogeneo e compatto!
Come una colata di zolfo arriva ‘Into The Fire’ che non lascerà scampo a nessuna anima, seguita da ‘The Eternal Embrace Of Dark Dream’ basata su un vortice claustrofobico che non vi lascerà alcuna via di fuga, con tentacoli avvelenati che vi terranno attaccati all’ascolto. Ben inseriti gli effetti vocali che rendono maestosa la voce, già di suo ottima, e se conoscete Xes sapete di cosa parlo. ‘I Am The Black Pleague’ contiene strizzatine d’occhio al black’n’roll, dove poi però si trovano aperture epico-melodiche, ed in certe parti con sensazioni di decadenza. Un’album omogeneo e compatto!
Conclude questa apocalisse sonora ‘My Darkened Path’ dove cattiveria e glacialità pungente si uniscono per travolgervi e farsi ben ricordare. Se posso permettermi, oserei dire, glacialissima malvagità messa elegantemente in musica, e scusate se è poco! Concludendo non posso ancora una volta che fare i miei complimenti alla band e consigliare l’album a tutti coloro che amano il metallo nero e dannato. Rendiamoci conto che in Italia ci sono band di cui andare veramente fieri!
a cura di Francesco ChiodoMetallico
- Band: Lilyum
- Titolo: Nothing Is Mine
- Anno: 2011
- Etichetta: Dusktone Records
- Genere: Black Metal
- Nazione: Italia
Tracklist:
- Intro – Nothing is Mine
- Altar Of Darkness
- Fides Belialus
- Slave Of Hate
- Hic Fuit Locus Traitor
- Into The Fire
- The Eternal Embrace Of Dark Dream
- I Am The Black Plague
- My Darkened Path
Fondatore di Suoni Distorti Magazine e motorheadbanger.