Intervista a Cristina Scabbia (Lacuna Coil), Mario Riso e KG Man (Rezophonic)
In occasione del party di riapertura per il Dagda Live Club di Borgo Priolo (PV), che ha avuto come ospiti della serata tre grandi nomi del panorama musicale italiano, Mario Riso, ideatore del progetto Rezophonic e KG Man con il loro spettacolo “Rock The DJ” e un super special guest come Cristina Scabbia, singer dei Lacuna Coil, ho avuto la possibilità di poter scambiare una interessante e piacevole conversazione con loro prima dell’esibizione, una chiacchierata nella quale ho chiesto loro di raccontarsi, e parlare dei loro progetti, un’intervista che mi auguro, troverete interessante anche voi nel leggerla.
Come prima cosa, ringrazio per la disponibilità nel concederci questa chiacchierata, la prima domanda è per Cristina, a cui chiedo, conoscendo la tua lunga carriera, cosa c’è oggi della Cristina Scabbia che tempo fa ha iniziato la sua avventura nel mondo della musica?
Cristina: Tutto, nel senso che comunque la passione e le emozioni sono immutate, mi sembra sempre la prima volta e credo sia un bene perchè penso sia importante pensare sempre di avere qualcosa da imparare, da affrontare, non sentirsi mai “arrivati” e mantenere sempre uno spirito spontaneo e naturale di chi sale per la prima volta su un palco, mi sento sempre un pò cosi, se vogliamo anche un pò intimorita dai diversi tipi di pubblico, soprattutto in situazioni particolari e diverse dai Lacuna Coil, e questo trovo sia estremamente stimolante, specialmente se mi capita di affrontare queste esperienze insieme a persone con cui mi trovo bene, lavorativamente e a livello umano.
Proprio pensando alle persone con cui hai collaborato, non possiamo non pensare a nomi di grande rilevanza come Franco Battiato, o gruppi metal di rilievo internazionale come i Megadeath o gli Alter Bridge per citarne alcuni, nomi anche appartenenti a generi molti diversi tra loro. Quanto conta secondo te per un artista sapersi sempre reinventare e rinnovare?
Cristina: Si, tante di queste collaborazioni anche inaspettate, come ad esempio quella con Battiato, non avrei mai pensato che potesse conoscere me e i Lacuna Coil. Per il resto più che reinventarsi secondo me bisogna sapersi “prendere sul serio senza prendersi sul serio”, che può sembrare un paradosso ma in realtà si tratta solamente di tenersi con i piedi per terra e buttarsi, anche se non sempre si può avere la conoscenza completa in materia ma comunque buttarsi e vedere che cosa capita, in questo ho un pò lo spirito di un bambino, mi piace molto buttarmi e vedere cosa succede.
Conoscendo la tua grande esperienza a livello internazionale, anche se può sembrare una domanda banale, dal tuo punto di vista quali sono, se ci sono, le differenze che hai trovato, anche considerando il momento particolare e non semplice del panorama live, tra la risposta del pubblico in Italia e all’estero?
Cristina: Non ti so bene definire le differenze tra i vari tipi di pubblico, perchè poi dipende sempre anche dalla città, dal locale, la gente è più o meno la stessa ovunque, nel senso che comunque la gente a cui piace la musica, a cui piacciono i concerti, è più o meno la stessa ovunque. Noi con i Lacuna abbiamo questa particolarità di essere quasi considerati americani in America, inglesi in Inghilterra e cosi via, non ci identificano come italiani ma più come gruppo internazionale, e trovo sia una cosa curiosa perchè non saprei trovare il motivo di questo, forse perchè ci siamo sempre rinnovati, non abbiamo mai avuto paura di buttarci in cose nuove, se vogliamo possiamo quasi definirci un gruppo “cult” più che un gruppo appartenente ad una scena vera e propria, che può essere sia un handicap che una cosa bella sotto certi aspetti, in quanto siamo quel gruppo considerato sempre un punto di domanda nel senso che ci si chiede quale sia esattamente il nostro genere, e per me questo è un vantaggio, perchè ci ha permesso di andare avanti cosi tanti anni, rinnovandoci ed essere rispettati dagli appartenenti alle diverse scene musicali, o anche criticati, che comunque a mio parere rimane una cosa buona se ti aiuta a crescere.
Passando la parola anche a Mario Riso e a KG Man, che stasera si esibiranno insieme a Cristina con il loro spettacolo “Rock The Dj”, a voi chiedo come nasce l’idea di un dj set in cui in realtà si suona “davvero”, in cui si suona, fondamentalmente, e non ci si limita a mandare pezzi in base.
Mario: Infatti, nasce proprio da questo, dal fatto che ho sempre un pò detestato i Dj che usano il termine “suonare”, in realtà per me suonare è qualcosa di particolare, ho dedicato la mia vita a studiare gli strumenti, provando a migliorarmi quindi avendo a che fare spesso con Dj che dicono “questa sera suono”, ho pensato di fare qualcosa di particolare e quindi questo dj set è davvero innovativo, a me piace l’idea di provare a sperimentare reinventando cose che magari già esistono ma che è bello rivisitare sotto una chiave nuova.
Ad esempio abbiamo fatto questo anche con i Rezophonic, mettendo insieme tanti artisti per un progetto umanitario che non fosse destinato a durare poco, ma che da dieci anni porta in giro la sua musica per un obiettivo di solidarietà. E Rock The Dj altro non è che il primo dj set live, rock, perchè di questo si tratta, suonato realmente con la batteria e con l’ausilio di basi che sono i master originali dei dischi, delle hit , voglio definirle cosi, dagli anni 60 ad oggi, ed è una cosa nuova, perchè non si è mai visto un batterista rock, che suona i classici del rock, dal vivo, con una selection fatta da un Dj in questo caso, che prova ad interagire con il pubblico facendolo divertire e soprattutto provando a mettere brani in grado di accontentare un pò tutti in quello che è un genere che io amo.
Parlando ancora con Mario, visto che hai citato i Rezophonic, di cui sei il fondatore, e che tra l’altro quest’anno compiono dieci anni di attività, e visto che sia tu che Cristina e KG Man ne fate parte, insieme a molti altri artisti, volevo chiederti quanto questo progetto ti, e vi ha cambiati, sapendo che grazie a questo progetto avete fatto qualcosa di davvero grande, riuscendo ad aiutare tantissima gente nel mondo…
Mario: Si, quest’anno è il decennale, la cosa bellissima di Rezophonic è che i risultati che abbiamo ottenuto, li abbiamo ottenuti praticamente senza rendercene conto, perchè ci ritroviamo divertendoci insieme, diventando “fratelli nella vita”, alcuni ovviamente sono più presenti e di conseguenza è nato un rapporto umano ancora più grande, ma anche con gli altri, ogni volta che ci si ritrova su un palco, in giro per l’Italia o nel mondo, è come se si fosse stati insieme senza lasciarsi neanche per un istante, si è creata una grande famiglia e per noi è un orgoglio che l’Italia per prima abbia avuto questa opportunità di costruire una famiglia cosi numerosa, con cosi tanti artisti di generi differenti che si sono uniti per un denominatore comune, che è il grande cuore.
Tutti gli artisti ogni volta rispondono presente, ogni volta in cui c’è bisogno, per rendersi utili e disponibili, e questa è stata la riprova che in Italia abbiamo tantissimi talenti, sia persone già affermate, ma anche tantissimi altri che vogliono rendersi utili pur non avendo ancora avuto modo di dimostrare il proprio valore con le rispettive band e questo è bello perchè Rezophonic non ha bisogno di “nomi” ma ha bisogno di “uomini”, e quindi tutti si comportano in modo da essere persone pronte ad essere lì quando ce n’è il bisogno, per rendersi utili e provare a costruire qualcosa di magico attraverso la musica e questo è bellissimo perchè spesso si ha l’impressione che ci si comporti in base ai numeri e ai risultati raggiuinti, e invece devo ammettere che ho scoperto che più le persone sono grandi tantopiù non lo fanno pesare.
Chiuderei l’intervista chiedendovi cosa consigliereste, in base alla vostra esperienza, a chi vorrebbe intraprendere una carriera nel mondo musicale oggi, o chi comincia ad affacciarsi in questo mondo, e cosa pensate del fenomeno dei talent show che oggi sono cosi popolari..
Cristina: Più che consigliare, visto che comunque non esiste un segreto per poter cominciare in maniera positiva una carriera musicale, o continuarla, direi che potrei suggerire di guardarsi veramente dentro e cercare di capire se è quello che si vuole veramente fare perchè tante volte si parte con un desiderio pensando ad un obiettivo che in realtà non è quello che dovrebbe essere, nel senso che tanti vogliono cominciare pensando di diventare famosi, per vedere la loro faccia su una copertina, chiedendosi come si riesca a fare dei tour mondiali..
in realtà non si tratta di nessuna di queste cose, nel senso che queste sono tutte conseguenze, firmare un contratto con una casa discografica è solo l’inizio, non l’obiettivo da raggiungere ma un punto di partenza, ci sono tanti sacrifici da dover fare, non è tutto oro quello che luccica, non si tratta solamente di raggiungere popolarità, si tratta di lavorare molto, anche quasi eliminando la propria vita privata, consacrando se stessi alla propria carriera, alla musica, al cantare. Guardarsi dentro e cercare la conferma che è quello che si desidera davvero fare e vivere una vita a 360 gradi nella musica, immergendosi completamente, e piano piano, senza farsi illusioni, essere ambiziosi senza essere superbi, senza mai pensare di essere arrivati o di essere migliori degli altri, anche perchè come si arriva in cima si può anche facilmente cadere. Quindi credo sia importante ricordarsi sempre da dove si è partiti, rispettando gli altri anche nelle piccole cose, essere puntuali, rispettosi e fare bene il proprio lavoro.
Parlando di talent io credo che a volte si tenda a puntare un pò troppo il dito, nel senso che ragionandoci su, pensiamo ad esempio ai nostri esordi con i Lacuna Coil, pur non essendoci i talent, mandammo la nostra musica a diverse case discografiche, e alcune ci dissero di non essere interessate, mentre altre decisero di puntare su di noi, a conti fatti non è molto diverso nel senso che ci sarà sempre qualcuno disposto a darti una possibilità o a non dartela. Nel caso dei talent ovviamente essendo programmi trasmessi in televisione, con una giuria fatta da poche persone, sembra strano che poche persone possano avere in mano il tuo destino ma in fin dei conti è cosi anche con una casa discografica che comunque può decidere di darti una possibilità oppure no.
Se per esempio vent’anni fa qualcuno alla Century media avesse ritenuto che come Lacuna Coil non avessimo avuto nessun futuro come gruppo, noi non saremmo qui di conseguenza non vedo questa enorme differenza, ci sarà sempre qualcuno che ti permetterà di andare avanti oppure no, tu dovrai comunque sempre rimboccarti le maniche e provare, ma sempre con scelte da fare e cose che potranno dipendere da altri. E’ un discorso molto ampio, è facile puntare il dito e secondo me occorre comprenderne il meccanismo guardando i tempi di oggi con la giusta mentalità, non possiamo guardare il 2016 con la mentalità degli anni 80, adattandosi ai cambiamenti e accettando alcune cose.
Mario: Io una mia opinione riguardo i talent show me la sono fatta, anche riallacciandomi a quello che diceva Cristina, continuo a sostenere che l’arte non sia nata per pagare le bollette, è una forma di espressione e chi viene “toccato” da un talento che fa capo al mondo dell’arte, quindi la musica, la pittura, la poesia, credo viva il suo talento come una necessità, io dico sempre che per me bere, mangiare e suonare la batteria sono cose che metto sullo stesso piano, non potrei farne a meno. La dignità di un musicista è particolare nel senso che in nessun’altra attività lavorativa c’è la predisposizione a fare qualcosa per il puro gusto di farlo.
Riguardo i talent io credo siano una parte importante della civiltà di oggi, l’unica cosa che mi dispiace è il fatto che il talent abbia preso il sopravvento su tutto, quindi il problema reale è che stia diventando un pò la scorciatoia per il music business per riuscire ad investire su nuovi artisti veicolando il talento e quindi l’arte in contenitori che purtroppo il più delle volte sono “usa e getta”. Una volta un disco era un punto di arrivo, a cui si giungeva dopo anni e anni di prove e dopo che qualcuno finalmente ti dava questa opportunità, oggi invece un disco è un punto di partenza per chiunque, quindi un talent fa si che ci sia della visibilità, ma fa anche si che gli artisti che escono da un talent siano veicolati dagli autori o dalle case discografiche che decidono facendo un pò il bello e il cattivo tempo.
Racconto un aneddoto: parlando con Enrico Ruggeri tempo fa si considerava il fatto che se artisti come lui, o come Guccini, o De Gregori avessero dovuto passare da un talent, probabilmente sarebbero stati scartati. Nonostante purtroppo stiamo perdendo i veri cantautori credo che la musica, quella vera, quella sana, continuerà a vivere a lungo mentre i talent prima o poi vedranno un declino. Come diceva Cristina è un discorso molto ampio e delicato, io credo che comunque la verità stia nel mezzo, dal momento in cui è un’opportunità credo che sia giusto coglierla cercando di sopravvivere ad essa.
Ai miei tempi dire “suono in una band” era un motivo di vanto, oggi è quasi da sfigati, e questo è un pò quello che vogliamo combattere con Rock The Dj, voglio suonare uno strumento vero, ma al tempo stesso far conoscere i classici del rock che sono senza tempo e che vorrei che i ragazzi di oggi riscoprissero. Io essendo nato negli anni 60 voglio poter vivere la musica del 2016 senza dimenticare le origini, mi piace dire che i palazzi si costruiscono partendo dal terreno, non dall’ultimo piano, anche se purtroppo la nostra società dice che abbiamo scordato qual’è il pianterreno.
Con questa risposta molto esauriente concludiamo la nostra chiacchierata, dal punto di vista personale, ma credo anche da parte dei lettori, non posso che ammirare il modo in cui portate avanti le vostre carriere e i vostri progetti, vi ringrazio tantissimo per la disponibilità e la simpatia con cui avete accettato di scambiare questa bella chiacchierata con me e condividerla con i lettori di SDM!
Foto & Intervista by Fabry C.
Back office di Suoni Distorti Magazine