JUDAS PRIEST, SAXON e PHIL CAMPBELL infiammano Milano: report e foto dell’evento
Che serata e che onore essere stato presente allo spettacolo al Forum di Assago lo scorso 6 Aprile, per un grandissimo concerto degno della NWOBHM e per il gigantesco tour mondiale di ‘Invincible Shield’ degli inossidabili Judas Priest.
L’unica data italiana ha visto i Saxon insieme a Phil Campbell and the Bastard Sons, ad agitare per bene la folla, prima che gli headliner vestiti di pelle e borchie salissero sul palco.
Sia i Saxon che i Judas Priest sono due grosse band classiche che hanno prodotto tantissima musica nell’arco di questi decenni. Mi lascia davvero a bocca aperta realizzare che il primo album dei Priest, ‘Rocka Rolla’, sia uscito esattamente 50 anni fa quando ancora andavo alle scuole medie. Purtroppo, considerando l’età delle band, non sorprende che stasera sul palco non siano presenti un gran numero di membri fondatori.
Ad aprire la serata è stata la band capitanata da Phil Campbell, ex Motörhead, ed i suoi Bastard Sons che con ‘Kings Of The Asylum’ sono giunti al loro terzo disco in studio – ed il primo con il nuovo cantante Joel Peters. Avevo già visto questa band live qualche anno fa con il precedente cantante e dal vivo questo nuovo singer ha portato la band ad un livello superiore; inserendosi perfettamente anche nel lavoro in studio. Anche questa volta Phil e Todd Campbell si sono spinti oltre con i loro riff. Il brano di apertura, ‘We are the Bastards’, ha avuto un immediato impatto sul pubblico ed a seguire ‘Schizophrenia’, il primo brano tratto dall’ultimo lavoro che ora sembra un vero e proprio punto fermo nella scaletta anche per il suo impatto molto hard.
Più di ogni altra cosa, però, queste proposte stasera sono semplicemente brillanti canzoni hard rock e ‘Strike The Match’ è una tra queste, forse la migliore anche se in realtà, posso ammettere che le ho trovate tutte molto belle. Come al solito, ‘Dark Days’, tratta da ‘The Age of Absurdity’, offre la possibilità di riprendere fiato, con le vibrazioni blues della chitarra di Phil Campbell che risuonano per tutto il Forum. Inevitabilmente, viene offerto qualche pezzo dei Motörhead, e ascoltiamo tra questi una furiosa ‘Born To Raise Hell’, ma il caos con tanto di pogo incontrollato è stato con ‘Ace Of Spades’. Si giunge alla fine del tempo concesso a Phil Campbell and the Bastard Sons con ‘Strike the Match’, anche questa tratta dall’ultimo disco e che conclude la loro esibizione in un’esplosione sfrenata che sblocca il pubblico per le altre due band.
Ad aprire prima degli hadliner sono stati i Saxon. Anche se il chitarrista Paul Quinn non è più in tournée con la band, il suo posto è occupato dal membro fondatore dei Diamond Head, Brian Tatler, e questo ha lasciato il frontman Biff Byford come unico membro della line-up originale sul palco.
Il vocalist non dimostra assolutamente i suoi 73 anni e la sua voce è rimasta praticamente perfetta. I Saxon sono una band che non avevo mai visto dal vivo prima, ovviamente conosco molto dei loro album e devo dire che dal vivo hanno superato le mie aspettative.
Sul palco Byford, nella sua tipica giacca con molti bottoni, spesso sembra che stia tenendo una conferenza piuttosto che cantare, specialmente durante la traccia di apertura. Era come se si stesse assicurando che il pubblico fosse all’altezza dell’impatto musicale che sarebbe seguito da lì a poco. I Saxon hanno suonato per poco più di un’ora e il tempo è volato via piacevolmente. Sono felice di averli visti e ne sono rimasto entusiasta. Biff è una leggenda e da questa performance posso capire chiaramente il perché. Il resto della band potrebbe non essere stato lì dal primo giorno, ma hanno suonato come se si conoscessero da così tanto tempo.
Ecco il turno dei Judas Priest che iniziano il loro concerto subito dopo l’introduzione di ‘War Pigs’ e l’inno del tour ‘Invincible Shield Tour Anthem’. La band è esplosa sul palco non appena il drop che li nascondeva cade giù all’improvviso… subito in una scintillante palla d’argento e spuntoni ecco i Priest che si lanciano nella nuova canzone ‘Panic Attack’, tratta dal loro ultimo capolavoro. Loro sono probabilmente l’unica band rimasta senza membri fondatori, ma questo se includiamo l’era precedente a ‘Rocka Rolla’, prima che si assestassero in una formazione semi stabile.
Se prendiamo quel periodo come punto di partenza, allora Rob Halford e Ian Hill sono i due che ancora calcano la scena, anche se Glenn Tipton è sempre stato presente in studio e suonerà live gli ultimi due brani dello show. Halford, però, resta – giustamente o ingiustamente – il fulcro della band. Trovo la voce di Rob possente ed impeccabile e mi sono stupito di come le leggendarie note alte andavano più che bene. In effetti, secondo me, erano più le gamme medie e basse dove non riusciva a “centrare perfettamente il bersaglio”. Per fortuna le cose sono migliorate man mano che le canzoni e lo spettacolo andavano avanti.
Subito si è passati all’esecuzione di ‘You’ve Got Another Thing Comin” ed, a seguire, ‘Rapid Fire’ e la super acclamata ‘Breaking the Law’, ovviamente cantata all’unisono dal pubblico del Forum. Tutto sommato, nel complesso, il suono era perfetto, l’equilibrio sonoro era ovunque, e gli assoli di chitarra erano più silenziosi del ritmo e della voce quando avrebbero dovuto urlare in primo piano ed essere messi in evidenza. ‘Saints In Hell’ è stato il recupero d’archivio leggermente più gradito, vedendo finalmente la luce per la prima volta dal 2019, mentre con ‘Metal Gods’, si è presentata l’animazione ormai familiare e la camminata robotica di Halford sul palco. Il pubblico, però, ha decisamente apprezzato le canzoni più conosciute… ‘Turbo Lover’, ‘Breaking The Law’ e ‘Painkiller’, che ovviamente hanno fatto impazzire i fan. Il set si è concluso con quattro pezzi forti che probabilmente erano abbastanza semplici da indovinare.
Per il bis è stata offerta ‘Electric Eye’, seguita dal suono dei motori che si accendono da dietro le quinte e Rob emerso in un pennacchio di fumo sulla sua Harley Davidson rivestita di pelle, catene e berretto… ed ecco intonare ‘Hell Bent for Leather’. Inoltre, l’attesa nei bis era anche per l’apparizione sul palco di Glenn Tipton, che ha suonato gli ultimi due brani ‘Metal Gods’ e ‘Living after Midnight’ – brani suonati forse con un po’ di difficoltà, visto che, purtroppo, èGlenn malato di Parkinson.
Il set dei Judas Priest è stato eccellente: un’ottima illuminazione, un grande fondale che riproduceva video o mostrava i membri della band in piena attività e, in particolare, il logo sopra il palco che si abbassava occasionalmente al centro per un ulteriore effetto scenico.
Un live, nella sua totalità, spettacolare!
A cura di Pino Panetta