Intervista a Il Dio Cervo
Tra i gruppi emergenti del panorama musicale italiano ci sono anche i doom stoner pavesi Il Dio Cervo, band composta da quattro elementi, che basa il proprio repertorio su atmosfere inquiete e sonorità incalzanti. Li abbiamo incontrati e abbiamo scambiato quattro chiacchiere con loro, per conoscerli meglio e per parlare di quelli che sono i progetti e le idee del gruppo.
Come prima cosa, grazie per la vostra disponibilità a parlarci un po’ di voi, partirei dalla più semplice delle domande, in due parole, chi è “Il Dio Cervo”?
Il Dio Cervo rende grazie a te, ma soprattutto grazie per la domanda. Ci piace pensare al Dio Cervo come a un essere antico e primordiale che risponde agli stimoli più bassi e primitivi: fame, sete, sesso, paura. Un vecchio con la mente da giovane e un giovane con le membra da vecchio. Il Dio Cervo comunica attraverso un linguaggio oscuro e multiforme, con una marcatissima e insolita pronuncia della Erre.
Il suo messaggio è chiaro per chi lo vuol comprendere, inneggia alla pace e alla guerra, dei sensi, una guerra apostolica del cuore. Il Dio Cervo è una predisposizione dell’animo, non concepisce i concetti di tempo e di spazio, è ovunque e per sempre e, come il suo ben più famoso cugino Gesù, non c’è mai quando avresti bisogno di Lui. Ma in fin dei conti il Dio Cervo è soprattutto il suono della foresta nemica. E il Dio Cervo è un pò in tutti noi, non credere!
Il vostro è un gruppo decisamente particolare, a cominciare dal genere che proponete passando per i costumi che alcuni di voi usano in scena. Com’è nata l’idea, cosa vi ha spinti a scegliere questo stile e soprattutto il nome del gruppo?
La scelta è stata quasi casuale. Dopo una fallimentare girandola di nomi dal dubbio gusto (Piccole Suore con Grandi Pistole, Piccole Sorelle con Grandi Rivoltelle, Piccole suole con glandi a Pistoia, etc), ci siamo fatti un’esame di coscienza ed è scesa su di noi, subitanea, la suggestione di questo benedetto Dio Cervo. Anche la scelta dei costumi è stata istintiva, come un’illuminazione improvvisa, una vocazione vile e folgorante, insomma: una falsa invalidità.
Abbiamo parlato del vostro genere, un doom in cui le percussioni hanno un ruolo molto marcato, suoni che in alcuni passaggi potremmo definire quasi psichedelici. Quali sono i vostri modelli e a chi, o a cosa, vi siete ispirati?
Ci riteniamo più vicini alla psichedelia che al doom, veniamo da influenze diverse e variegate. Cerchiamo una sorta di mantra, di ipnotico. Band di riferimento, forse: Earth, Swans, Neurosis.
Anche a livello estetico non si può dire che Il Dio Cervo sia un gruppo banale, il fatto di portare in scena costumi che rimandano a figure religiose/pagane è sicuramente una scelta coraggiosa che tuttavia mette in mostra la vostra originalità. Personalmente trovo sia una bella cosa riuscire a distinguersi creando una propria identità, ma dal punto di vista del pubblico, come siete visti, a maggior ragione da quelli che vi vedono per la prima volta?
Il Dio Cervo è assolutamente frutto di una elaborazione spontanea (il che è un ossimoro, ma fa niente…), al limite del caso. Pura suggestione, senza nessun tipo di costruzione a tavolino. Un nostro amico di nome Burzum (incredibile coincidenza, questa!) un bel giorno ci ha prestato un saio. Al cantante peraltro stava benissimo, e da lì in poi, il resto insomma è Storia. L’intento che abbiamo nei confronti del pubblico è una sorta di performance, generica eh.
C’è un brano di cui andate particolarmente orgogliosi, o che considerate come quello che più vi rappresenta, tra quelli che avete realizzato?
Le canzoni dell’album, che uscirà a breve (maggio o giugno probabilmente), ci piacciono tutte allo stesso modo. Per noi non sono slegate l’una dall’altra, sono per così dire una suite unica, un concept su deprivazione e sazietà.
So che avete suonato diverse volte con altri gruppi locali e non, come vi rapportate rispetto al panorama musicale della vostra zona, e che tipo di ambizioni possiamo attribuire al Dio Cervo a livello di espansione del proprio pubblico?
Ci sono un sacco di gruppi validi in zona, con cui abbiamo suonato o ci piacerebbe suonare. Da pilastri del panorama underground nazionale quali Zolle e Syk, a gruppi emergenti della zona come Allan Glass, AufbrucH, Dendrophilia, Necroart, Oh Lazarus, Premarone, RBMK; senza dimenticare i lodigiani Intimissimo e One-Eyed Jack di Brescia. Non solo bravi musicisti, ma anche protagonisti silenziosi, infaticabili demiurghi della scena.
Festival come il Rock Valley di S. Maria della Versa (PV) e il Creature Festival di Lodi sono ormai appuntamenti imperdibili per chi ama la musica e un determinato tipo di approccio. Citiamo anche il River Rock, la Festa dell’equinozio e la neonata agenzia di booking Yolk, tutte situazioni animate da buona volontà e un sano spirito do it yourself.
Per quanto riguarda Il Dio Cervo, ora che sta per uscire il nostro primo disco registrato presso SFR Studio di Adamennon (che ha prodotto fra gli altri: Fuoco Fatuo, Black Temple Below, Liturgia Maleficarum), siamo alla ricerca di un’etichetta e, sempre ovviamente, di… date, date, date.
Essendo quattro persone, immagino diverse tra loro, è inevitabile che vi sia una crescita, non solo a livello umano ma anche musicale. Come vedete il vostro progetto nel prossimo futuro, avete già in cantiere qualche nuova idea?
La certezza nel futuro è un ricettacolo di false illusioni, infatuazioni, infezioni uditive che rendono via via claudicanti. Nasce probabilmente da ciò la necessità da parte nostra di intraprendere, oltre al Dio Cervo, altri progetti collaterali molto diversi fra loro: dall’esperienza one man band di Baritoprince al math-rock di Iarballe, dall’ambient di Altaj al folk-drone di Capretto, dall’ emo-math di La spirale della droga al noise pazzeriello di Black Monolito. Tutte situazioni che ci permettono di muoverci liberamente e alimentano di continuo la nostra ispirazione.
Vi faccio una domanda più leggera, avete un aneddoto, divertente o no, relativo alla vostra esperienza come gruppo, che volete condividere con noi?
Ora, non so voi, ma a me quella che sto per raccontarvi pare una storiella divertente: dovete sapere che la nostra disposizione sul palco è del tutto funzionale alla sordità nell’orecchio destro del nostro bassista. E questo ci pare già abbastanza buffo.
Se poi volete sbellicarvi dalle risate ve ne raccontiamo uno un po’ più prurigginoso: ci trovavamo in un locale, durante il soundcheck di altri gruppi, mentre eravamo seduti in attesa, fra di noi, e tosto arriva la piacente padrona del locale che affascinata dal cane del nostro bassista (di cui abbiamo parlato più dettagliamente prima). Ecco, ora scusate questo periodo sintattico scevro di proposizioni subordinate mal costruite… Insomma: si è infilata un wurstel in bocca e si è fatta leccare tutta la faccia dal nostro vecchio amico a quattro zampe!
Come ultima cosa, oltre a ringraziarvi ancora per il tempo che ci avete concesso, vi chiedo di chiudere questa intervista lasciandovi lo spazio per dire qualcosa ai vostri fans, e per fare un saluto ai lettori di Suoni Distorti Magazine, magari dando appuntamento al vostro prossimo live.
In un frangente di sobrietà breve e improvvisa, cogliamo l’occasione per ringraziare il Circolo Dagda di Borgo Priolo, dove abbiamo suonato con immenso piacere durante lo Scary Party lo scorso 17 aprile (qui il live report, ndr). Ci è piaciuto molto anche realizzare questa intervista, che speriamo possa divertire i lettori di Suoni Distorti Magazine.
Ai nostri fan consigliamo inoltre di credere sempre in loro stessi e di inseguire i propri sogni, senza dimenticare da dove son partiti in origine. Ricordatevi sempre di irrorare i campi col vostro seme: tutte le cose belle, tipo le religioni, i soldi, la pace, le guerre, i soldi, sono nate raccogliendo questi frutti.
Prossima data del Dio Cervo: il 16 maggio alla Gilda dei Vagabondi di Pavia e sarà una serata dedicata al crowdfunding. Le donazioni serviranno a sostenere la nona edizione del mitico Creature Festival di Lodi!
- Potete seguire Il Dio Cervo dalla loro pagina facebook.
Intervista a cura di Fabry C.
Back office di Suoni Distorti Magazine