FEAR FACTORY – Genexus
Poche sono le band che dopo 25 anni riescono a mantenere la propria via senza cadere nel ripetitivo e nello scontato. Se poi, tutta la produzione discografica è legata ad una tematica di fondo costante, la possibilità di proporre quanto già ascoltato è sempre dietro l’angolo.
I Fear Factory sono stati capaci, in tanti anni, di seguire il proprio cammino, musicale e testuale, riuscendo a produrre album di alto livello, raggiungendo il loro apice in ‘Demanufacture’. Lo hanno superato! Hanno superato se stessi!
‘Genexus’ non ha bisogno di molto per essere presentato. Basta ascoltarlo e si può ben capire la qualità di quanto Cazares e Bell siano riusciti a realizzare. Proseguendo sulla strada segnata negli album precedenti, pone al centro della propria narrazione il rapporto uomo – macchina, mettendo a confronto l’uomo in carne ed ossa con il suo emule, l’androide. Questo tipo di confronto è anche sottolineato dalla maggior influenza dell’elettronica che caratterizza quest’album, con riff di synth e uso di suoni campionati. Pensate a Terminator e Blade Runner trasformati e rivisitati a livello musicale, tanto che chiudendo gli occhi è facile rivedere le ambientazioni dei due film. Tanta è l’influenza che questi hanno avuto nella stesura delle lyrics che fin dal titolo si può vederne un rimando. ‘Genexus’ come “Genesis Nexus” dove Nexus era l’androide migliore dell’uomo, dal quale si differenzia solo per avere una data di “scadenza”.
Il titolo stesso è emblematico del rapporto che si istaura tra le due forme di vita. La macchina è l’evoluzione, l’uomo diventa presto obsoleto ed un limite all’evoluzione. Come continuazione di ‘Industrialist’, l’album si apre con una voce che senza preamboli ci sbatte in faccia i nostri limiti… ‘Autonomous Combat System’ è l’introduzione al cambiamento che l’androide mette in atto nel sistema umano. Nato come macchina da guerra si autodefinisce in una nuova forma, che va oltre a quella inizialmente progettata e che si pone come specie superiore ed immortale in cerca di libertà. Libertà che impone lo scontro con i creatori umani e come unica soluzione il loro sterminio.
Con ‘Soul Hacker’ si evidenzia la vera differenza tra l’androide e l’uomo: l’anima. Se l’uomo vanta questa sua caratteristica, i suoi figli meccanici hanno invece un sistema informatico che gestisce la loro vita. Ciò gli permetti di essere tutti uniti ma, nello stesso tempo, a rischio di interferenze esterne. Staccarsi, sciogliersi da questo vincolo li rende liberi di dominare se stessi. E da qui il passo successivo che, in ‘Protomech’ e nella title track, vede l’androide rinunciare a quanto possiede di sinteticamente umano per diventare completamente robotico. In particolare ‘Genexus’ vede l’opposizione tra la condizione di schiavitù e quella di creatori delle due razze:
<<Slave or leader
Who is the master
Servant or leader
Who is the master>>
Proprio questo divario vede nella presa di coscienza degli schiavi il limite dell’uomo. Da qui la creazione di uno diventa il punto d’inizio della fine dell’altro nonostante sia chiaro che il primo fine della nuova specie sia imporsi all’uomo, il modo stesso in cui questi immortali dominatori sono stati creati è un limite dal quale si devono liberare. Di decardiana memoria, anche gli androidi dei Fear factory hanno una data entro cui “morirano”. Da ‘Church of Execution’ si prende atto di questo limite, in particolare essendo stati creati per superare la morte e le malattie, perdono il loro primato proprio a causa di questa “scadenza”. Dalle false credenze umane si vogliono emancipare, rinascendo come nuovi esseri che vogliono sopravvivere. Inizia quindi la battaglia per fuggire da questa oppressione temporale. Blade Runner si concludeva con l’androide che salvava l’uomo, dimostrandosi migliore di chi lo aveva creato e poi cacciato (ed erano stati creati per essere migliori dell’uomo).
La conclusione per ‘Genexus’ è molto simile. Fondamentalmente è un appello che gli androidi fanno agli uomini per avere più tempo e per non essere considerati solo delle macchine. Pur con un cuore che non batte, anche loro comunque vivono sogni e speranze, che si scontrano con la data di scadenza che sempre più si avvicina. Vivono una esistenza che non è vita, nemmeno per chi è fatto di circuiti e bit. Alla fine, come tributo a Roy Batty, tutto ciò è destinato a svanire come lacrime nella pioggia, perchè la fine è arrivata. ‘Expiration Date’ è, in certo senso, poeticamente in contrasto con tutto il resto dell’album. musicalmente è la più lenta, cantata con voce pulita e con le maggiori influenze elettroniche. Lo scontro con gli uomini è in secondo piano, favorendo un introspezione meccanica dove l’androide non si sente più un prodotto di fabbrica, ma una creatura vivente a pieno diritto.
Alla fine ‘Genexus’ è un album che, oltre all’impatto sonoro tipico dei Fear Factory, dà molto anche a livello di interpretazione testuale, rendendolo uno dei più completi della band.
A cura di Luca Truzzo
- Band: Fear Factory
- Titolo:Genexus
- Anno: 2015
- Genere: Industrial metal
- Etichetta: Nuclear Blast Records
- Nazione: America
Tracklist:
- Autonomous Combat system
- Anodized
- Dielectric
- Soul Hacker
- Protomech
- Genexus
- Church of Execution
- Regenerate
- Battle For Utopia
- Expiration Date
- Mandatory Sacrifice (genexus rmx) bnus track
- Enhanced Reality bonus track