“Declino, come specchio di questa societa’
Perche’ tutto cio’ che ci circonda
e’ piatto, premeditato e senza senso”
A partire dall’intro del disco, un autentico manifesto di intenti, si snoda la furia della traccia “Declino”, che si libera come un serpente velenoso. Questi erano i Declino, la band meteora torinese (con alcuni membri dei Negazione) che ha segnato negli anni 80 un solco indimenticabile nel cuore di moltissimi di coloro che hanno visto nascere un genere, e continuano spesso a viverlo intensamente oggi. Del resto il revival hardcore italiano 80 è evidente in svariati gruppi che pescano a piene mani da quelle influenze (Skruigners, Nettezza Umana) e da altri che vi si ispirano senza farne troppo segreto (su tutti, il Teatro degli Orrori): con buona pace di chiunque si ostini a parlare di “quattro accordi”, quel movimento che coniugava in modo ragionato furia e razionalità.
Furioso perchè
ereditava gli aspetti più “sfascioni” del punk ’77, ragionato perchè basta leggere i testi intimisti e crudeli per rendersi conto che stava nascendo, forse inconsapevolmente, un vero e proprio movimento culturale (
non certo intellettualista e neanche lontanamente “emo”, come si direbbe oggi). Aperture melodiche praticamente inesistanti, predilizione per la velocità coniugata con ritmi ossessivi ed al limite dell’autolesionismo, e
capace di suggerire spunti di ribellione al di fuori della massa uniformata.Un esempio di questa non-banalità latente che nessuno (o quasi) riesce a cogliere: ascoltate uno dei pezzi che preferisco di questa raccolta, ovvero
“Eresia”: nessun testo, solo una musica convulsa ed ossessiva (a volte punk, con sprazzi di crust) e le sole semplici (e disperate) urla del cantante. Eresia: nessuno forse avrebbe potuto esprimere meglio questo concetto. Difficile poi non citare altri pezzi decisamente significativi: “Inutile trionfo” (credi che l’amore sia solo possessione, un atto di dominio,un passo verso il trionfo), “Giustizia Parte II”(non abbiamo mai potuto approfondire i sentimenti, uno strappo violento ci riporta alla realtà),
“Mortale tristezza” (in questa città poco borghese, poco operaia), “Vita” (ma non mi illudo che tu cambi, non credere che le accetti le tue schifose ipocrisie), “
Diritto/Dovere” (ma la tua rabbia non esplode, la tua rabbia resta dentro io continuo a combattere almeno per me stesso).
L’intensità dei Declino è molto difficile da esprimere diversamente mediante un testo scritto: 17 pezzi che rimangono certamente nella storia.
Ingegnere per passione, consulente per necessità, insegno informatica. Secondo capo-redattore e supporto tecnico di SDM.
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