CANNIBAL CORPSE – Tomb of The Mutilated
Il terzo disco dei Cannibal Corpse è probabilmente uno dei migliori in assoluto della band: la produzione diventa improvvisamente più pulita, mentre i pezzi si candidano a diventare veri e propri anthem del death brutal metal.Con questa nuova produzione Chris Barnes e soci danno una pesante rispolverata al proprio sound, che opera in una dimensione decisamente più “pulita”: vocabolo forse improprio ma che, di fatto, è l’unico che sento di poter utilizzare per rendere l’idea. La maggiore nitidezza della sezione ritmica si avverte tremendamente all’interno di brani epici come Hammer Smashed Face, Beyond the cemetery e la celebre I cum blood – neanche Joe D’Amato, probabilmente, sarebbe riuscito a concepire una cosa del genere!
Dal punto di vista musicale la band è cresciuta in modo incredibile, e dire che siamo ancora all’inizio della carriera della band: in “Tomb of the mutilated” esplodono più chiaramente i riff, i cambi di tempo diventano più nitidi. Esplode in modo violentissimo la tematica del sesso, visto da un’ottica meramente perversa, in incubi da serial killer morbosi e in delirio come Addicted To Vaginal Skin, Entrails Ripped From A Virgin’s Cunt oltre alla terrificante Post Mortal Ejaculation.
Sesso e morte, quindi, senza le pretese di imporre una poetica ma con un’attitudine nuda e cruda che ha fatto discutere un bel po’: sì, perchè quelli che venivano superficialemente bollati come”grugniti” senza significato ora diventano un problema, e le perversioni rappresentate in modo come sempre vivido faranno rabbrividire qualsiasi buonista e quasi giustificare gli orridi bollini “Parental advisory“. Anzi, sono un vero e proprio attacco killer, in forma quasi terroristica, al buonismo imperante e alla musica intesa come “godimento” classico.
“Tomb of the mutilated” realizza una vera e propria pietra miliare, indimenticata dai fan del death metal fino ad oggi, quasi venti anni dopo (e sono tanti). Probabilmente neanche il feto strappato a morsi del succitato regista di Antropophagus avrebbe suscitato lo scalpore di evocare in un brano death metal un’eiaculazione sanguinolenta o lo smembramento degli organi sessuali propri ed altrui. Sì perchè le metafore sessuali sono, in buona sostanza, certamente sessuofobiche ma non solo: arrivano a vedere il rapporto con l’altro sesso come un banale e crudelissimo delirio di carne maciullata, e non sono – a mio avviso – semplicemente misogine e sessiste come alcuni hanno scritto (e come sostiene, ad esempio, Angela Gossow all’interno del libro “Choosing death“).
Per convincersene – almeno in parte – basta considerare che “I cum blood” descrive da un lato una violenza sostanzialmente gratuita contro una donna, ma leggendo il testo fino alla fine si arriva alla considerazione finale in cui l’atto crudele di sopraffazione viene ritorto contro se stessi. E questo, ovviamente, è fondamentale e rende decisamente diverso il senso finale del brano, estetizzando in qualche modo l’atto violento come espressione di una ribellione ad una vita piatta e solitaria (vedi the greatest thrill of my life):
I need a live woman
to fill with my fluid
A delicate girl, to mutilate, fuck and kill
[…] The greatest thrill of my life
To slit my own cock with a knife
E’ un qualcosa che, ad esempio, tornerà in termini chiari all’interno del brano “Disfigured“, nel quale la repulsione per la bellezza si traduce in odio per se stessi (“I despise what I see in the mirror… I kill them but it’s myself I hate“). Al di là di queste considerazioni che forse lasciano il tempo che trovano, “Tomb of the mutilated” venne censurato anche questa volta a cominciare dalla copertina, e fu particolarmente additato di crudeltà per via del testo, ad esempio, di “Necropedophile“.
“Tomb of the mutilated” è uno dei Dischi Death Metal.
Ingegnere per passione, consulente per necessità, insegno informatica. Secondo capo-redattore e supporto tecnico di SDM.