CALABRIAN METAL INFERNO – il reportage della serata!
Il Calabrian Metal Inferno è ormai un appuntamento fisso a livello di festival invernali, e anche quest’anno il pubblico – oltre 300 presenze, a quanto mi dicono – ha supportato con i fatti le band e l’organizzazione. Questa è la notizia forse più importante, ma quest’anno credo che sia stata l’eterogeneità dei generi a farla da padrone: gruppi musicalmente ben preparati che viravano spesso sullo sperimentale, e a seguire mazzata di thrash all’italiana.
Arrivo alla sesta edizione del festival un po’ in ritardo: i Twisted Toys (new metal da Cosenza) hanno appena finito di suonare, rimane giusto il tempo di un rapido contributo alcolico che si passa
direttamente ai Disasterhate, catanesi dalla proposta musicale originale e convincente.
Un ibrido tra death e thrash metal di matrice piuttosto moderna, nel quale è interessante l’uso della voce femminile, piuttosto originale e contaminata vagamente, a mio avviso, da un’attitudine più orientata sul rock più sporco che sul metal.
Ad ogni modo una buona esibizione, seguita con attenzione dal numeroso pubblico che non ha mancato l’appuntamento.
Giusto il tempo di riallestire il palco che è la volta degli HouseBreaking (i Warknife sono purtroppo saltati all’ultimo minuto): la proposta della band di Cassino si presenta come un death-core di matrice fortemente thrash, capace soprattutto – con gradissima sorpresa da parte del frontman – di coinvolgere in un pogo scatenato i presenti sotto al palco.
Dal primo all’ ultimo pezzo: è lì, proprio di fronte ai musicisti, che si consuma uno spettacolo diretto, brutale e senza compromessi, con un sound che odora parecchio di hardcore e, a mio parere, di qualcosa di certe produzioni degli Entombed (o, per fare un altro esempio, di “Wake Up and Smell the Carcass” della band di Jeff Walker).
Quando è la volta degli Schizo, gruppo di culto del metal italiano, si scatena nuovamente il putiferio: la maggioranza del pubblico ha cantato quasi tutti i brani dal primo all’ultimo, dimostrando che la scena cosiddetta underground è viva e vegeta, ed ama ancora andare numerosa agli eventi live.
Tra un brano e l’altro dei catanesi si spazia tra passato e presente, consumando ogni singolo pezzo con intensità e potenza: eccellente il suono che usciva fuori dalle casse, tanto che le differenze con le versioni presenti nei CD erano davvero ridotte all’osso.
I nostri, dal canto loro, ci presentano un’esibizione praticamente impeccabile, dimostrando di essere una vera macchina da guerra. Una grande serata, in definitiva: ancora un anno di conferme per una manifestazione che speriamo possa crescere e diffondersi sempre di più.
Fondatore di Suoni Distorti Magazine e motorheadbanger.