Cromagnon: il proto-black metal dal 1969
Se c’è una cosa su cui quasi tutta la critica usualmente concorda è legata all’anno di nascita del genere black metal: i Kiss suggerirono in qualche modo il face painting, i Celtic Frost ed i Venom produssero i dischi seminali del genere assieme ai Bathory e a pochi altri, e solitamente le origini del black metal si fanno risalire perlopiù a Black Sabbath.
Durante uno dei giorni tutti uguali di questa quarantena infinita, scorro su Instagram e scopro il seguente video, tratto dal profilo della Tsunami Edizioni. Si sono un po’ divertiti a ricostruire la storia del genere, diciamo – scoprendo che, a volte, dare per buono quello che abbiamo sempre saputo è decisamente sconsigliabile. Secondo questo video, infatti, le autentiche origini del genere black metal, intese soprattutto come uso del growl e dello scream, risalirebbero addirittura ad un disco del 1968 dei misconosciuti americani noti come Cromagnon. Che fecero un solo disco, quello di cui parleremo, e scomparvero dalla circolazione subito dopo.
Non ho potuto fare a meno di curiosare ulteriormente ed ho scoperto un po’ di cosette interessanti a riguardo: i Cromagnon sono stati una band psichedelica di fine anni ’60 che ha sfornato un unico e solo disco, dal titolo ORGASM. La band era composta apparentemente da due soli elementi fondatori: Austin Grasmere e Brian Elliot, più una serie di ospiti che suonarono i vari strumenti nel disco in questione.
Su Discogs (generalmente affidabile come fonte ufficiale) sono classificati come Noise, Avantgarde, Experimental, Prog Rock, qualsiasi cosa pur di non dire black metal (anche perchè dubito che i black metaller medi sarebbero andati volentieri a fare un giro a Woodstock e simili, come in voga all’epoca). Penso che un modo più corretto di classificarne il sound sia associabile, come sentirete a breve, al genere no-wave, il rumorismo che venne declinato nell’elettronica esasperata dei Suicide, ad esempio (altra band sottovalutatissima).
Solo che qui il cantato era ancora pulito, per quanto fosse cupo, e la ripetizione ossessiva del riff possa ricordare qualche corrente black metal, seppur parecchio alla lontana.
Le tematiche di ORGASM sono piuttosto monolitiche, e ci incentrano sul nobile argomento del titolo con numerose variazioni sul tema: Ritual Feast Of The Libido, Organic Sundown, Fantasy, Crow Of The Back Tree, Genitalia. Pochissime sono le informazioni che sono riuscito a reperire sul disco: l’anno di uscita è il 1969 (il remaster è del 1992), è stato pubblicato dalla Syndicore (BMI) / B. Mikulski Publ. e dalla BRAXAS srl.
Sul web è anche possibile trovare una lunga intervista ai membri della band, in cui si evidenziano i passaggi cruciale della loro filosofia musicale improntata, neanche a dirlo, sull’eccesso dentro e fuori dal palco.
Il concetto originale dell’album sarebbe dovuto progredire da diversi decenni di musica. Ad esempio nel ’59 Elvis stava scuotendo il bacino e facendo impazzire i ragazzi – eh beh, anche le donne. E gli adulti, rendendoli alquanto… turbati. Dieci anni dopo Hendrix stava dando fuoco alla sua chitarra e ottenendo pià distorsione dai suoi amplificatori Marshall, mentre i The Who stava sfasciando gli strumenti. Noi stavamo cercando di portare avanti il discorso per il prossimo decennio. Cercavamo di dire, forse nel 1979 ci sarà un gruppo di persone sul palco che sarà fatto fumando canne, mentre qualcun’ altro starà recitando alcune poesie, e un’altra persona ancora spruzzerà acqua ad un microfono sul palco con un tubo.
In qualche modo i nostri sembrano aver previsto l’introduzione della figura dell’hipster ai concerti live, verrebbe da pensare, ma per certi versi venne più probabilmente influenzato dalle esperienze dell’epoca. La CONNECTICUT TRIBE citata nell’intervista, per inciso, corrisponde ad un gruppo di musicisti che venne a formarsi al momento della registrazione, apparentemente in circostanze casuali, ed era composto da:
- Peter Bennett (basso)
- Jimmy Bennett (chitarra, cornamusa)
- Vinnie Howley (chitarra)
- Sal Salgado (percussioni)
- Nelle Tresselt (membro onorario)
- Mark Payuk (cori)
- Gary Leslie (cori, effetti sonori)
Arrivo finalmente al punto: il brano anni 60 che sa molto di black metal, in particolare, è questo Caledonia, che sembra quasi suggerire che Dani Filth abbia viaggiato nel tempo, si sia fatto un giro in una comune del 1968 e poi sia rientrato a casetta sfruttando un varco temporale.
Per chi fosse interessato, il disco è edito da due etichette differenti, la ESP Disk e la Rotorelief, ed è possibile reperirlo abbastanza facilmente, pare, nei negozi di dischi (in quei pochi che sopravviveranno alla pandemia, temo), su Ebay e simili.
Ingegnere per passione, consulente per necessità, insegno informatica. Secondo capo-redattore e supporto tecnico di SDM.