DEPECHE MODE: il photoreport del concerto all’Inalpi Arena di Torino
Le leggende del synto-pop-rock Depeche Mode hanno elettrizzato la sera del 23 Marzo all’Inalpi Arena di Torino con un set spettacolare tratto dalla loro carriera quarantennale. La prima delle tre tappe italiane del Memento Mori Tour 2024.
I Depeche Mode sono una delle mie band preferite in assoluto in ambito extra-metal e possiedo ogni loro uscita in vinile e cd, quindi, le aspettative per me, in questo sabato sera, sono state molto alte, conscio di vedere per una n-esima volta uno spettacolo indimenticabile. Avendo il posto parterre, era imperativo per me avvicinarmi alla transenna per godermi al meglio lo show. Più che un semplice spettacolo, è stata un’esperienza unica, dove la band ha saputo esattamente come intrattenere il pubblico e divertirsi moltissimo!
A supportare l’evento della serata sono stati gli americani Deeper, nati a Chicago come un gruppo indie rock / post punk composto da Nic Gohl (chitarra, voce), Drew McBride (chitarra, basso, sintetizzatore), Shiraz Bhatti (batteria) e Kevin Fairbairn (basso). Intrattenere un pubblico così numeroso non è un compito invidiabile, soprattutto quando si supporta una band con una fanbase devota come quella dei Depeche Mode… ma i Deeper nella loro mezz’ora ci sono riusciti con molta facilità. Il loro set di circa otto canzoni è volato senza mai un momento di noia tra gli applausi del pubblico… così sarà per tutto il tour europeo.
I Depeche Mode lo scorso anno sono usciti con un nuovo album intitolato ‘Memento Mori’, diventato subito un loro classico. È anche vero che i restanti membri della band, Dave Gahan e Martin Gore, hanno sempre insistito sul fatto che molti dei brani venati di morte sono stati scritti prima della prematura scomparsa di Andy Fletcher, nel 2022. Ad ogni modo questo è l’album che sarà sempre collegato a quella tragedia, già solo il titolo di per sé è un ricordo permanente.
A differenza del tour negli stadi dello scorso anno (li vidi a Milano a luglio) questo, tuttavia, ha un set che tende verso il lato più rock della band, evitando gran parte brani del recente disco in favore di grandi successi del loro periodo intermedio, con l’intenzione di dare veramente ai fan ciò che vogliono.
Dopo l’intro strumentale di ‘Speak to Me’ ecco le prime note di ‘My Cosmos is Mine’, tratto per l’appunto da ‘Memento Mori’, una canzone che brucia lentamente e che dà a Gahan la possibilità di sintonizzare la sua voce per il resto della serata… questa è una canzone che è stata sicuramente scritta pensando agli stadi. Ciò che mi colpisce subito è la scelta di avere sul palco solo quattro musicisti. A Gahan e Gore si uniscono il batterista Christian Eigner e Peter Gordeno alle tastiere, entrambi presenti dalla metà degli anni ’90. Il loro suono riempie l’arena più che adeguatamente.
Segue ‘Wagging Tongue’, che ha quasi sfondato le classifiche europee lo scorso anno. Gahan, nonostante i suoi anni, è ancora pieno di energia, mentre Martin, sembra essere più statico sul palco. ‘Walking in My Shoes’ ci riporta finalmente a quell’epoca in cui i Depeche Mode erano ancora una presenza in ascesa nelle classifiche dei singoli, e questo brano, tratto da ‘Songs of Faith and Devotion’ del 1993, segnò il passaggio alla produzione in formato cattedrale e all’iconografia religiosa che ha visto anche Gahan reinventarsi come uno spavaldo predicatore tatuato. La canzone è eseguita con magniloquenza e stile mentre il frontman ostenta sé stesso sulla passerella, con le braccia spalancate, godendosi l’adorazione da parte del devoto pubblico.
Altri inni degli anni ’90 iniziano con simile disinvoltura… ‘It’s no Good’, ‘Policy of Truth’ e ‘In your Room’, prima di essere proiettati a cantare tutti insieme ‘Everything Counts’, da ‘Construction Time Again’ del 1983.
A metà set c’è una pausa, mentre le canzoni diventano più tenere e l’atmosfera diventa serena. ‘Precious’, da ‘Playing the Angel’ del 2005, è una delle loro canzoni più strazianti e stasera è stata eseguita magnificamente! Dave Gahan si prende una pausa mentre Martin Gore sta da solo sotto i riflettori, in mezzo alla passerella, ed esegue un’inquietante versione acustica di ‘Strangelove’, uno dei loro singoli più allegri del 1987. Ascoltarlo così è un’esperienza completamente nuova e, a seguire, ‘Home’, sempre in versione acustica. La toccante ‘Ghosts Again’, il singolo principale di ‘Memento Mori’, riporta l’atmosfera e viene suonato contro il video musicale girato da Anton Corbijn in cui Gahan e Gore ricostruiscono l’iconica scena degli scacchi di Ingmar Bergman da ‘Il settimo sigillo’.
L’ultima serie di canzoni propone la stridente ‘I Feel You’, seguita da una spettacolare versione remix di Jacque Le Cont di ‘A Pain that I’m used to’. ‘Behind the Wheel’, uno dei momenti clou della serata, viene suonato con alle spalle il video di Anton Corbijn del 1987 in cui vediamo la figura sempre solitaria di Andrew Fletcher, e Gahan che sfrutta l’occasione per dedicargli la canzone. ‘Stripped’ segue opportunamente l’intramontabile ‘Black Celebration‘ e apre la strada alla canzone finale del set principale, l’inevitabile, epica e favolosa ‘Enjoy the Silence’!
Un cambio di abiti ed un bis sorprendente… e si inizia con Gahan e Gore in piedi insieme, alla fine della passerella per cantare una ‘Waiting for the Night’ acustica, da ‘Violator’. Ecco giunto il momento di un’altra hit, tra le mie preferite di tutti i tempi, ed è la canzone che ha davvero lanciato i Depeche Mode verso la celebrità, ‘I Just Can’t Get Enough’… seguita da ‘Never Let Me Down Again’, che ha fornito a Music from the Masses del 1987 forse uno dei più grandi riff di apertura del decennio.
Si giunge all’atto finale con ‘Personal Jesus’, una canzone che ha assunto un intero significato fin dalla sua apparizione in ‘Violator’ degli anni ’90 , apparendo in film e pubblicità, ed è stata anche interpretata in una versione diversa da Marilyn Manson.
La selezione dei brani è stata, devo ammettere, perfetta e le performance fantastica. Gahan è tanto il frontman all’altezza della sua professione e in alcuni aspetti mi ha ricordato il grande Freddie Mercury.
Quaranta anni di attività e la perdita di tre membri originali non hanno fatto nulla per diminuire l’impatto dei Depeche Mode, e il concerto di stasera è stato eccezionale in tutto. Attenderò con impazienza di rivederli ancora!
DEPECHE MODE e DEEPER
le photogallery
A cura di Pino Panetta
Back office di Suoni Distorti Magazine