Intervista con Bobby “Blitz” Ellsworth (OVERKILL)

Intervista con Bobby “Blitz” Ellsworth (OVERKILL)

Oggi abbiamo il piacere di pubblicare la nostra intervista con Bobby “Blitz” Ellsworth, frontman degli storici Overkill. La band pubblicherà il prossimo mese il live album ‘Live in Overhausen’ su Nuclear Blast Records, quindi abbiamo parlato anche di questo con il nostro giovialissimo interlocutore, oltre che della band in generale e di alcune curiosità che scoprirete leggendo quanto segue.

Ecco quanto è stato dettotra il mitico Bobby e la nostra Arianna Conca. La parola a Mr. Ellsworth!

È un onore grandissimo essere qui e poter fare quest’intervista con te, frontman degli Overkill! Ormai sono più di 30 anni che suonate, e negli anni, siete diventanti dei “mostri sacri” all’interno del mondo del metal. Come ci si sente ad essere, per molti, dei veri e propri miti?

Io ancora taglio l’erba nel mio giardino …

Dopo così tanti anni e con una discografia vasta come la vostra, cosa ancora vi spinge a voler fare musica?

Ci vuole desiderio, questa è la prima cosa. E penso che quando premi play su un vecchio disco degli Overkill puoi sentire che a noi piace ancora fare. Che la cosa più importante per noi è l’oggi, il passato invece è ciò che ci ha portato fino ai giorni nostri, quindi penso che se possiamo impegnarci, quanto più possiamo, nel giorno attuale, nella nuova musica, nella nuova release, nello spettacolo dal vivo… ecco, il giorno seguente si prenda cura di sé stesso, se ti poni in quest’ottica. Quindi è un principio molto semplice: non si tratta di ciò che siamo stati, si tratta del fatto che ciò che siamo stati ci ha fatto diventare ciò che siamo ora e questo è ciò che ci ha portato Overkill a rimanere ai giorni nostri.

Della vostra produzione ad oggi cosa vorreste cambiare – se c’è – qualcosa?

Sì, si! È una bella domanda Penso che quando si ascolta un prodotto, l’autore abbia finito un ciclo. Ci si dice “Farò questo, potrei fare quello…”. Ma penso che questa sia la migliore motivazione per rendersi conto che la perfezione è irraggiungibile, è qualcosa a cui puoi mirare, ma probabilmente non la raggiungerai mai, quindi in realtà ciò finisce per fare da sprone alla creazione del prossimo disco e le prossime modifiche, che possono portare a ulteriori cambiamenti. Quindi forse è come essere in una produzione che “fa dei salti”. Sei ancora attratto da essa, vai ancora a caccia di quella traccia. Quindi, naturalmente, ci sono cose che vorrei davvero cambiare, cose che vorrei fare riguardo a ciò che suoniamo, e letteralmente su ogni disco, ma comunque tutto ciò si trasforma in una grande spinta motivazionale.

E invece quale album preferite? Quale canzone o disco vi rappresenta di piu’?

È come scegliere tra i miei figli…

Tanti anni portano una band a trasformare il proprio modo di fare musica, anche raffrontandosi alle tendenze che negli anni si impongono nel mondo musicale. Gli Overkill come hanno attraversato gli anni, cosa hanno cambiato e cosa, invece, hanno conservato?

Credo che la parte più importante per noi sia stata all’inizio degli anni ’90, e precisamente nel 1994. Io penso che la crescita tra ’84 e ’94 sia stata notevole. Abbiamo iniziato a capirci, avevamo già sperimentato notevoli cambiamenti nella composizione della band. Nel 1994, D.D. (Verni, il bassista ndA) e io abbiamo iniziato a gestire la band, quindi tutto ciò che eravamo fuori dalla band ci ha aiutato. Il motivo per cui abbiamo iniziato a gestire il tutto è stato che c’era meno interesse per questo tipo di musica, l’etichetta principale di Atlantic ci avrebbe abbandonati a breve, c’era meno interesse nei tour e non si vedeva solo con noi, era una dinamica iniziata già con molte altre band.

Nel ’95 -95-96 molte altre band si smantellarono o se ne tornarono a casa, andando improvvisamente e tristemente in pensione; e così quello che abbiamo capito è che, hey, c’è sempre un’opportunità. Quello che si è manifestato in quel periodo era una tenacia, quella di dire “Lo faremo accadere in circostanze normali”. E quando ripenso al ’95, ’96, ’99, al 2001, ce n’era di gente. Non è stato facile. Quindi penso che questo sia il momento, il periodo di definizione di cui ci siamo presi cura. E ci siamo presi cura anche di noi stessi. Penso che sia la lezione più importante che ho imparato: ciò che riguarda noi e come vogliamo essere, possiamo realizzarlo anche se non è “popolare”.

Parlando delle vostre origini come nascete e quali sono state le influenze che maggiormente hanno finito con il creare il vostro stile?

All’inizio simo patiti come tante altre band: sai, tipo che eravamo ragazzini, e si trattava di esprimere quella chiave selvaggia nella nostra musica. C’era una nuova ondata nell’heavy metal britannico e c’era il punk rock, che usavamo insieme per fare trash. Non abbiamo compreso quello che stavamo facendo. Ma penso anche che stesse accadendo in molti altri luoghi, stava accadendo a San Francisco, in Germania, in California, a Los Angeles, in Giappone, in Italia. Quindi stava succedendo ovunque.

Penso che la natura selvaggia sia ciò che ci ha definito, ci ha dato un modo per esprimerci attraverso la musica, ed è ciò che ci ha tenuti, diciamo, in buono spirito. Questo è il modo in cui ricordo quei primi decisivi momenti. Le influenze c’erano nell’heavy metal e stavamo cercando di capire come potevamo proporre l’insieme per esprimere il tipo di persone che eravamo e credo che oltre a noi molti in questo abbiano reso piacevole la ricerca.

Nei vostri brani si sente ancora il senso di ribellione che una volta era un elemento realmente sentito nel mondo del heavy e del trash. Il mondo d’oggi è sempre più “omologato” e spesso anche l’essere ribelle è più una forma di moda che una reale volontà di cambiamento. Oggi a cosa vi ribellate?

Questa è una gran bella domanda, non mi è mai stato chiesto. La mia mente si muove ed è divertente come si possa essere il giovane arrabbiato che si è trasformato nel vecchio arrabbiato. Penso che debba ancora essere reale, ma prima di tutto la musica è un megafono per ciò che l’autore ha visto. Non posso dire di essere infelice per gli esiti. La musica è questa, io posso fare quello che mi piacerebbe fare. Quindi mi ha dato un sacco di felicità. Penso che troviamo nella nostra comunità persone che erano in qualche modo conservatrici nei confronti della nostra musica: “ci piace ciò che ci piace ed è giusto proprio così”.

E ora, parlando di Overkill, parlo della comunità dl trash e del metal come un tutt’uno. “Deve essere così o non è questo”. Quindi hanno un modo conservativo di guardare. Quando si tratta di ribellione, sono assolutamente d’accordo quando hai detto che è divento di moda diventare ribelle, e penso che ciò che la cultura comune pensa di essere, essere ribelli cioè, sia diventato effettivamente lo status quo. Se è facile ribellarsi a lungo è come se tu fossi una vittima delle cose. C’è molta tensione all’esterno, ma poi diventa la norma. E quelle persone della comunità principale che riconoscevano nella ribellione la loro arma nucleare, e possono ancora essere giovani in quella comunità, passano alla cultura comune come ciò che è chiamato ribellione nel 2018. Quindi, penso che sia interessante confrontare i due livelli in un modo conservatore per quanto riguarda la nostra musica, ma la cultura comune ci ritorna se ne abbiamo esperienza, quindi in realtà facciamo capolino di nuovo.

Dal tuo punto di vista il mondo del metal quanto è cambiato? Ci sono band che apprezzate?

Beh, sai, non è cambiato. Penso che la ragione dell’inizio fosse che c’era una voce arrabbiata nell’oscurità, giovane nell’oscurità. Un urlo che vuole essere sentito in una dannata sala di cristallo. E c’è qualcosa di bello in questo, un qualcosa nella energia giovanile che rende creativo tutto ciò che fa venire rabbia. È particolare per un piccolo gruppo rispetto al mondo intero. Io penso che, in relazione a ciò, questo valore abbia superato le generazioni. E ritengo che ciò che debba accadere con le band più giovani sia che non si limitino a seguire il programma scovato nel 1980-1985, ma creino il proprio e lo portino ad un altro livello. Credo che sia necessario.

“The Grinding Wheel” (2017) è il vostro ultimo album, come nasce?

Mi piace parlare di ciò che accade all’interno della band e confrontarlo con quello che succede intorno ad essa, quindi le esperienze su cosa è successo, dal profondo, e tenendo conto di ciò, le persone che avanzano nella mia vita personale, le loro vite, il progresso sociale. Ma alla fine tutto si consuma in quella realtà, intendo. Così, riproponendolo dal punto di vista della band, penso che artisticamente e poeticamente il disco abbia mostrato due lati degli Overkill: l’energia giovanile, ma anche la sua età per quanto riguarda l’opinione nella comunità.

Cosa ci puoi anticipare della imminentissima uscita, “Live in Overhausen”?

Live in Overhausen esce il 18 maggio, sì. Abbiamo registrato nel 2016, ad Aprile. Il nostro primo tour in Europa fu nel 1986 e il nostro primo video registrato fu nel 1986, sempre ad aprile, in un club in Germania, a circa 15 km da dove stavamo registrando Overhausen 30 anni dopo, quindi è singolare questa circolarità in tre decenni, essere lo stesso 30 anni dopo nella stessa zona, e stavamo registrando questo DVD.

Il fatto di cui sono più orgoglioso è che abbiamo messo noi tutto insieme. Siamo stati coinvolti all’inizio della storia, siamo stati coinvolti nella scelta della produzione, del regista, nel lavorare con il regista, assicurandoci del palcoscenico, del suono, del prezzo del biglietto. Abbiamo deciso per il nostro progetto. Quindi sono orgoglioso che sia una produzione al 100% degli Overkill, dall’inizio alla fine, e festeggia questi 30 anni.

Qualche ricordo del primo tour in Europa, siccome lo hai citato?

Ricordo che in Russia accadde l’incidente di Cernobyl. Il reattore nucleare esplose ed emise una nube nucleare sull’Europa orientale. Ho aperto la valigia quando sono arrivato in Germania e ho trovato un biglietto da mia madre che diceva “Non mangiare frutta fresca”. E ‘stato bello, è stato il nostro primo tour con più date una dopo l’altra. Era il desiderio di avere di più…e questa conversazione ne è la prova.

Per il futuro pensate di realizzare ancora studio album?

Be’, ora stiamo e non stiamo lavorando. Sono seduto in questo momento alla mia scrivania e ci sono documenti con i testi sopra, siamo immersi nella demo, inizieremo a registrare nuove demo tra 10 giorni. Quindi, stiamo cercando di fare la release all’inizio del 2019, prevedendo che la registrazione venga eseguita a settembre.

A cura di Arianna Conca

Di seguito un estratto da ‘Live in Overhausen’ degli Overkill, la performance di ‘Hammerhead’.