COUNTDOWN TO APOCALYPSE – il reportage della serata!

COUNTDOWN TO APOCALYPSE – il reportage della serata!

La prima edizione del Countdown To Apocalypse ,vero e proprio festival estremo organizzato da Kick Ass Corporation con la collaborazione di Virus Concerti e Min Over All Agency, vede come headliner la potenza prorompente dei Fleshgod Apocalypse, che dopo aver diviso il palco in vari tour con band rinomate e stimate come Vader, Decapitated, Suffocation, Dying Fetus, The Black Dahlia Murder e Marduk, la sera del 26 febbraio si ritrova ad essere accompagnata da altre 5 band, che ogni giorno con le loro forze tentano di farsi strada nel mondo della musica…..

La serata si apre con i Disturbia, da Caserta , che nonostante iniziali problemi tecnici (ed un black out che ha letteralmente interrotto un loro pezzo), sono riusciti a presentarsi al pubblico in maniera ugualmente piacevole .
La band casertana “riscalda” il pubblico appena arrivato, proponendoci un tipo di musica che rompe tutti quei canoni che si identificano solitamente in un genere specifico.
I Disturbia ad esempio, s’ispirano ad un death/black da cui prendono le basi e ne distruggono le caratteristiche principali, con l’introduzione della musicalità “dance”.
Quello che si definirebbe dunque, un genere “sperimentale” a tutti gli effetti, che tenta di stimolare le persone ad aprirsi a nuove idee, senza fossilizzarsi su rigidi schemi.
(ardua impresa, soprattutto verso chi resta fedele alle radici di un genere, ma è da apprezzare anche il solo fatto di provarci!)

Il cantante (e autore dei testi) Andrea Migliozzi, mostra da subito una buona teatralità nel movimento,
e riesce con disinvoltura ad incentivare più volte il pubblico, riscontrando reazioni sommariamente positive da parte di esso. Non sono da meno i potenti stacchi del batteristaAlessandro Ferrara, che lasciano intendere anni di studio alle spalle, e contribuiscono insieme al chitarrista, Marco Gaito, ed il bassista Libero Verardi,a dare una buona ritmica a tutti i brani eseguiti. Una band che ha suscitato commenti positivi da parte dei presenti; secondo i quali, i Disturbia sono riusciti ad “aprire le danze” in maniera piuttosto gradita.

A seguire troviamo i Blood Ravens, orgogliosi di presentarci il loro primo EP dal titolo “At the order of Ra”, inciso a Roma verso la fine dello scorso 2011.
Sicuramente un genere più forte rispetto alla band precedente, in quanto ci troviamo di fronte ad un death/brutal estremo.
Sin dall’inizio della loro esibizione, sono chiare infatti sonorità violente e molto brusche, che non lasciano spazio né alla melodicità vocale, né a parti strumentali più morbide.
Come lascia intendere il titolo dell’ EP, e come mi è stato spiegato accuratamente, la band trae ispirazione principalmente dal popolo egizio e da tutto ciò che lo riguarda.
I Blood Ravens lanciano al pubblico un nuovo sound death/brutal che ricorda band come Nile,Vader o Behemoth (ai quali s’ispirano).
E’ evidente la presenza di tempi molto veloci, e la voce di Claudio riesce a fuoriuscire in maniera forte, nonostante lui sia impegnato anche alla chitarra (non finirò mai di dire che cantare suonando è una cosa difficilissima da fare), per cui rappresentare un “doppio ruolo” nella band, non può fare altro che giocare a favore di tutti.
Il debutto sicuramente non è bastato a far conoscere a pieno la band, sia a livello tecnico, musicale e contenutistico, in quanto trattasi di un tipo di genere che va rivisto ed ascoltato più volte.
A tal proposito, ci auguriamo di rivedere i Blood Ravens, che saranno il prossimo10 marzo al CSOA Tempo Rosso di Pignataro (CE)

E dopo tutta questa violenza si continua con il thrash’n’death dei Midian, band casertana attiva dai primi del 2010, che, con diversi cambi di line-up ha reso possibile l’entrata di Miriam Granatello alla voce.
Al seguito del loro primo album, ‘Screaming Demon’, i Midianannunciarono l’entrata del nuovo bassista Silvio Assaiante dei Daemonia di Claudio Simonetti (con cui hanno diviso il palco proprio la sera della promozione dell’album) per giungere così alla line-up definitiva.
Il risultato è una band dalla maggiore attrattiva, data dall’elemento femminile, che mostra dinamiche vocali potenti e graffianti , riuscendo ad intrattenere il pubblico tramite il contatto visivo che instaura con esso e con i membri della band, suscitando simpatia e affiatamento personale.
E troviamo sicuramente maggiore maturità professionale stimolata dal bassista (Silvio Assaiante), di cui risalta uno spiccato senso del lavoro e della bravura “post impegno” di anni, dal quale sostengo si debba prendere esempio a prescindere dal gusto personale. (meritocrazia al primo posto!)
Una band che senza dubbio ha suscitato curiosità e voglia di essere scoperta, sicuramente merito del gioco di squadra e della capacità comunicativa del chitarrista (e fondatore)Valerio Passaretti , il cui forte ego gioca un ruolo determinante, in quanto è da esso che si traduce la voglia di fare grandi passi avanti.
I Midian sono in possesso di tutte le carte in regola per crescere e proporci tantissime novità distruttive, confidiamo in loro!

Cediamo ora la parola ai Symbolyc, provenienti da Caserta e attivi dal 2003.
Dopo diversi cambi di line-up, vedono l’entrata in scena di Diego Laino alla voce, che riscuote particolare successo sia da un punto di vista vocale, sia da un punto di vista scenico.
I testi sono scritti dal batterista Raffaele ed il chitarrista ‘Sox’, lasciando intendere da una serie di cose, che la band s’ispira prettamente al death metal polacco e gruppi come Vader, Behemoth e Decapitated.
Durante l’esibizione della band vedo un pubblico attivo, e mi capita di imbattere in commenti positivi da parte di chi ha assistito alla performance.
I Symbolyc sono carichi e non lasciano che l’ambiente circostante se ne stia fermo a guardare.
Più volte Diego riesce a coinvolgere il pubblico e si getta letteralmente tra la folla con decisione e potenza, sicuramente dando quella spinta in più che motiva tutti alla partecipazione attiva.
Dal loro primo full-lenght , ‘Engraved Flash’, si fa ancor più evidente la loro voglia di ‘devastare’ giocando sui loro punti forti ,mescolando un sound molto potente interrotto talvolta da una melodicità che rimane d’impatto pur essendo tale.
Dopo aver diviso il palco con i Fleshgod Apocalypse, i Symbolyc, ritorneranno in pausa per continuare a dedicarsi alla stesura dei nuovi brani che andranno a comporre il loro prossimo album , ‘Apocrypha’.
La premessa è quella di un sound innovativo che però non perderà le radici death metal europee, portate avanti dalla band fino ad oggi. L’uscita è prevista per quest’estate 2012, fans accorrete!

Siamo all’ultima band spalla degli ospiti d’onore della serata, i Lahmia, che da Roma portano con sé molteplici influenze, fondendole in un melodic death metal.
Le sonorità sono forti ma caratterizzate da sounds malinconici. Reduci da diverse produzioni passate,
i Lahmia rendono chiara la voglia di trasmettere le loro emozioni interiori tramite la loro musica, e riportano stati mentali aggressivi, malinconici ed eleganti in sonorità che sono effettivamente definibili tali.
La voce di Francesco Amerise è d’impatto, personalmente ho riscontrato delle particolari caratteristiche nella sua voce. Potrebbero sembrare normali growl , ma noto il suo riuscire a rendere chiare le parole del testo nonostante lo scream come modalità canora non lo permetta molto.
Stessa cosa per i tempi ritmici, che sono veloci ma non tanto da non poter soffermarsi su tutte le note.
Il pubblico è entusiasmato, probabilmente anche condizionato per l’esibizione successiva tanto attesa dei Fleshgod…., ma senz’altro la band ha “ammorbidito” le violente performance precedenti, donando un tocco di elegante aggressività alla serata.

Ed eccoci finalmente alla band romano-perugina tanto attesa:
I Fleshgod Apocalypse, consapevoli di non aver bisogno di presentazioni!
I costumi, il face-painting bizzarro ma in linea con i contenuti del genere che ci propongono, parlano da soli.
La band rende reali le sensazioni e le paure di un uomo inserito in una società che gli pone paraocchi perennemente in ogni cosa che fa e in ogni cosa che tenta di pensare. ( Il concetto è espresso in maniera molto evidente già dando un’occhiata alla copertina del loro cd, ‘Agony’).
Lavoro che ha tratto spunto dalla produzione precedente, ‘Mafia’, termine scelto proprio per esprimere esempi di malattia dell’essere umano.
I contenuti restano ben saldati ad un soggetto, quale l’uomo, in cui tutti noi dovremmo identificarci.
Il moniker della band significa, appunto, “Apocalisse del Dio di carne”.
In altre parole, la fine del genere umano rapportato alla religione (considerato un altro cancro mentale), dal quale si deve imparare a non credere, non solo ad una fonte di salvezza che non sia la nostra mente, ma a qualsiasi cosa ci venga detta, senza prima averla messa in discussione.

L’orchestra è una scelta non comune, nei pezzi è costantemente presente e viene utilizzata con gusto. La voce si adegua le tonalità ai sound ,e sicuramente l’idea di trovare ogni componente impegnato anche vocalmente, contribuisce a donare quel tocco in più che marca la loro particolarità.
E’ capitato di ascoltare alcuni commenti negativi riguardo la scelta dei costumi. Una decisione che può essere condivisa o meno, sia per gusto personale e non.
Credo sia da biasimare l’uso di elementi scenici estetici solo nel momento in cui, utilizzandoli, sia fonte di distrazione da una bravura musicale. che sembra maggiore proprio grazie all’aiuto di una “cornice” circostante costruita a tavolino.

Ho ascoltato tutte le band in due modi di proposito: una parte tra il pubblico e l’altra fuori, per testare gli effetti che hanno guardandoli sia in un contesto in cui veniva coinvolto unicamente l’udito, sia avendo contatto anche visivo.
Posso dire che i Fleshgod Apocalypse, avrebbero avuto ugualmente stile con jeans e maglietta.
La loro è una scelta sulla quale non gioca nessuna tattica, se non quella di fare luce sulla loro originalità. Ogni brano si è aperto con un breve monologo esposto dal cantante, attinente contenutisticamente al pezzo che sarebbero andati a proporci. Il pubblico si è mostrato attivo e presente fino alla fine, molti di loro conoscevano già i brani e sono stati soddisfatti del loro show.
I Fleshgod Apocalypse ci lasciano, ma hanno lasciato un messaggio a parer mio fondamentale : “Aprite gli occhi e fate della ragione il vostro Dio.”

Ringraziamenti:

  • -Un grazie agli organizzatori, che sono stati cordiali ed accoglienti;
  • -Agli addetti alle luci ed i suoni, che hanno assecondato simpaticamente la mia insistente curiosità!
  • -Ad Antonella, moglie di Claudio Scarano (voce dei Blood Ravens), per aver fatto da vero e proprio “factotum” alla band e nonostante ciò, avermi messo a disposizione tutto il materiale necessario;
  • -Ai membri di altre band come Black Inside ed Axedivm, che hanno partecipato alla serata come pubblico, con il solo scopo di supportare la scena dell’underground italiano!
a cura di Catastro_FERY Federica Bovenzi