Linee guida per i concerti: vietato pogare!
In una città qualsiasi, da qualche parte nel futuro.
Nonno, nonno, che cos’è lo stage diving?
Ah, il caro vecchio tuffo dal palco! Figliolo, lo stage diving è quando un musicista si lanciava dal palco, in mezzo al pubblico.
Wow! E non aveva paura di farsi male?
Bhe, diciamo che in quel momento… non ci pensava. Queste, pero’, sono cose che si facevano quando ero giovane, voi ragazzi d’oggi …
Bene, se mentre leggevate avete pensato “Grandfather, tell me a story“, siete molto metallari.
A volte qualcuno di noi ci aveva addirittura fatto caso: durante ogni evento live, soprattutto di grosse dimensioni, è (che ci crediate o meno) formalmente vietato pogare. Così come sono vietati, in ordine sparso, il moshpit, il wall of death e direi pure farsi sollevare dal pubblico per uscire dalla calca (scusatemi, ma non ricordo se esista un inglesismo fico per esprimere questo concetto). Tutti divieti che gli organizzatori ribadivano a più riprese, a volte addirittura mediante speaker (all’ultimo Firenze Rocks a cui sono andato, ad esempio, ricordo che veniva ripetuto ogni 30 minuti circa) e grazie ad avvisi incollati un po’ dappertutto nella zona pit e, a volte, addirittura sui biglietti di ingresso.
Che poi il divieto fosse rispettato, ovviamente, è tutto un altro paio di maniche: del resto we are rock’n roll!
“Grandfather, tell me a story…”
Con l’arrivo del Covid-19, del resto, le nostre vite sono state improvvisamente cambiate, forse per sempre: e dire che sembrava un 2020 di quelli monotoni, ordinari ed intervallati dai pochi (o tanti) concerti che ci eravamo divertiti, chi più chi meno, a preventivare. Ed è normale, in fondo, che le cose inizino a cambiare e adeguarsi anche per il nostro amato metal dal vivo.
Secondo un articoletto uscito su LambGoat e rimbalzato un po’ dovunque in rete, vari organizzatori USA di eventi, riuniti sotto il nome di EventSafetyAlliance (un ente no-profit che si occupa di sicurezza) ha stilato quella che sembrerebbe una bozza di linee guida da seguire per gli eventi futuri. Non è chiaro se il documento sarà soggetto a revisioni future o ripensamenti, ma è chiaro che qualcosa, prima di tutto in noi, dovrà per forza di cose cambiare.
Sono previsti molti cambiamenti che, ovviamente, varranno un po’ in tutto il globo in occasione di eventi dal vivo: ulteriori uscite di sicurezza, parcheggi organizzati in modo più razionale, bar e ristori igienizzati e via dicendo. Ma in questa sede stanno anche dicendo che durante un concerto metal, d’ora in poi, potrebbe essere vietato pogare fino a nuovo ordine. Un passaggio particolarmente importante, infatti, sembra riguardare il comportamento che il pubblico dovrà tenere durante lo show:
Quando riapriranno gli eventi saranno necessarie alcune ovvie modifiche. Il pubblico non potrà stare ammassato sotto al palco come farebbero di solito. Il moshing ed il crowd surf sono considerati violazioni del distanziamento sociale di per sé, e devono essere assolutamente vietate durante questa pandemia; anche i corridoi e le aree fumatori, dove le persone si potranno radunare, dovranno essere monitorati al fine di far rispettare le politiche sanitarie (fonte, pagina 15).
Chissà come la prenderanno i fan. Chissà come la prenderemo noialtri metalloni.
Senza di noi nessun concerto avrebbe ragione di esistere, ed in genere (soprattutto in quelle occasioni) le regole e le convenzioni sono ridotte al minimo. Eppure siamo chiamati ad assistere a quello che potrebbe diventare un cambiamento epocale durante i live: niente più pogo, nemmeno per cazzeggiare tra conoscenti, niente più gruppetti a zompettare allegramente, nulla di nulla. Non so bene, mentre scrivo, se siano affermazioni o domande, quelle che : da un lato spero nella seconda, ma poi la razionalità prende il sopravvento e sì, dico che forse sarà davvero così. Del resto, ad oggi, non sembra che ci possano essere alternative.
Che cosa strana, pensarci. Da sempre avvezzi ad una strana etica, che ci porterebbe a pogare pure durante le serata di mazurka (magari seguendo il tutorial modello Aranzulla del buon Francesco), e anche a costo di beccarci fratture e contusioni, perdere documenti, occhiali e cellulari (tutte esperienze che credo accomunino, chi più chi meno, ognuno di noi frequentatori). Dall’altro, siamo quasi meccanicamente abituati a rispettare il brother e la sister che ci è capitata vicino nella folla, a non schiacciare i singoli, ad aiutarli ad alzarsi in caso di difficoltà e a contribuire al sanatorio (per alcuni) crowd surfing. Sembrano riflessioni nostalgiche su un tempo che potrebbe non esistere più, ma non voglio sembrare troppo pessimista: sono sicuro che sapremo tutti adeguarci ai tempi che cambiano. Perchè è richiesto un cambiamento culturale da parte di tutti, e non sarà facile arrivarci: ma magari nel rock sapremo farlo prima di chiunque altro, almeno voglio sperarlo.
Il controllo delle masse, del resto (in senso puramente concertistico, non letterale: dati i tempi non vorrei essere frainteso) è sempre stato problematico in occasione degli eventi: e questo non sembra valere soltanto per quelli con decine di migliaia di persone, ma anche per i piccoli locali con 100-200 anime (dannate) all’interno. Come fai ad imporre ad una folla pure di qualche decina di persone a non pogare durante un concerto hardcore punk?
Probabilmente per gli appassionati di jazz si tratterà di cambiamenti di poco conto, per noi invece sarà abbastanza diverso; e proprio per questo (forse) dovremmo iniziare a pensarci seriamente.
A cura di Salvatore “Headwolf” Capolupo
Ingegnere per passione, consulente per necessità, insegno informatica. Secondo capo-redattore e supporto tecnico di SDM.