DARK FUNERAL – Attera Totus Sanctus

DARK FUNERAL – Attera Totus Sanctus

La prima cosa che farà inorridire i puristi (del latino, non certo del metal) è il clamoroso errore di grammatica nel titolo.

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La forma corretta – da quel che ricordo – credo sia “Attera Totum Sanctum” (“Distruggi tutto ciò che è santo”) … del resto, noi ex-liceo-classico siamo dei fighetti senza speranza, che non possono fare a meno di fare certe osservazioni da veri radical-chic. Al di là delle piccolezze, parliamo di musica: ho ascoltato decine di volte le batterie a mitragliatrice, le urla lancinanti e le chitarre monolitiche di questo disco dei DF targato 2001… e trovo che sia un gran lavoro degli svedesi per i motivi che esporrò.

Questo disco, infatti, tra le decine di produzioni simili, non possiede il problema che hanno la maggioranza delle produzioni similari: una violenza talmente ammorbante da risultare piatta. Ho ascoltato oscuri prodotti norvegesi o italiani, distribuiti pochissimo e semisconosciuti, i quali al di là della violenza ideologica (spesso un “sano nazionalsocialismo” travestito da sgangherato patriottismo + ostentazione di culto e cultura), erano ben poca cosa.

ATS non è così: prima di tutto perchè è suonato e prodotto in modo eccelso (relativamente al genere che propone), e poi perchè predilige l’impatto sulla tecnica, pur senza “zappare” sugli strumenti. Il sound è talmente cristallino che potrebbe sorprendere anche chi non va mai, nei propri ascolti, al di là dei Dream Theater.

Inoltre i pezzi sono originali nei limiti in cui lo consente l’uso di doppia cassa e distorsore: i testi non sono molto staccati dal canone (pseudo)satanista che ormai è di moda in ambiti del genere, ma riescono a colpire al cuore anche per i significati “di secondo livello” (ad es. “Sin stand for beauty / sin stands for life /
Sexual sin / is every man’s right”
oppure “No one be my master / Nor chains I abide / Look deep into my eyes /
You’ll see the storms are at my side / To all that is holy / Oh how I hate thee / Your god, done nothing / For someone like me”
).

Ovviamente bisogna vedere dal vivo una band del genere quanto riesca a rendere quello che ha registrato in modo così perfetto: il rischio (come in altri casi) è che non ci sia troppa corrispondenza tra quanto fatto in studio e quando ottenibile sul palco. Questo la dice lunga anche sull’aspetto legato ad un fattore monocorde, purtroppo caratteristico di molte band estreme: riproporre monoliticamente la solita minestra all’infinito può essere controproducente. Ad ogni modo consigliato ai più.

Valutazione:

/ 5

Sito web: Dark Funeral