TYGERS OF PAN TANG e SONS OF THUNDER: foto e report del concerto di Pistoia
Cominciamo subito con una precisazione. C’è chi il Rock and roll lo ascolta e chi lo sente.
Attenzione, potrebbe sembrare la stessa cosa ma non lo è: chi ascolta il rock’n’roll lo fa principalmente alla radio, si accontenta di quel che viene trasmesso e si muove in occasione di grandi raduni, spendendo cifre enormi per esserci e mostrarlo sui social. Poi c’è chi invece lo sente, ma non tramite i padiglioni auricolari: lo sente addosso, come una seconda pelle, lo vive, è curioso e, se capita certo va ai grandi raduni, ma spesso preferisce l’intimità dei piccoli club, dove sei occhi negli occhi con chi suona e dove senti l’emozione scorrerti addosso come la corrente nel letto di un fiume.
Preambolo lungo, forse polemico, ma doveroso nei confronti di chi si è recato a vedere le Tigri in occasione delle loro date italiane; il vostro umile scribacchino è stato uno di quelli e, per mera comodità logistica ha scelto il Santomato Live, club a pochi chilometri dalla sonnacchiosa cittadina ma già conosciuto dagli amanti della scena hard’n’heavy locale, in questa serata del 29 Marzo.
Come da copione aprono le danze i Sons Of Thunder, gruppo romano da poco accasato alla Time To Kill Records, sciorinando in rapida successione i pezzi che troveremo nel loro ‘Thunderhood’, album di debutto in uscita il prossimo 3 maggio. Il sound è quanto di più vero e sincero si possa chiedere ad un gruppo rock: immaginate una jam tra gli AC/DC con Bon Scott e le Thundermother… ecco, se avete provato ad immaginare questa fusione cominciamo ad avvicinarci a quello che i ragazzi hanno rovesciato sulle nostre orecchie. Due chitarre, talvolta tre, basso, batteria e corista per uno spettacolo energico, non potrebbe essere diversamente, trascinante e divertente con tanto di interazione con il pubblico come solo in un piccolo club si può fare. Tra i pezzi proposti non possiamo non ricordare la loro rivitaminizzata versione di ‘Sex Bomb’, le loro schegge impazzite ‘Thunder Again’, ‘Louder’, la titletrack ‘Thunderhood’ e la chiusura con la classica ‘Whole Lotta Rosie’ però al grido di Thunder tra un riff e l’altro.
Corna al cielo e pollici alti per questa bella realtà della scena italiana. Comprate il loro disco, seguiteli sui social ma soprattutto andateli a vedere… saranno soldini spesi bene.
Il tempo di un veloce cambio palco, anche perché come ricordato da Jack Meille, la backline è la stessa del gruppo di supporto ed ecco che i Tygers Of Pan Tang entrano sul palco graffiando subito con ‘Euthanasia’ dal mitico ‘Wild Cat’ (1980) proseguendo poi con ‘Keeping Me Alive’ da ‘Ambush’ (2012); da qui in poi sarà un continuo saliscendi tra passato e presente, pescando dal trittico inamovibile per ogni amante della N.W.O.B.H.M (e stiamo parlando appunto di ‘Wild Cat’, ‘Spellbound’ e ‘Crazy Nights’) ad episodi più recenti tratti soprattutto dall’ultimo ‘Bloodlines’. La formazione ormai rodata è uno schiacciasassi, l’intesa e la sintonia tra i singoli musicisti è palpabile: si cercano, ammiccano, si trovano, scherzano, un vero piacere godere di tale spettacolo ad un metro di distanza dal palco, perché questo è quello che accennavo all’inizio: la complicità che si crea tra gruppo e pubblico non sarà la stessa che riceverete quando sarete in millesima fila a vedere i maxischermi.
Robb è in giro dal 1978 e bene ha fatto a riprendere le redini del gruppo da lui formato, cercando strumentisti in grado di continuare la storia di questa grande band: l’ultimo acquisto fatto (datato ormai 2020) ha portato in seno alla band maggiore virtuosismo nelle composizioni ma mai fine a sé stesso, anzi mettendo il proprio talento a disposizione di un sound che si è modernizzato pur restando piantato negli anni ’80.
E a proposito di quel periodo le cinque tigri decidono che, prima dei saluti finali e degli abbracci fuori palco con i fan, è giunto il momento di ricordare che l’ondata che scosse le fondamenta del rock inglese non era solamente Saxon ed Iron Maiden: ‘Suzie Smiled’, ‘Hellbound’, ‘Running Out Of Time’ e ‘Love Potion n°9’ concludono una serata che ancora una volta ha dimostrato che il rock non è morto.
Soprattutto se lontano dai megaschermi e i biglietti gold…
A cura di Luca Guiotto
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