JESTER BEAST – The Infinite Jest

JESTER BEAST – The Infinite Jest

The infinite jest” è il nuovo EP dei Jester Beast, una band storica nel panorama underground nostrano che, sia detto a pieno merito, ha sempre dimostrato di saper vedere oltre, di guardare al di là della ristrettezza concettuale dei generi e dei modi, proponendo ancora una volta un lavoro decisamente innovativo. Certo giudicare un gruppo esclusivamente sulla base di soli quattro pezzi appare piuttosto limitativo per quanto, a ben sentire, è facile convincersi di quali siano state le principali ispirazioni e feeling: ricreare il “freakcore”, questa sorta di scheggia impazzita derivante sia dall’hardcore che dal thrash, che viene qui rimpiazzata da un sound moderno e ben prodotto che non potrà che ricordare quello dei grandissimi Voivod. Guarda caso che forse non è un caso, il nuovo logo della band è stato disegnato Michel Langevin (lo storico batterista), che prende così il posto che fu, all’epoca del primo LP, di Franco “Bonvi” Bonvicini.

Si parte con “Cyrus Cylinder” la quale, nella sua fresca e convulsa originalità, appare proprio come un forte tributo alla band canadese che, già a partire dagli anni 80, seppe unire progressive e punk mostrando al mondo che non si trattava affatto di generi antitetici tra loro. La successiva “Kolkata Bazar“, invece, finisce per riprendere – a partire dallo stile del cantato – gli stilemi classici dell’hardcore italiano, per poi evolvere nei soliti pattern musicali difficili da catalogare, impossibili da descrivere se non raccontandone influenze, specializzazioni e suggestioni che devono più di qualcosa ad una sorta di musica estrema “universale”, spaziale, assoluta e devastante. Sarà quindi facile sentirsi quasi persi nello spazio, tanto che “Lost in space” (a mio avviso il brano più efficace dell’EP) con il suo incedere lacerante ed il suo cantato brutale (ma neanche eccessivamente violento) testimonia esattamente questo stato d’animo, mentre l’ascoltatore riscopre nuove dimensioni sonore come raramente avevamo sentito in questi anni (con l’unica eccezione, forse, dei Gojira e di alcuni lavori dei Cephalic Carnage). Chiude le danze “The ultimate pilgrimage“, un brano ancora una volta complicato e ricco di attitudine rinnovata, che fa davvero ben sperare per il futuro della band e del genere tutto, probabilmente. Questo nuovo EP dei Jester Beast, in definitiva, finisce a mio avviso per farsi virtualmente beffa dei vari derivati troppo semplicistici di metal (new metal, certo deathcore e compagnia cantante) con un prodotto moderno di tutto rispetto, che soprattutto non ricalca la musica di 20 anni fa in modo passivo o parassitario e potrebbe cambiare per sempre la vostra idea di thrash metal.