B.E.I.: se la conosci la eviti!
Non avete mai sentito parlare della BEI? No? Eppure sono convinto che se mi darete un pizzico di fiducia e del vostro tempo e proseguirete nella lettura di questa sottospecie di articolo, anche voi alla fine esclamerete: “Cavolo se ne conosco”.
L’acronimo sta per “Band Esaltata Italiana” ed è un fenomeno senz’altro non recente ed unicamente italiano, ma in rapida espansione da qualche anno a questa parte e che sta trovando un terreno fertile nonostante l’aridità del suolo musicale e culturale dello stivale. Un caso? Non direi! (sto facendo il verso al ninja mascherato di Mistero).
- Come riconoscere una B.E.I
All’inizio per chi non ha molta esperienza o magari è impossibilitato nel dare giudizi obbiettivi per un motivo o l’altro (vicinanza alla band, membro stesso della band etc etc), può essere abbastanza difficile e/o doloroso rendersene conto. Per tutti gli altri, quanto sto per scrivere avrà semplicemente il sapore di déjà-vu.
I tratti distintivi di una forma più o meno acuta di BEI sono tutti nell’ostentazione e nell’effettiva pochezza dei contenuti, un binomio riassumibile in: apparenza. Tutto fumo, veramente poco arrosto.
Ma andiamo con ordine. E sopratutto vorrei ricordare il lettore che parliamo di ADULTI. Non di ragazzini in preda a tempeste ormonali.
Alcuni componenti della band, afflitti da tale sindrome, in genere si atteggiano da vere e proprie rockstar (ricordiamoci che il ribelle e il trasgressivo sembra tornato ad essere in voga), sia sul palco, che durante un’intervista per una webzine locale che nella vita di tutti i giorni. La loro totale mancanza di empatia e di autocritica li rende praticamente in balia del proprio ego, dissociati dalla realtà ed impermeabili a qualsiasi tipo di parere o critica esterno, visti perlopiù come una forma di non ben definita invidia. In parole povere, pur magari essendo stonati come una campana o tenendo il tempo come le quattro frecce di una Ritmo scassata e con problemi di massa, non riescono a rendersi conto di cosa sono realmente. E sopratutto di cosa fanno.
Inoltre qualsiasi aspetto od evento legato al proprio gruppo viene ingigantito a dismisura.
Indi per cui le decine di foto fatte dall’amico con il cellulare diventano “il book fotografico”, il garage con l’Olivetti del 57 diventa “lo studio”, il pezzo registrato con il microfono del computer e masterizzato in casa diventa “il singolo”, mentre i genitori e gli amici che li seguono negli spostamenti (tanto di cappello) sono “le miriadi di fans”. Se poi le tre date di agosto alle varie sagre di paese diventano “il TOUR estivo”, penso sia abbastanza chiaro di cosa stiamo parlando.
Ed a questo punto il 90% di voi che state leggendo si è imbattuto ALMENO una volta in un caso di BEI.
- Le cause
Pur non essendo un professore od un luminare credo che le cause di tale “disagio” siano in parte genetiche anche se sarebbe riduttivo non prendere in considerazione il contesto sociale e culturale in cui crescono e proliferano questo tipo di personaggi. La causa maggiore in ogni caso sembra essere una naturale inclinazione all’arrivismo e quindi il possedere un ego smisurato.
- La cura
Siamo sinceri, non penso che esista. Si può senz’altro prevenire cercando di educare i giovani a determinati tipi di valori, a far capire che la musica è condivisione, aggregazione e scambio di esperienza e non una mera competizione o soltanto un mezzo per raggiungere la fama. La musica la fai perchè ti piace. Fine. Altrimenti per la visibilità è possibile fare il “tronista” da Uomini e Donne della DeFilippi o partecipare ad un qualsiasi reality. Anche fare il PR in discoteca può aiutare.
In tal caso si risparmierebbero sofferenze gratuite a diversi timpani e perdite di tempo a chi magari ascolta per passione o recensisce per piacere o lavoro. Anche se ad esser sinceri ed un po cattivelli, a volte le risate procurate da chi soffre di BEI, sono impagabili.
- Per concludere
Io credo che chiunque possa fare musica ed avere il proprio gruppo con le proprie aspirazioni ed ambizioni, e che senz’altro serva anche quel tocco di spavalderia e convinzione per raggiungere determinati traguardi ma ricordiamoci sempre che si suona per passione, che “rock” non è una moda, e che rimanere obbiettivi, umili e sapersi prendere in giro è fondamentale, se non necessario ad essere un musicista.
Buona musica a tutti!
a cura di Fabrizio Muratori
Back office di Suoni Distorti Magazine