Intervista agli Stigmhate

Intervista agli Stigmhate

Tra le band estreme che ho da poco conosciuto, e che mi ha piacevolmente colpito, ci sono i vicentini Stigmhate, seppur la band sia in giro dal 1998.

Fautori di un buon black metal personale e maligno, la band, ha dato alle stampe il loro terzo album, che troverete nei negozi dal prossimo 26 Marzo per Bakerteam Records. Ho avuto il piacere di fare il punto della situazione con loro, rappresentati per l’occasione dal gentilissimo Mike, il chitarrista e fondatore della band.

Ciao Mike e benvenuto su Suoni Distorti Magazine! Seppur credo una presentazione sia poco consona, vista la vostra presenza nella scena dal lontano 1997/98, vorrei che facessi una breve illustrazione della band a chi ancora non ha avuto modo di conoscervi.

Ti ringrazio, come tu ben hai detto siamo presenti come band dal 97/98, la band nasce dallo split dei Sulphureous Church, mia precedente band. Decisi di intraprendere una mia direzione artistica, ed ho fondato gli Stigmhate, in quanto, come detto non mi ritrovavo più con le idee artistiche dei ex membri dei Sulphureous Church.

Volevo uno stile più diretto e d’impatto senza avere quelle orchestrazioni sinfoniche che caratterizzavano i Sulphureous. Poi nel corso degli anni ci siamo evoluti arrivando appunto a questo nostro nuovo disco The sun Collapse che reputo si avvicina molto al mio concetto espresso sopra.

Ho avuto modo di ascoltare il vostro ultimo album, ‘The Sun Collapse’, appunto, che uscirà nel mercato il prossimo 26 Marzo per Bakerteam Records (Qui la recensione). Mi illustreresti il processo di composizione dei pezzi e cosa vi ha più ispirato? Io ho notato alcune influenze tratte dalla scena Svedese con qualche variegatura made in Norway. Mantenendo però sempre una vostra personalità.

Il processo di composizione ha richiesto circa un anno e mezzo di lavoro, abbiamo scritto molte più songs rispetto a quelle che fanno parte del disco. Abbiamo scelto le migliori da pubblicare nel nuovo disco. Per quanto riguarda il song writer io ho scritto tutte le strutture dei pezzi e poi le ho arrangiate con Claudio (batterista) e abbiamo fissato le strutture guida per poi lavorare sulle linee di chitarra melodica, basso e linee vocali.

Abbiamo fatto dei pre-demo per sentire la resa della canzone e come processo ultimo abbiamo limato le cose che ancora non ci piacevano. Un lavoro questo che ti fa lavorare al 100% su ogni canzone e quindi avere il massimo da ogni songs. Concordo con te riguardo alle influenze svedesi e norvegesi, comunque non solo, io come tutta la band abbiamo influenze diverse e quindi abbiamo incanalato il tutto nelle fase di scrittura dei brani.

Io personalmente seguo il black svedese ma ascolto anche il death metal americano, però abbiamo voluto dare una nostra impronta ai pezzi costruendoli in maniera che si avvicinassero alla nostra idee di come immaginavamo gli stessi durante l’ascolto dei demo.

Cosa vi ispira durante la stesura dei testi? Cosa vi colpisce interiormente da voler dire la vostra a riguardo?

Tutti i testi son stati scritti da Claudio con il mio supporto, i testi appunto come ben dici, sono fatti, esperienze che colpiscono ognuno di noi durante la vita quotidiana. Abbiamo voluto focalizzare il tutto nell’osservazione della negatività e la decadenza dell’essere umano, che per questo porteranno all ‘estinzione del genere umano. Noi comunque non volevamo fare con i nostri testi una forma di propaganda o denuncia, ma ci siamo semplicemente seduti a osservare e quindi riflettere su questa negatività e dare la nostra visione il nostro punto di vista. Niente di più, sono solo delle nostre riflessioni intime.

Ho apprezzato molto la personalizzazione della proposta, “approvando” la scelta di miscelare con una certa eleganza parti musicali guerrafondaie con momenti melodici ed a tratti epici. Volendo fare una specie di metafora (o paragone), a cosa paragonereste la vostra musica?

Ti ringrazio, come hai detto, io pongo la melodia alla base di tutto, durante la composizione, mi piace il connubio violenza musicale con parti melodiche. Il mix di queste due cose rende la canzone, tecnicamente parlando, piena, dà un valora aggiunto al tutto, fa scaturire riflessioni, emozioni ma anche dà quella adrenalina nelle parti più veloci. La complessità appunto sta nel bilanciare le due cose, in fase di arrangiamento, mi da uno stimolo a trovare soluzioni violente ma allo stesso tempo sviluppare quelle melodiche, diciamo che è quello che mi piacerebbe ascoltare nel mio stereo sempre.

Paragonerei la nostra musica ad un viaggio oscuro nell’animo del genere umano, pieno di negatività e violenza senza nessun compromesso. La colonna sonora dell’estinzione del genere umano.

Dalla vostra ultima pubblicazione, ossia dal vostro precedente ‘Human Incapacity’, sono passati sei anni, dopo i quali vi siete ripresentati con una rinnovata line up ed il cambio di etichetta, passando dalla Pulsar Light Records (dei due precedenti album) all’attualeBakerteam Records. Cosa avete fatto in questi sei anni di silenzio discografico? E come vi trovate con la nuova etichetta?

Esatto, purtroppo è stato uno stop forzato, in quanto “Human Incapacity” è stato registrato da me e dall’ex cantante Cagliostro, in quel periodo non si riusciva a trovare musicisti che potevano dare quell’affidabilità per il lavoro di produzione di un album e disponibilità a livello live. Quindi con pazienza ho aspettato le persone giuste, poi nel 2009 ho iniziato a collaborare con Claudio e abbiamo capito che avevamo gli stessi concetti e visione di band, quindi poi il tutto è venuto in maniera spontanea.

Durante la composizione del disco sono entrati in line up Marco (chitarra e voce) è Claudio C. (basso) che però ci ha lasciati di recente per motivi che ancora non sono riuscito a capire, i misteri della mente umana!

Si abbiamo cambiato Label in quanto per questo disco volevamo un etichetta che potesse ancor di più dare alla band una visibilità maggiore, devo dire che il lavoro fin qui svolto dalla Bakerteam Records è stato professionale al massimo, ma soprattutto anche perché esiste una comunicazione tra noi e i ragazzi della Bakerteam, cosa che reputo molto importante.

Tralasciando qualsiasi complimento forzato o leccate di culo del caso che comunque andrebbero fuori dalla nostra politica, ho realmente apprezzato ‘The Sun Collapse’ ritenendolo nel suo genere impeccabile. Ma avete programmato a priori come avrebbe dovuto “suonare” o avete fatto tutto d’istinto?

Io non programmo un disco o tanto meno le canzoni, diciamo che l’unica cosa che ho in testa è come deve suonare tutto l’album, il tipo di produzione che voglio e i suoni in generale, in maniera semplice mi immagino come deve essere il prodotto finale. Partendo da queste mie idee e scrivendo i pezzi cerco di lavorare affinchè il tutto possa avvicinarsi alla mia idea. Non c’è niente di prestabilitò, per le canzoni o testi tutto nasce di istinto e da sensazioni che ho quando li scrivo, poi cerco con la tecnologia di arrivare il quanto più vicino a quello che voglio produrre.

Comunque alche la scelta degli studi di registrazione nei vari processi di produzione è stata importante per aver il risultato che senti ascoltando il disco.

Per le registrazioni vi siete affidati al buon Giuseppe Orlando (dei Novembre). E come prevedibile, conoscendo la sua professionalità e capacità, è uscito fuori un prodotto perfetto. Come vi siete trovati con lui? Lo consigliereste alle altre band immagino…

Giuseppe, devo dire che ci ha aiutati molto sia a livello professionale ma anche come amico. Ci ha consigliato molte cose in fase di mixaggio e mastering, ha fatto un lavoro grandioso, sia nelle recording session di batteria che, appunto, in fase di mixing del disco. Infatti è riuscito a dare alla batteria quel suono che volevamo, reale senza tanti manomissioni fatte al computer.

Questo ha fatto si che il tutto suonasse più vero e non sintetico. Penso che Giuseppe non ha bisogno di pubblicità basta soltanto ascoltare cosa produce con il suo studio e con i Novembre.

Vista l’occasione, mi premeva chiederti una mia curiosità. Da cosa nasce l’unione di un qualcosa reputata sacra come le “stigmate” ed un negativo sentimento come “l’odio” che compongono il vostro moniker?

Infatti questa è una domanda che ci fanno in molti, la parola “Stigmate” è di derivazione diciamo religiosa cattolica, è descritta nei vangeli è simboleggia un qualcosa di sacro, positivo.

Personalmente mi piace osservare tutte quelle cose, ma con una visione anche degli opposti, ci sono tante contrapposizioni nella vita quotidiana allora ho pensato di unire questa parola stigmate ad una parola inglese “Hate” che è l’opposto a quello che la religione cattolica professa, e quindi il monicker. Infatti come tu dici, il sentimento è opposto, cioè bene e male.

Come vedi il panorama metal nostrano? Dalla vostra formazione, quindi circa quindici anni fa, ad oggi sono cambiate un pò di cose, sia in negativo che in positivo. Com’è il vostro punto di vista a tal riguardo? Cosa credi si dovrebbe cambiare e/o valorizzare?

La nostra scena attuale devo dire che è piena di band che ammiro, ed anche il livello tecnico si è alzato molto rispetto a 13 anni fa. Come dici tu giustamente molte cose son cambiate, vedo il presente completamente diverso, adesso hai la possibilità di promuovere la tua band sui social network come facebook etc…

Hai la possibilità, attraverso internet, di arrivare dove prima non ci riuscivi, però si è persa quell’ aggregazione e quella parte di rapporto diretto con le persone, attraverso anche scambi epistolari con musicisti per le demo tape ect…. Questo secondo me ha fatto perdere quel lato umano. Adesso tutto è molto freddo. Però il processo di modernizzazione purtroppo non si può fermare e quindi bisogna adeguarsi alle nuove tecnologie.

Penso che, anche se abbiamo tutti gli strumenti per far buona musica e promuoverla nel migliori dei modi, noto che mancano ancora in Italia strutture che possano dare realmente una mano a quelle band che meritano, che si sbattono per farsi conoscere, bisogna valorizzarle non solo in Italia, ma anche all’estero.

Ma purtroppo non ci sono, come ho detto, strutture che possano dare, al prodotto “Italia”, quella visibilità come in altre nazioni. E non riesco a capire perché ancora non siamo riusciti a capirlo.

Qual è stata una delle vostre esperienze live che ricorderete sempre con particolare piacere?

Come ho accennato prima, abbiamo avuto uno stop di sei anni, quindi non siamo stati in grado di promuoverci in maniera seria nei live. Comunque posso ricordare piacevolmente quando suonavo con i Sulphureous Church, e tutte le avventure passate a cercare di far ricordare al tastierista le linee di piano, questa è stata una vera esperienza. Ehehe!

Avete un sogno nel cassetto per quel che riguarda la vostra carriera?

Penso che tutti abbiamo un sogno nel cassetto, io penso solo a essere umile, lavorare sempre in maniera professionale alla lunga questo paga sempre. Non mi aspetto niente, quello che verrà sarà diciamo il nostro premio ai sacrifici che facciamo per suonare in una band.

Bene, avvicinandoci alla conclusione, non posso che chiederti di anticiparci i vostri prossimi passi. Avete già alcune serate programmate? 

Adesso ci stiamo concentrando sulla promozione del nuovo disco insieme alla Bakerteam, poi stiamo valutando alcune offerte e programmando di suonare live quanto più possibile. Abbiamo delle date già fissate ed altre che fisseremo in avanti.

Ti ringrazio per la disponibilità augurandovi di continuare questo vostro cammino nel migliore dei modi. Concludi come preferisci ed alla prossima!

Ti ringrazio per lo spazio che hai dedicato agli Stigmhate. Ascoltate il nostro nuovo disco, non ve ne pentirete, comunque per qualsiasi news potete visitare il nostro sito. Un saluto a tutti i lettori! Mike

Per seguire la band: Facebook, MySpace, Reverbnation, Twitter.

A cura di Francesco “Chiodometallico” Russo