Sono rimasto davvero colpito da questo demo, che mi sono procurato in occasione della loro apparizione al Metallattivo PT. I organizzato a Soveria Mannelli (CZ) circa due anni fa. Con la stessa convinzione di allora, sono davvero felice che i Dishuman abbiano aperto quello che fu il primo festival metal di quel paese che nessuno credeva potesse essere sensibile a certa musica.
I Dishuman (come descritto nella biografia sul MySpace) muovono i primi passi nel lontano 1999, arrivando a suonare per la prima volta live a Cosenza solo 4 anni dopo, un’esibizione che (se la memoria non mi inganna) vide anche la mia presenza… una formazione all’epoca con sola chitarra/voce e batteria. Marco ed Alessandro (rispettivamente batterista iper-veloce e chitarra/scream-growl) quella sera colpirono particolarmente le mie aspettative in positivo, più che altro per la loro capacità di distruggere gli schemi del metal tecnico per dedicarsi alla sanissima caciàra metallona che fa storcere il naso ai cosiddetti puristi. La cosidetta scena, a quanto ne so, non risultò troppo recettiva del genere proposto: abituati al tecnicismo di fino, non potevano davvero capire. Attualmente, pero’, i Dishuman sono noti tra gli appassionati per gli show live (tra cui il mitico Calabrian Metal Inferno, organizzato a Catanzaro) molto caratteristici, con altissimo coinvolgimento di pubblico, sovversione strisciante nei loro discorsi e scariche di adrenalina grind come poche.
Il loro suono, per chi non li conoscesse, è un “barbarian grindcore” molto estremo, che pesca a piene mani dalle sacche lasciate in eredità da gente come Brutal Truth, Napalm Death e Cripple Bastards, contaminando il tutto con urla selvagge e scomposte, senza dimenticare intermezzi inaspettati e spesso molto ironici (vedi “inno di Alarico” che apre i loro concerti). Influenzati quindi dai pilastri del grindcore, ma senza disdegnare l’ascolto di qualsiasi altro genere metal o affini, i Dishuman
producono questo “Finally duty paid“, nel quale riescono a condensare tutte le proprie idee di musica violenta.
Dopo l’acquisizione dei nuovi elementi (Gaetano al basso + Fabio alla seconda chitarra), si fa davvero sul serio.Al di là di tutto, probabilmente uno dei pochissimi gruppi calabresi capaci di proporre musica estrema (grindcore) con una consapevolezza ed un’attitudine direi invidiabile. Ed è così che passano le tracce sul tuo stereo, una dietro l’altra, a partire dal manifesto di intenzioni “So we Hate“, in cui Alessandro mostra doti canore al di sopra della media, alternando sapientemente ( con feroce cinismo) screaming e growling. Si continua a picchiare duro, dopo una breve intro su un “prete cattivo” (tratta dal film “Todo Modo” di Elio Petri, se non erro), con l’esplicita “Vatican Inceneration“, dove si contamina splendidamente il brano con diversi spunti thrash-death. C’è il tempo per un piccolo rallentamente molto “Brutal Truth”-iano con la mitica Jobless, e subito dopo il breve intermezzo praticamente punk di O.R.R. (come tradizione Anthrax o Destruction avrebbe voluto!) si arriva all’ultimo brano (il quinto, senza titolo), che conclude degnamente un mini CD veramente degno di ascolto e considerazione.