THE OFFSPRING – Smash

THE OFFSPRING – Smash

In questa nuova puntata di Pietre Miliari vorrei rievocare uno dei dischi hardcore punk più incisivi mai registrati, almeno per il sottogenere melodic. Uno dei dischi che ha segnato la mia adolescenza – letteralmente consumato nei pomeriggi più solitari, invece di studiare greco e latino! – ma al di là di questo, signori, c’è una componente innovativa. Infatti i The Offspring virano su più generi con disivoltura, pur mantenendo un’identità hardcore punk ai limiti del thrash metal, senza prendersi sul serio eppure suonando con grande coerenza. È questo equilibrio, forse, tra pezzi di intrattenimento puro (Something to believe in, la cover ferocissima dei The Didjits, lo ska di What Happened to You? e altri serio-esistenzialisti (So alone, Smash, Gotta Get Away) a rendere Smash immortale: molto più di qualsiasi uscita successiva della band, album successivi in cui questo equilibrio sembra essersi frantumato (parere del tutto personale, s’intende, e specialmente dopo Ixnay on the hombre).

Smash is the way you feel all alone
Like an outcast you’re out on your own
Smash is the way you deal with your life
Like an outcast you’re smashing your strife
Head over heels I’ve fit in before
Now I don’t want to do it no more
I just want to be who I want to be
Guess that’s hard for others to see

Terzo album dei The Offspring, segue la furia di Ignition (1992) e viene registrato all’inizio del 1994 in appena un mese, giusto in tempo perchè – da bravo quattordicenne d’epoca – potessi avere un appiglio sano per ribellarmi a scuola, società e famiglia. Pubblicato dalla Epitaph Records, è uno dei concentrati punk più compatti e coerenti mai sentiti, assieme a pochissimi altri dischi di questo genere. Ah, vi state facendo il conto su quanti anni abbia? Dai, sono del 1979: basta fare l’anno in cui siamo meno 1979 e lo scoprirete. Smash è considerato come il primo disco che ha portato il punk a diventare un fenomeno di massa – un po’ come fatto da Dookie dei Green Day, altro disco fondamentale quanto leggermente inferiore a questo – senza snaturare la propria natura anarcoide, imprevedibile, ironica e aggressiva al tempo stesso.

Qualche nota critica sul disco, per chiudere: salutato in modo generalmente benevolo dalla critica, secondo AllMusic è un disco solido e pieno di riff incisivi “in grado di rendere i teenager felici“: concordo, e azzardo che ogni appassionato di punk, a qualsiasi età, non possa non esaltarsi nel sentire Nitro (Youth Energy), così come Gotta Get Away, Self Esteem, It’ll Be a Long Time e naturalmente il capolavoro della title-track. In quest’ottica il pezzo più noto del disco, ovvero Come Out and Play, assume una connotazione addirittura ridimensionata perchè Smash è un album praticamente esente da difetti, e sarebbe folle ridurlo a questo brano (per quanto suonatissimo dal vivo). Se non accettate questa definizione, passatemi che sia semplicemente uno dei dischi punk più divertenti mai registrati negli anni ’90 e sarò contento lo stesso – del resto siete punk, e non vi importa un ca**o della felicità.

1. “Time to Relax” (Intro) 0:25
2. “Nitro (Youth Energy)” 2:27
3. “Bad Habit” 3:43
4. “Gotta Get Away” 3:52
5. “Genocide” 3:33
6. “Something to Believe In” 3:17
7. “Come Out and Play” 3:17
8. “Self Esteem” 4:17
9. “It’ll Be a Long Time” 2:43
10. “Killboy Powerhead” (The Didjits cover) 2:02
11. “What Happened to You?” 2:12
12. “So Alone” 1:17
13. “Not the One” 2:54
14. “Smash”