Wishbone Ash: Argus. Un gene quasi nascosto dell’Heavy Metal risalente al 1972

Wishbone Ash: Argus. Un gene quasi nascosto dell’Heavy Metal risalente al 1972

“Credo che se qualcuno voglia capire l’origine dei primi lavori degli Iron Maiden, in particolare l’armonia delle chitarre, tutto ciò che deve fare è ascoltare l’album Argus dei Wishbone Ash!”.

La frase sopra riportata non nasce da un’analisi dello scrivente ma è l’estratto di un’intervista, rilasciata nel 2011 al mensile Guitar World, nientemeno che da Steve Harris (chi non conosce il bassista degli Iron Maiden vada a letto senza cena). Notizia di primissima mano quindi, non elucubrazione giornalistica. E non è l’unico gruppo che li cita tra le sue massime influenze: Metallica, Van Halen, Lynyrd Skynyrd, Thin Lizzy e, addirittura, i “raccoglitori” di tutte le meraviglie tecniche applicate alla musica, i Dream Theater, li citano come loro diretta fonte di ispirazione.

Ma chi è questa band di Carneadi (almeno in Italia, in Inghilterra, loro terra natale, e negli USA, terra d’adozione, nutrono ancora di un discreto seguito) che risulta essere stato così influente per la nascita e maturazione di un genere così vasto e articolato come l’Heavy Metal?

L’origine della band del Devon risale al 1969 e il primo album omonimo vide la luce l’anno seguente. La prima formazione del gruppo, quella che produsse i lavori migliori, vedeva al basso Martin Turner, alle chitarre suo fratello Ted e Andy Powell e alla batteria Steve Upton. La voce principale era quella di Martin Turner, spesso alternata da quella dei due chitarristi.

Ma il punto principale su cui soffermarci per capire l’importanza che il gruppo avrà sui posteri è la presenza in formazione di due chitarristi, entrambi solisti, entrambi tecnicamente dotati e protagonisti di intrecci melodici e ritmici che diventeranno, nel decennio seguente, un must per tonnellate di band Heavy Metal. Gli onnipresenti sintetizzatori e organi del rock progressive loro coevo vengono emarginati ad un ruolo del tutto secondario (nell’album Argus l’organo è presente nel solo brano Throw Down The Sword) e tutta la struttura musicale e armonica ricade sulle due chitarre, magistralmente supportate dal basso e dalla batteria.

Con i Wishbone Ash si apre quindi una nuova strada per nulla banale: se i mostri sacri dell’Hard Rock (Led Zeppelin, Deep Purple, Black Sabbath) hanno incentrato il loro sound o sulla presenza di una sola chitarra che, da sola, doveva affrontare ora i riff e poi gli assoli con il l’accompagnamento esclusivo di basso e batteria, oppure sulla presenza di una chitarra e di un organo che si alternavano agli assoli e all’accompagnamento.

La nuova veste di cui si compone la musica dei Wishbone Ash, invece acquista un carattere nuovo e “dannatamente Heavy Metal”: ora le chitarre fanno i riff all’unisono o armonizzati, poco dopo, mentre una chitarra fa il riff l’altra fa l’assolo e, quando una chitarra finisce la sua parte solista, inizia l’assolo dell’altro… se non è Heavy Metal questo, non saprei quale altri esempi portare per definirlo!

Mi fermo ora un attimo a spiegare ai neofiti e ai non musicisti un concetto che ho introdotto prima, spiegando le differenze che esistono tra riff e assolo: il primo è un susseguirsi “strutturato” di note che creano una melodia “cantabile” che rappresenta una base portante e caratterizzante del brano. Un riff, che può essere di chitarra, basso o tastiere, generalmente influenza ciò che tutti gli altri strumenti dovranno suonare durante la sua esecuzione (che può durare anche per tutto il brano) e da esso saranno dipendenti. Generalemente il riff è funzionale alla parte cantata del brano sposandosi alla linea vocale e non costituendone fattore di “disturbo” reciproco per l’ascoltatore. Esempi calzanti di riff sono le parti di chitarra di Smoke On the Water dei Deep Purple o Whole Lotta Love dei Led Zeppelin. Gli assoli, invece sono parti melodiche (più o meno improvvisate) che uno strumento esegue in maniera predominante in un determinato punto del brano e, generalmente, mal si sposa con una parte vocale sovrapposta. Esempio: le parti strumentali finali di Hotel California degli Eagles oppure di Comfortably Numb dei Pink Floyd… ho visto cantanti prendere pomodori in faccia perchè hanno osato fare dei vocalizzi durante la loro esecuzione…

Torniamo ora ai “nostri” Wishbone Ash e alla piccola grande rivoluzione che hanno introdotto nel mondo della musica rock. Tutto l’album Argus, terzo della loro produzione, si basa su questo nuovo modo di utilizzare le chitarre in un maniera già anticipata nei loro precedenti due album, ma qui portata all’estremo fino a darle quasi una codifica che diventerà un punto di riferimento per i gruppi a venire, primi fra tutti, appunto, gli Iron Maiden. Le chitarre, da questo punto in poi, avranno pari dignità, le figure di chitarrista ritmico e chitarrista solista verranno abbnadonate e le chitarre inizieranno a dialogare tra loro in una maniera nuova. Da questo punto in poi i riff e gli assoli saranno sovrapponibili e armonizzabili: è una rivoluzione più grande di quanto possa sembrare poichè la tavolozza timbrica del rock acquista nuovi, infiniti, colori e sfumature.

Un altro punto di congiunzione tra i Wishbone Ash di Argus e una buona parte del metal che verrà sono le tematiche affrontate. L’album è, infatti, un concept ambientato nel medioevo con testi ispirati alla guerra, alla gloria di re e guerrieri, alla lealtà e alla forza del destino… si, sto parlando dei Wishbone Ash, non dei Manowar!

L’ascolto di questo album è quindi consigliatissimo a tutti coloro che vogliano individuare le radici più nascoste dell’Heavy Metal e a chiunque voglia ascoltare in generale un po’ di Rock di qualità e che abbia al suo interno caratteristiche innovative.

Per chi volesse saperne di più sui Wishbone Ash segnalo che, nonostante i numerosissimi cambi di formazione con numerose defezioni (la più importante quella del bassista Martin Turner, sostituito, negli anni, anche da mostri sacri del basso di stampo Rock Progressive come John Wetton e Trevor Bolder) ha superato indenne gli anni pubblicando album in tutte le decadi che si sono susseguite dal loro esordio nel 1970 fino ad oggi, tant’è che il loro ultimo album è in viua di pubblicazione nella prima parte dell’anno. Vivono ancora un discreto successo in Inghilterra e negli USA (molto meno, purtroppo, in Italia e sarebbe il momento di riscoprirli anche da noi).

Segnalo, infine, che il bassista Martin Turner è a sua volta attivo con il progetto denominato Martin Turner’s Wishbone Ash, con cui, oltre a produrre nuovi dischi con discreta continuità, nei live è solito proporre per intero l’album Argus (di cui scrisse tutti i testi e quasi tutte le musiche) in un ordine diverso rispetto a quello che compare nell’album che, a suo dire, meglio propone i concetti del concept che ne è alla base, con l’aggiunta di alcuni brani composti successivamente ma che trattano dei medesimi temi di Argus e da considerarsi, quindi, parte integrante dell’album. La versione live estesa di Argus è stata pubblicata, come doppio CD+DVD, nel 2011 con il nome Life Begins.

Foto di copertina: condiviso con licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International (fonte).