Qualsiasi ricerca effettuata nell’ambito delle origini del termine heavy metal dovrebbe trovare una dimensione compiuta, in prima analisi, nel citare i soliti nomi ben noti: Led Zeppelin, Iron Butterfly, Black Sabbath, Uriah Heep, Deep Purple. L’analisi, del resto, potrebbe (e dovrebbe) essere meno approssimativa: se è vero che i gruppi citati hanno contribuito senza ombra di dubbio alla formazione di un genere – che oggi vive una segmentazione a grana molto fine, figlia probabilmente delle sue stesse origini multisfaccettate, c’è da considerare che le origini del genere passano necessariamente per una serie di artisti probabilmente meno noti che hanno contribuito notevolmente ad inventare una vera e propria corrente musicale ex-novo. Il metal, rifiutando per buona parte il buonismo del rock d’epoca (per definizione “figlio dei fiori”, tanto utopistico quanto ribelle), si caratterizza fin dall’inizio come espressione di qualcosa di differente, e non serve scomodare le solite tematiche horror ed occultistiche per accorgersene.
La nostra ricerca dei primi “Heavy Metal pioneers” dovrebbe partire da un episodio fondamentale nella storia della musica: nel 1968 gli Steppenwolf pubblicano “Born to be wild”, un brano scritto da Dennis Edmonton (Mars Bonfire), musicista canadese d’origine: il pezzo era inizialmente arrangiato come una sorta di ballad melodica, e venne “indurito” solo nella versione più popolare (quella della band di John Kay, per l’appunto), diventando un vero e proprio “inno”libertario dei biker (vedi il celebre film Easy Rider). Siamo nel 1968, le suggestioni sono quelle del rock dell’epoca ed il pezzo viene ricordato, più che altro, per alcuni estratti:
I like smoke and lightnin’
Heavy metal thunder
Racing in the wind
And the feeling that I’m under
Tra le band “seminali” in ambito metal non possiamo esimerci, inoltre, dal ricordare i Coven, gruppo che – al di là della curiosa quasi-ominimìa del bassista Oz Osborne (!) – inaugurò il “gesto delle corna” all’interno di una scena musicale con il disco “Witchcraft Destroys Minds & Reaps Souls” (davvero interessante come ascolto, peraltro).
La prima comparsa in ambito letterario del termine heavy metal deriva molto probabilmente da William Burroughs (The Soft Machine, 1962), ed è annessa alla descrizione di un personaggio (Uranian Willy) che viene immortalato come “the Heavy Metal Kid“. Solo due anni dopo il termine ricomparve in “Nova Express”:
“With their diseases and orgasm drugs and their sexless parasite life forms – Heavy Metal People of Uranus wrapped in cool blue mist of vaporized bank notes – And the Insect People of Minraud with metal music (Con le loro malattie e droghe orgasmatiche e le loro forme di vita asessuate – la Gente di Metallo Pesante di Urano avvolta in una fredda nebbia blu di banconote vaporizzate – ed il popolo di insetti di Minraud con la musica di metallo)“
Il testo possiede una valenza allucinatoria e quasi delirante – caratteristiche, queste ultime, del noto esponente della beat generation – e chiaramente, bisogna specificare, lo scrittore non poteva riferirsi allo scenario che oggi ben conosciamo. L’idea di Burroughs come “primo metallaro”, ad ogni modo, rappresenta comunque una suggestione piuttosto significativa perchè, anche involontariamente, fornisce diversi spunti sulle tematiche che il metal avrà modo di trattare circa venti anni dopo: decadenza, lussuria, raggelanti scenari, avidità.
È nel 1970 che esce fuori uno dei lavori meno considerati dalla critica (e da parte del pubblico): sto parlando di “Kingdom Come” dei Sir Lord Baltimore, un autentico capolavoro di hard rock che prende molta ispirazione dai lavori dei Led Zeppelin, ma che li coniuga in maniera molto più distorta mediante riff velonosi, oscuri e “acidi”. Si tratta certamente di una band pioneristica (e molto poco nota), nata a Brooklyn nel 1968 e caratterizzata, tra le varie singolarità, da quella di avere un batterista cantante (John Garner).
Impossibile non citare, poi, i Budgie: una band irlandese nota per il cavallo di battaglia Breadfan, ripreso anche dai Metallica in seguito.