Casinò e musica negli Stati Uniti

Casinò e musica negli Stati Uniti

Fra i vari luoghi comuni che si associano agli Stati Uniti ce n’è uno in particolare che può essere considerato, più che uno stereotipo, un vero e proprio dato oggettivo che non teme smentita: l’amore degli americani per i giochi da casinò. Infatti, il passato del relativamente giovane paese è punteggiato di storie e aneddoti legati a questa particolare tipologia di giochi: dal blackjack, il cui nome deriva proprio da un’usanza americana, al poker, esploso nell’800 americano come dimostrato ancora oggi dai nomi di numerose varianti, fino ad arrivare alle slot machine, la più nota delle quali riprende la Liberty Bell ospitata a Philadelphia. L’amore degli americani si è inevitabilmente riflesso su quanto da loro prodotto nei campi di cinema, letteratura, fumetti, videogame e persino musica. In effetti, prendendo in considerazione la produzione musicale degli artisti statunitensi emerge come siano numerosi quelli fra loro che abbiano fatto riferimento in qualche testo al casinò e ai suoi giochi, a riprova di come questi siano in grado di esercitare il loro fascino.


Partendo da alcuni fra i più iconici e ormai risalenti cantanti americani, non si può evitare di prendere in considerazione La Voce d’America, protagonista per decenni nelle classifiche USA: Frank Sinatra. Fra i brani da lui portati al successo figura Luck be a Lady, del 1965, nel quale il cantante chiede alla sorte di avere un occhio di riguardo per lui mentre le si rivolge come fosse una donna: dipenderà dalla giocata, infatti, se la sua relazione potrà o meno essere salvata. Nel 1962, invece, Bob Dylan scrisse la ballata Rambling Gambling Willie, nel testo della quale racconta le gesta di Will O’Conley, giocatore girovago: secondo alcune interpretazioni, in realtà, la storia sarebbe una versione romanzata delle vicende reali di Wild Bill Hickok, leggendaria figura del Far West. È stato uno dei padri nobili di blues e soul invece, Ray Charles, a portare al successo nel 1955 Blackjack, il cui testo dà una descrizione decisamente dettagliata dell’omonimo gioco, visto dal punto di vista di un giocatore. Altro simbolo della musica statunitense è poi Elvis Presley, pioniere e da molti considerato il massimo esponente del rock ‘n roll anni ’50. Fra le sue innumerevoli hit, molte delle quali composte nello sfarzo della sua villa Graceland, si trova Viva Las Vegas, a tutti gli effetti un brano a celebrazione della città più importante del Nevada e, probabilmente, una fra le più emblematiche degli interi Stati Uniti. Il pezzo ha goduto di particolare notorietà anche grazie al fatto di fare da tema principale per l’omonimo film, interpretato dallo stesso Elvis, ed è entrato così a far parte dell’immaginario collettivo al punto da guadagnarsi innumerevoli cover da parte di artisti successivi: fra i tanti, basti pensare a Bruce Springsteen, gli ZZ Top, i Dead Kennedys e perfino i Blues Brothers.

Le ispirazioni, comunque, non rimangono confinate a brani di anni ormai lontani: ancora negli anni ’80, infatti, avevano successo alcuni esempi molto noti. Fra questi merita sicuramente una menzione particolare Roulette dei Bon Jovi, inclusa nel loro disco d’esordio del 1984: il brano, che già dal titolo lascia ben pochi dubbi, è incentrato sul gioco della roulette, portato a metafora dell’imprevedibilità e delle incertezze della vita. Allo stesso gioco fa poi ampio riferimento Queen of Las Vegas, brano del 1983 dei B-52s, nel quale la roulette diventa lo sfondo del dialogo fra madre e figlia.


Infine, altri esempi ancora più recenti vengono dal campo della musica pop. Nel 2009, Katy Perry fece uscire come quinto singolo del suo secondo album Waking Up in Vegas, nel quale prende proprio Las Vegas come esempio perfetto di città nel quale tutto può accadere: nella sua esperienza, persino di organizzare un finto matrimonio all’età di 21 anni. Pochi mesi prima, invece, un altro brano destinato a diventare un tormentone mondiale era estratto come singolo: Poker Face, tratto dal secondo disco di Lady Gaga. Il brano fa riferimento, nel titolo, a uno dei fondamentali legati al poker, utilizzandolo per descrivere in modo provocatorio alcune esperienze personali della cantante newyorchese, che ha fatto dello stile sopra le righe il suo tratto distintivo.

Considerando l’estensione temporale abbracciata, e il fatto che la lista potrebbe essere decisamente più lunga, è evidente come il casinò e i suoi giochi siano in grado di esercitare il loro fascino in maniera netta nell’immaginario degli artisti americani: constatando il successo delle canzoni viste, non è sicuramente facile aspettarsi un’inversione di tendenza.

A cura di Mike Sound