NOVEMBRE – Ursa

Novembre - Ursa 2016Quando l’attesa di un nuovo album di una band dura degli anni bisogna mettere in conto che questa possa prendere strade inattese o peggio ancora realizzare un’opera senza capo nè coda.

Nove anni sono passati da ‘The Blue’, apice della produzione discografica dei Novembre e, anche a causa di vari riassetti della band, molti temevano che ormai niente sarebbe più stato prodotto da questa band. Fortunatamente nel 2016 esce su Peaceville Records l’album ‘Ursa’, acronimo di “Union Des Republiques Socialistes Animales” usato per ricordare “La fattoria degli animali” di Orwell, realizzando un ottimo album.

Come ci avevano abituati nei precedenti lavori, la sperimentazione è l’elemento portante di tutto l’album. Nelle canzoni non danno mai nulla per assodato, inserendo arpeggi di vari strumenti di norma snobbati da gran parte del mondo metal o break silenziosi che spezzano il climax ascendente, tanto da trasformare il senso stesso del brano, lasciando stranito l’ascoltatore.

Come sempre a dar forza alla parte musicale è l’espressività della voce di Carmelo Orlando, che riesce con estrema facilità a passare dal cantato pulito a quello sporco e viceversa senza appesantire il tutto. Sempre al cantante si deve poi anche la stesura dei testi di ‘Ursa’, che stanno in bilico tra gli orwelliani richiami della title track e un senso di angosciante straniamento dal mondo che ci circonda

Questa atmosfera è presente fin dalla prima traccia ‘Australis’, che ci accompagna, tra arpeggi e suoni più aggressivi, nel vivo della narrazione musicale, la quale attraverso ‘The Rose’ ci porta a ‘Umana’, uno dei brani migliori dell’album, in cui si fondono tutti gli elementi tipici dei Novembre. La title track ci pone di fronte ad una trasformazione del mondo dal quale chi vuole può salvarsi scegliendo di entrare in una stalla, luogo simbolico dove si riunisce chi non si accontenta di vedere quello che ci viene imposto.

‘Ocean of Afternoon’ con l’aggiunta di una parte suonata con il sax di Paolo Sapia, è il brano più avvolgente, seguito da ‘Annoluce’ dove si ritorna a ritmi più incalzanti. A spezzare il continuum musicale è ‘Agathae’, pezzo strumentale che mi ricorda con il suo rift (specialmente nell’intro della canzone) atmosfere da canzone napoletana, che con il procedere dei minuti si trasforma dando spazio ad un’oscurità sottolineata dalla chitarra iniziale che si fa più opprimente, sostenuta in questo da una batteria sempre più sincopata. Tale atmosfera sembra quasi essere un preambolo per ‘Bremen’, dove l’uomo è solo uno schiavo di potenti che guidano le masse a proprio piacere. In chiusura “Fin” dove la tematica dell’acqua e della Terra chiudono il cerchio iniziato con ‘Australis’.

Gli anni di silenzio non hanno intaccato le capacita della band. ‘Ursa’ si presenta fin dal primo ascolto un album completo sia a livello testuale che musicale, dimostrando nuovamente il diritto di essere considerati una delle migliori band italiane. A differenza di ‘The Blue’ è musicalmente meno complesso, rendendone la fruizione molto più semplice anche per chi li ascolta per la prima volta. Non è da considerare un difetto o un limite, ma semplicemente una scelta che può portare a nuove forme espressive.

A cura di Luca Truzzo

  • Band: Novembre
  • Titolo: Ursa
  • Anno: 2016
  • Genere: Doom / Melodic Death Metal / Progressive Death
  • Etichetta: Peaceville Records
  • Nazione: Italia

Tracklist:

  1. Australis
  2. The Rose
  3. Umana
  4. Easter
  5. Ursa
  6. Oceans of Afternoons
  7. Annoluce
  8. Agathae
  9. Bremen
  10. Fin