IMPACT – Attraverso L’involucro

IMPACT – Attraverso L’involucro

Nei prossimi tre post proverò a recensire, in ordine rigorosamente anti-cronologico, tutti i dischi degli Impact, band ferrarese di cui ospiterò molto presto anche un’intervista su questo sito.

Dico “anti-cronologico” perchè credo che l’ascolto che ho dato ai loro CD, sebbene non sia certo rilevante dal punto di vista “musicologico”, lo è da quello dell’assimilazione eterogenea dello stesso. L’uscita di opere del genere, infatti, difficilmente segue una logica dettata dal tempo, tranne rari casi (Peggio Punx): spesso le “meteore” di cui ho parlato in altra sede – quelle che si esauriscono nell’arco di due cd come i Cro Mags – sono affiancate da band come gli Impact che si sono sapute inventare monoliticamente. Ed in tal caso non conta affatto quale disco sia uscito prima (“migliore”) e dopo (“peggiore”). Ecco cosa intendo per anti-cronologico: significa che non segue una qualche evoluzione sonora, bensì tutta la discografia nota della band è sullo stesso livello (alto).

Ho conosciuto questa band per via di una toppa (molto bella, tra l’altro) ricevuta da Giulio dei Cripple Bastards dopo aver ordinato un paio di CD dalla celebre “EU 91 Serbian League”. A volte il caso porta le cose migliori, ed è esattamente questo il… caso: “Attraverso l’involucro” è un viaggio convulso attraverso le strade che portano alla ribellione contro il mondo dell’indifferenza e, se necessario, anche contro se stessi (auto-cambiamento). Basta armarsi di un basso, una chitarra, una batteria e la voglia di mostrare se stessi.

Un viaggio, beninteso, condotto non mediante le illusioni hippie che hanno drogato (fisicamente e psicologicamente) qualche generazione prima, bensì con la consapevolezza di chi vuole reale e tangibile vendetta contro i torti subìti. Non sarà facile addentrarsi per queste vie (“Non c’è pace per noi”), in fondo il pessimismo cosmico è da tenere alla larga (“Realtà Mutabili”: “ancora troppo facile sentirsi soli“), ma tale rivalsa non si esercita con la violenza insensata e (a volte) dadaista del punk ’77, bensì attraverso l’affermazione di se stessi come individui capaci di cambiare le cose. Nella peggiore delle ipotesi, esclusivamente a proprio vantaggio.

Il riscontro di quest’ultimo aspetto è evidente dalle parole degli stessi Impact (“Dolci sensazioni“):

“Dolci sensazioni nel tuo corpo, sensazioni sintetiche, sensazioni artificiali, Stato di quiete nel tuo cervello: i tuoi problemi non ci sono.”


“La tua gioia è stata un attimo-sei ancora nella merda”


“Angosciosa paura di affrontare questa vita.”

Un disco veramente notevole: potete scaricarlo liberamente dal sito web della band.

Sito web: http://www.impact-hc80.com/