PISTOIA BLUES FESTIVAL 2024: racconto e foto della 43esima edizione

PISTOIA BLUES FESTIVAL 2024: racconto e foto della 43esima edizione

Comincia bene questa edizione del Pistoia Blues: 43 candeline per la manifestazione, 34 da spettatore, 32 da fotografo, 2 da inviato del magazine che state leggendo…

Giovedì 4 Luglio – Calexico

L’inizio delle serate si tiene in una location alternativa alla storica Piazza Duomo, la fortezza Santa Barbara che per l’occasione si tinge dei colori caldi della frontiera americana, quella linea che demarca la California dal Messico, quella fonte di ispirazione per un gruppo come i Calexico che prende il proprio nome proprio dalla omonima cittadina ponte tra i due stati.

La musica della band è figlia del mix di queste culture ma non solo: nell’esibizione pistoiese, la prima delle quattro date previste in Italia, siamo stati trasportati sì nel polveroso deserto tante volte ammirato nei vari western (dai quali spesso prendono ispirazione per i loro pezzi) ma anche alle feste di paese, con la vitalità dei Mariachi, dei loro scintillanti ottoni e delle senoritas che ballano a piedi nudi. Ma io, se vogliamo essere proprio sinceri, ci ho sentito tanto della musica folk americana (Dylan e Springsteen), qualcosa degli Who, Santana, un po’ di Stones e un pizzico di post rock / new wave tanto che durante l’esibizione di ‘Not even Stevie Nicks’ la band infila dentro ‘Love Will Tear Us Apart’ dei Joy Division.

Lo show, dapprima forse un po’ freddo per sonorità e scelta di luci, riesce a scaldare la platea che pur gradendo lo spettacolo continua a rimanere seduta sino a quando, complice la volontà del frontman Joey Burns di approcciarsi in lingua italiana e sonorità più danzanti delle altre, si alza in piedi e si riversa sotto il piccolo palco per quella che finalmente diventa una fiesta che si conclude con la loro ‘Cumbia De Donde’.

In apertura di serata il trio acustico di Carlo Rizzolo, veramente interessante per la proposta musicale, un folk arricchito di quelle armonie e melodie vocali che portano prepotentemente ai C.S.N. & Y. , James Taylor, Joni Mitchell e compagnia (bella).

 

CALEXICO live @ Pistoia Blues 2024

Lunedì 08 Luglio – Elio e le Storie Tese

La manifestazione avrebbe avuto il suo proseguo nella serata di domenica 7 quando, a calcare le assi del palco del Pistoia Blues nell’ambito della sezione Storytellers, sarebbe stato Tommaso Paradiso, ex The Giornalisti; perdonerete, spero, il vostro umile scribacchino se non ho ritenuto l’esibizione rientrante nei canoni della testata che state leggendo a differenza del protagonista, anzi dei protagonisti del lunedì: Elio e le Storie Tese.

Stasera proporranno lo spettacolo ‘Mi resta solo un dente e cerco di riavvitarlo’ che alcuni hanno già visto durante le tournée teatrali dello scorso anno, date che segnavano il loro ritorno sulla scena dopo cinque anni di assenza. Puntuali alle 21.15 si spengono le luci ed una voce solenne ci introduce a quella che sembra essere una messa laica, un varietà, una pièce teatrale ed un concerto. Ecco apparire in completo bianco candido uno ad uno tutti i componenti, allargati, del noto complesso musicale che attacca con quella che forse è la loro canzone più nazionalpopolare: ‘La Terra dei Cachi’.

Sono passati quasi 30 anni dall’esibizione sanremese e solo adesso apprendiamo che, in questo lasso di tempo, il visagista delle dive è…MORTO! Secondo il cantante lo stesso periodo sarebbe quello che intercorre tra l’ultima esibizione degli Elii nella città di Giano ad oggi, ma francamente non mi sembra di ricordare fosse mai venuto dalle nostre parti.

Poco importa perché deve essere la musica il vero motivo per cui siamo qua in piazza ed ecco che si rimette in moto la macchina del tempo: dal 1992, anno di ‘Italyan, Rum Casusu Çikti’, vengono snocciolate ‘Uomini col borsello’ (e l’improbabile parte in veneto cantata da Cosma sostituendo l’originale di Skardi dei Pitura Freska), ‘Supergiovane’ introdotta dal un accenno di blues (cavolo in fondo questo è il festival del Blues..) di Faso e il suo mirabolante basso, ‘Servi della gleba’ (con sketch iniziale), ‘Il vitello dai piedi di balsa’ (dove la pena aggiuntiva del reato è l’ascolto forzato di… ‘Brividi’ (!!) con Mangoni – onnipresente e vero e proprio componente non componente del gruppo meneghino – in piena trance esecutiva, ‘Pork & Cindy’, il reprise del Vitello inframezzate da ‘Valzer transgenico’, ‘Born to be Abramo’ e altri classici del gruppo milanese, oltre che da monologhi, sketch vari. Lo spettacolo è veramente godibile, non cala mai l’attenzione su quello che sta succedendo sul palco sino a quando si spenge l’ultima nota di ‘Parco Sempione’ dove davvero si esaltano anche le qualità della corista Paola Folli.

Dalla platea, dapprima flebile, poi sempre più forte, si alza il coro di ‘Forza Panino’, ormai coscientemente dedicato allo scomparso Feiez; a questo punto la band torna sul palco, visibilmente (e falsamente – ricordiamoci di chi stiamo parlando) sorpresa ed attacca con ‘Out Into the Daylight’, cover di MiKe Rutherford  (Genesis per i più distratti) che sottolinea ancora una volta quelle che sono le qualità dei musicisti presenti per poi arrivare alla tanto richiesta ‘Tapparella’ con un Cesareo, nonostante l’immobilismo, veramente protagonista della scena.

Un concerto di Elio è tutto ciò che abbiamo visto stasera: ottimi pezzi, umorismo politicamente scorretto, tecnica, black humor, irriverenza, nonsense, tecnicismi, coinvolgimento del pubblico … Volevate altro? A me è bastato. Promossi a pieni voti.

 

ELIO E LE STORIE TESE live @ Pistoia Blues 2024

Giovedì 11 Luglio – Dee Dee Bridgewater + Mario Biondi

Due giorni di pausa ed ecco che arrivano i canonici tre giorni del festival, quelli che volendo andare a cercare il pelo nell’uovo, sono quelli più legati al nome della manifestazione.

Dopo un’apertura dedicata a “Nuove Voci”, progetto di supporto ai talenti vocali che fanno riferimento alla canzone d’autore e alla musica popolare con l’esibizione di Giulia Colzi, Debora Mungai e Aldo Aldi attendiamo l’ingresso di una delle voci più belle e, nonostante l’età, potenti della scena jazz/blues internazionale: Dee Dee Bridgewater.

La Signora esordisce presentando la sua band, tutta al femminile con Carmen Staaf alle tastiere, Rosa Brunello al contrabbasso e basso elettrico ed Evita Polidoro alla batteria, chiarendo subito quello che sarà il leitmotiv della serata: la lotta delle donne per i loro diritti. Da quello più semplice di suonare (“women can play jazz” dice ad apertura set) a quelli primari di vita civile. E detto da una signora del 1950 che le lotte per i diritti degli afroamericani le ha vissute sulla propria pelle diventa facile emozionarsi e capire la profondità del messaggio.

Simbolico l’omaggio a Nina Simone col pugno alzato, un po’ come gli atleti a Città del Messico nel 1968, e la lunga introduzione (purtroppo in inglese e non sempre capibile) per ‘Strange Fruit’ di Billie Holiday, finita in carcere, perseguitata dal governo USA anche ma soprattutto per quel testo, così cinicamente vero, un atto di accusa contro i linciaggi del Ku Klux Klan e le impiccagioni sommarie che vedevano penzolare appunto dagli alberi gli “strani frutti”

“…Gli alberi del sud danno uno strano frutto,
sangue sulle foglie e sangue sulle radici,
un corpo nero dondola nella brezza del sud,
strano frutto appeso agli alberi di pioppo…”

Una esibizione intensa, emozionante e commovente per una delle grandi artiste che ha saputo trasformare una piazza solitamente vociante e rumorosa in un fumoso club di New Orleans dove, tra il fumo basso delle sigarette e l’orchestra che suona, la gente ascolta in silenzio i grandi classici del jazz. ‘We exist’ è il saluto con il quale il quartetto si allontana dalle assi del palco lasciando il posto al più famoso crooner italiano: Mario Biondi.

Completo sabbia e passo felpato, il cantante siciliano si presenta con la rivisitazione di ‘My favourite things’ da ‘Tutti Insieme Appassionatamente’ contenuto nell’ultimo ‘Crooning Undecover’ che dà il nome al tour che lo vede arrivare, per la seconda volta dopo l’esibizione del 2014, al Festival Blues. Classici del soul, rivisitazioni de ‘La Donna Cannone’ e ‘Prendila così’, ritmi sudamericani e brani propri, quelli che quando vanno in modalità Barry White sono poco digeribili dal sottoscritto. Il concerto comunque si snoda bene tra i pezzi proposti e i piccoli monologhi di introduzione alle canzoni che fanno strappare una risata o applausi scroscianti al pubblico pagante; un po’ come nel film di Fantozzi e le voci incontrollate sul 20 a 0 dell’Italia, serpeggiava la voce che la serata si sarebbe conclusa con un duetto tra i due protagonisti ma, come nel caso della nostra nazionale, il tutto si è risolto con un bis ed un nulla di fatto.

 

DEE DEE BRIDGEWATER live @ Pistoia Blues 2024

MARIO BIONDI live @ Pistoia Blues 2024

Venerdì 12 Luglio – Matteo Mancuso + Mark Lettieri

La penultima sera del programma vede ritornare il Festival ai vecchi fasti.

Si inizia presto dando spazio a bands “minori” e si trovano in cartellone artisti che sono un po’ più legati alla tradizione blues: Will On Earth, Low Town e i locali Blues & Jetta vincitori del concorso Obiettivo Bluesin’; a seguire Mark Lettieri e Matteo Mancuso. Prima di parlare degli ultimi due artisti (problemi hanno impedito al sottoscritto l’accesso in piazza per godersi degli opener) vorrei sottolineare la proverbiale voglia di polemica dei miei concittadini: ogni qualvolta viene pubblicato il cartellone della manifestazione si sentono i mugugni a km di distanza sul fatto che gli artisti chiamati non sono esponenti di tale genere e che forse sarebbe meglio cambiare nome al Festival… puntualmente poi quando vengono chiamati musicisti fortemente legati alla tradizione si diserta la piazza per poter piagnucolare nuovamente tra un anno.

APPLAUSO, SIPARIO

Dicevamo, Mark Lettieri, già Snarky Puppy, ha portato il suo nuovo disco ‘Can I Tell You Something?’ alla attenta platea pistoiese che ha seguito i funambolici passaggi del chitarrista californiano alle prese con funky, fusion, e quel rock che tanto, a mio modesto parere come suono di chitarra, deve a Joe Satriani; parla tanto Mark, forse troppo per un pubblico che ha nella maggior parte un inglese scolastico, però riesco a capire che è contento di suonare in una splendida piazza come quella di stasera. Sono cose – dice – che noi non abbiamo…

Il chitarrista, cinque volte vincitore del Grammy Award, si è portato dietro turnisti di tutto rispetto come il tastierista Daniel Porter, il bassista Wes Stephenson (veramente una groove-machine) ed il batterista Jason Thomas e la scaletta, come detto, ha puntato su pezzi conosciuti come ‘Magnetar’ e ‘Spark And Echo’, ma anche su inediti che finiranno probabilmente sul prossimo lavoro solista. Da segnalare la cover, strumentale come tutto il set proposto, di ‘Time after time’ di Cindy Lauper.

Il quartetto porta comunque a fine l’esibizione per lasciare il palco a Matteo Mancuso, enfant prodige della sei corde: nato a Palermo nel 1996 ha cominciato giovanissimo a suonare la chitarra sviluppando una particolare tecnica personale che vede l’impiego di tutte le dita della mano destra creando così un sound fluido ed estremamente singolare. La giovane età non gli impedisce di presenziare ad Umbria Jazz nel 2017 e aggiudicarsi una borsa di studio al Berklee College of Music di Boston; dopo aver conseguito il diploma al liceo musicale nel giugno 2022 si è diplomato con lode in chitarra jazz presso il Conservatorio di Musica di Palermo. Numerosi sono i musicisti che ha incontrato e che hanno lasciato un segno nella sua formazione musicale: da Tommy Emmanuel a Steve Vai da Al di Meola a Joe Bonamassa, tutti responsabili delle sonorità che possiamo ascoltare nel disco ‘The Journey’ proposto quasi nella sua interezza davanti al pubblico pistoiese.

C’è spazio pure per una comparsata da parte di Lettieri invitato dal nostro per un pezzo, data la piazza, blues anzi, jazz blues. Veramente interessante la proposta musicale di questo ragazzo che, cresciuto con il mito di Angus Young e Ritchie Blackmore sviluppa un proprio sound personale grazie anche alla bravura e ai virtuosismi della sezione ritmica composta da Riccardo Oliva al basso a otto (!!!) corde e Gianluca Pellerito alla batteria.

Un doveroso appunto: tra le due esibizioni abbiamo assistito all’omaggio a Nick Becattini, figura storica del Blues pistoiese, dal 2018 affetto da SLA, malattia che da poco lo ha costretto a lasciare la chitarra. Sul palco insieme a lui, due figure importanti, diverse tra loro ma uguali nella passione e serietà del loro lavoro, per il prosieguo del Pistoia Blues: Silvano Martini e Fabrizio Berti rispettivamente l’uno responsabile della sicurezza da oltre 30 anni e l’altro figura di riferimento per la manifestazione toscana. Per l’occasione è stata fatta ascoltare la traccia ‘Sweet home Pistoia’, totalmente autobiografica, in italiano, dove si ripercorre l’intero percorso dell’uomo Becattini: dal giovane chitarrista della Tobia Blues Band (vista dal sottoscritto nei primi anni 80 al teatro Manzoni) che seduto in piazza sognava sulle note di Muddy Waters presente alla prima edizione targata 1980, al chitarrista che sale sul palco per accompagnare, chiamato all’ultimo secondo, una leggenda come quella di Albert King, dall’emigrante negli States collaboratore di Son Seals alla formazione della propria band e conseguente carriera solista.

Un momento che, confesso, è stato davvero toccante, soprattutto durante l’ascolto del pezzo quando qualche lacrima è scesa non solo dagli occhi del sottoscritto…

 

MATTEO MANCUSO Band live @ Pistoia Blues 2024

MARK LETTIERI Band live @ Pistoia Blues 2024

NICK BECATINI ospite al Pistoia Blues 2024

Sabato 13 Luglio – Devon Allman Project

Si conclude con l’esibizione di Antonello Venditti e la prima tappa del tour per il 40esimo anniversario di ‘Cuore’, questa 43esima edizione del festival, ma per noi seguaci della musica del diavolo l’appuntamento non è in piazza (dove comunque troveranno posto oltre quattromila persone) bensì al Teatro Bolognini dove ci aspetta Devon Allman, figli e nipote di due leggende del southern rock a stelle e strisce per presentare quello che è il suo ultimo lavoro, primo come Project, che uscirà ad agosto.

La platea gremita attende il cantante headliner ascoltando lo show breve ed intimista di Lorenzo Del Pero, cantautore e chitarrista pistoiese dalla vita non sempre semplice e con cicatrici profonde anche se non visibili. L’artista si mette a nudo, i suoi testi, in lingua madre, affascinano per poesia e brutalità, così come la sua voce, sommessa e urlante, un binomio talmente affascinante che anche un piccolo teatro risulta essere uno spazio troppo ampio per uno set così personale.

Cambio palco veloce ed ecco che appare in quasi full-version lo stage degli Allman: manca una batteria ma, oltre al classico chitarrabassobatteria (tutto attaccato come la formazione Mundial dell’82) trovano posto Hammond e percussioni. Dal canto suo Devon, con la fedele Gibson SG, ha sciorinato riff su riff, assoli sentiti e sofferti, lasciato spazio ai propri compagni di viaggio, soprattutto al bravo solista. La voce è roca e possente come quella del padre, a me ricorda spesso Zakk Wylde ma la fonte è la stessa, e quando attacca ‘One way out’ (che a me, Skynyrdiano sembra ‘T for Texas’, cover di Jimmy Rodgers) la gente salta in piedi ed instaura subito un feeling con il chitarrista americano che, oltre a chiamare un giovane fan sotto palco per donargli il plettro, per tutto il resto della serata ringrazierà il pubblico presente e lo coinvolgerà nei cori nella migliore tradizione rock.

Se esiste un bignami del southern, beh, stasera lo stiamo sfogliando: classici della band paterna, composizioni proprie e sudore, tanto sudore, feeling, note tirate e pezzi allungati a dismisura come nel caso di ‘Dreams’ che chiude il set dando agli strumentisti prova delle loro capacità tecniche. Devon Allman saluta ma chi è dentro il teatro non ci sta e comincia a rumoreggiare sino a quando, visibilmente contento il ragazzone non torna sul palco con una acustica (prestata da uno spettatore!!) per eseguire un brano che troverà posto nel disco in uscita e un altro grande classico di famiglia, ‘Midnight rider’.

LORENZO DEL PERO live @ Pistoia Blues 2024

DEVON ALLMAN PROJECT live @ Pistoia Blues 2024


E anche per quest’anno è tutto: un festival eterogeneo che come sempre ha scontentato qualcuno, ha accontentato altri ma che comunque ha totalizzato oltre 25mila presenze in più spettacoli. Tornerà mai il Festival degli anni 80 e 90? Beh, dobbiamo tener conto di diversi fattori: il primo è che molti artisti di quegli anni o sono deceduti o non godono di ottima salute, in secondo luogo è che forse non c’è più una cultura di musica blues e soprattutto vissuta sotto palco da parte delle nuove generazioni, pertanto chi organizza (e diciamolo: CACCIA FUORI I SOLDI) cerca di abbinare la qualità al riscontro di pubblico a dispetto di un nome che è sì storico ma non deve essere per forza legato ad un genere musicale (vedi quest’anno Umbria Jazz e nomi quali Lenny Kravitz, Toto e Nile Rodgers & Chic…).

Ci sentiamo tra un anno, sempre che qua a Suoni Distorti non mi caccino…

Buona musica dal vivo a tutti!

A cura di Luca Guiotto