EVENOIRE – Herons

Gli Evenoire vengono da Cremona e hanno all’attivo due album, ‘Vitriol’ e ‘Herons’. Ci propongono un gothic metal con spunti folk e innanzitutto devo spiegare perché li recensisco, nonostante il genere non sia esattamente il mio pane quotidiano.

Durante il Fosch Fest 2013 avevo avuto l’occasione di ascoltare gli Evenoire per quella che era stata in sostanza la prima volta, inserendo naturalmente la recensione della loro esibizione nel mio report. Valutazione che all’epoca non fu esattamente positiva e che oggi mi ritrovo, in parte, a rivedere dopo aver ascoltato il loro secondo lavoro, ‘Herons’.

La critica che avevo allora mosso al gruppo era di orbitare troppo attorno alle prestazioni della frontgirl, cantante  e flautista Lisy Stefanoni, senza dare abbastanza peso (e apparentemente  importanza) alla altre parti del gruppo. Sicuramente l’audio di quel Fosch Fest non aiutò, probabilmente effettivamente dal vivo la band punta molto sull’apporto della sua cantante, fatto sta che dall’ascolto dell’album questa critica va ridimensionata. Certamente il perno della formazione è in Lisy, la cui ottima prestazione vocale catalizza l’attenzione dell’ascoltatore e intorno alla quale tutto ruota, ma il resto del gruppo non è così relegato sullo sfondo come mi era apparso. Sempre in primo piano difatti sono le chitarre di Alessandro  e Toshiro, le quali propongono soluzioni azzeccate, seppur senza esagerati tecnicismi (tranne in brevi solo in ‘The Newborn Spring’ e in ‘The Lady of the Game’), forse senza mai risaltare ma riuscendo perfettamente a sostenere i pezzi evitando di farli ricadere nell’eccessiva leggerezza e mielosità (rischio sempre presente quando tutto il gruppo gira intorno a una voce lirica). I ritmi naturalmente non sono elevati e poco spazio è dato effettivamente alla batteria di Daniele, di cui avrei apprezzato una maggior varietà e spinta. Ben utilizzate sono le tastiere, sempre sullo sfondo ma che ben riescono a ricreare le atmosfere nelle quali navigano i pezzi, contribuendo al primo pregio di questo lavoro, ovvero l’armonia.

Tutti i pezzi sono infatti perfettamente uniti uno all’altro, senza salti o variazioni improvvisi. La scorrevolezza sembra essere stata l’obiettivo primario della band, obiettivo non facile date le poche cartucce utilizzate ma raggiunto a mio parere quasi in pieno. Il disco insomma non annoia e risulta godibile anche da me, nonostante io non sia esattamente un fan di gruppi di questa fattura e soprattutto delle voci femminili.

Doverosa a questo punto è la valutazione della prestazione della frontgirl, come detto pilastro del gruppo, alla voce o al flauto traverso, maggiore responsabile quindi dei pregi e dei difetti del disco. Prestazione che non posso fare a meno di valutare in maniera estremamente positiva. Qualità vocali fuori  da ogni dubbio di cui la Stefanoni fa un uso ponderato, senza ricadere nella loro autocelebrazione come spesso accade in gruppi di questo tipo. Spesso difatti mi trovo ad ascoltare gruppi di questo tipo dove tutti o quasi i pezzi sono celebrazioni delle qualità canore del cantante. Ed ecco tipicamente ritrovarci  a dover ascoltare sfilze di gorgheggi, acuti, vocali strascinate all’infinito su tutte le scale possibili ed immaginabili e tutto il set di esercizi vocali da scuola di musica messi su disco e venduti.

Non è questo il caso, seppur naturalmente le qualità non siano nascoste e di tanto in tanto appaiano (senza infastidire eccessivamente) gli esercizi vocali di cui sopra. A questo proposito va citata ‘Tears of Medusa’, pezzo che sicuramente agli amanti dei tecnicismi vocali sarà piaciuto ma che a mio parere è la prova più noiosa dell’album. La Stefanoni mette in mostra grande varietà di toni, stili e potenza, sicuramente ponendo queste qualità in primo piano ma con ponderatezza, senza ricadere troppo spesso nei cliché del genere e senza infastidire ascoltatori non amanti dei tecnicismi vocali.

Come detto anche i flauti sono ad opera di Lisy e sono anch’essi ben utilizzati, contribuendo in maniera decisa a variegare l’album e anche qui senza esagerati tecnicismi. Mi sarebbe piaciuto ascoltare un maggiore risalto di questo strumento di cui talvolta si sente la mancanza, magari (qui si) con qualche assolo.

Volendo tirar le somme, ‘Herons’ è un disco che sicuramente piacerà agli appassionati delle voci femminili per l’ottima prestazione di Lisy, così come verrà sicuramente odiato da chi non sopporta queste sonorità. A  tutti gli altri potrebbe risultare piacevole per la scorrevolezza e la personalità, oltre che per la diversificazione tentata con a mio parere successo dal gruppo, seppur nel quadro di un genere intrinsecamente ripetitivo a cui questo disco non aggiunge molto.

A cura di Federico “Jezolk” Lemma

  • Band: Evenoire
  • Titolo: Herons
  • Anno: 2014
  • Genere: Folk/Gothic Metal
  • Etichetta: Scarlet Records
  • Nazione: Italia

Tracklist:

  1. Herons
  2. Drops of Amber
  3. Season of Decay
  4. Love Enslaves
  5. The Newborn Spring
  6. When the Sun Sets
  7. Tears of Medusa
  8. Devil’s Signs
  9. The Lady of the Game
  10. Wild Females