SBROKKO ATIPICO – Odio Represso

SBROKKO ATIPICO – Odio Represso

Un uomo chiuso in cella, che urla la propria disperazione contro le sbarre della finestra che non potrà (forse) mai distruggere, per essere finalmente libero. Gli Sbrokko Atipico, come suggerisce l’esplicativo monicker, urla(va)no il proprio odio dalle fucine hc di Cagliari. Se state cercando un disco recente che si richiami ai fasti di quell’epoca magica per la musica hc (gli anni 80), siete nel posto giusto.

Lo stile adottato è infatti riconducibile ad un hardcore che deve praticamente tutto alla old-school italiana (wretched, negazione, declino,…) a cui il cantante stesso si richiama orgogliosamente. “Sbrokko Atipico” era una band nata nel luglio del 2003 e che ha concluso (purtroppo) la propria esperienza soltanto due anni dopo. Questo cd rimane senza dubbio una perla nel mondo della musica fatta come si deve, peraltro liberamente scaricabile dal sito della band (link).

Attualmente (come si evince da un forum scritto dall’ex cantante Marco) i nostri sono parzialmente riformati (ad esclusione
del cantante) nei “Your last fall HC”, band dal sound decisamente più moderno che non ho ancora avuto modo di ascoltare troppo attentamente (se siete curiosi li trovate qui).

Tornando al disco, il richiamo al “caos, non musica” (caratteristico dei maestri cui i nostri si riconducono) si esplica in strutture sonore ben concepite, anche se estremamente essenziali, tanto da far pensare a qualcuno ad un’eccessiva autoreferenzialità e qualche semplificazione di troppo. Ma così sono gli Sbrokko Atipico, prendere o lasciare: io credo che convenga prenderli. Lo stile della registrazione è molto simile alle autoproduzioni inaugurate nel periodo d’oro dell’hc italiano: essenziali, grezze, senza fronzoli, nelle quali conta di più “cosa” viene detto rispetto al “come”.

Si passa, senza continuità, dall’inno all’odio incondizionato della title-track a dediche personali cariche di odio (“pensando a lei”) il nichilismo di “Tutto va a puttane”, la repulsione per le autorità e la religione di “catene nell’anima” e “la morte di dio”, senza dimenticare la feroce “forze del disordine”. Le influenze di maggior peso credo che si possano attribuire ai Wretched (da cui i nostri ereditano il cantato al limite dell’esasperazione), ma anche parzialmente Indigesti e primissimi Negazione. A concludere l’operaccia, “Mass media” degli Indigesti e “Depressiva” dei Gioventù Bruciata. Un disco da avere assolutamente.