Abbiamo conosciuto i DARIDEL (intervista alla band)

Abbiamo conosciuto i DARIDEL (intervista alla band)

Conosciuti ed apprezzati al Midgard festival del 2018, abbiamo scambiato quattro parole con i Daridel, band promotrice di un ammaliante pagan folk che unisce la tradizione musicale celtica con quella medioevale e nord europea.

La band sta per rilasciare il primo album, quindi abbiamo parlato anche di questo, in anteprima. Ma lasciamo a loro la parola…

Ciao ragazzi, parlateci un po’ di voi. Chi sono i Daridel?

I Daridel sono un gruppo Paganfolk (genere nel quale si utilizzano strumenti e sonorità tipiche dell’Europa antica per comporre brani inediti). La scelta del nome non è stata casuale, esso infatti ha derivazioni celtiche: “Dar” Quercia e “Idel” Germoglio, ad indicare quanto le tradizioni degli antenati e tutta la musica antica vengano ad essere per noi un elemento fondamentale, così da farci apparire come piccoli germogli che crescono sui rami e sul grande tronco della tradizione.

I Daridel nascono nell’inverno del 2016 da un rapporto che va al di là della musica ma che cerca in questa la sua espressione più grande. I due membri fondatori, Camilla (Skogfru) e Edoardo (Warg), con cetre e flauti iniziano scrivere brani immersi nella natura, tra boschi, ascoltando il suono del torrente e i canti degli uccellini. I primi anni li dedicano alla scrittura, alla preparazione e alle sperimentazioni musicali. La svolta vera e propria avviene nell’estate 2017 nella quale per la prima volta si presenta l’occasione di animare una festa medioevale insieme al neo percussionista, Alessio (Derwid), non che grande amico di vecchia data. In seguito a questo esordio iniziano ad aggiungersi molte altre date e opportunità. Dopo qualche mese il gruppo avverte la necessità di inserire una seconda percussione al fine di enfatizzare quei tratti tribali tipici della loro musica… e sarà proprio durante un live in un pub che avranno modo di conoscere davanti ad un boccale di birra il nuovo percussionista Alex (Kvasir).

In sede live abbiamo sentito alcuni pezzi classici ed altri di vostra produzione. Essendo in un epoca che ha pochi elementi di ispirazione “folk”, come nascono i vostri brani?

Durante i nostri live, come avrete avuto modo di ascoltare, prima di ogni brano, vi è sempre un piccolo racconto, un commento, un aneddoto in cui si narra come sia nata quella melodia. Non vi mentiamo, i nostri brani sono davvero il Canto della Terra, sono davvero ispirati dalla natura, li abbiamo composti d’innanzi al fuoco nel folto del bosco, presso le rive di un torrente, li abbiamo scritti accompagnando il canto delle cicale o il suono che il vento crea accarezzando le foglie degli alberi…
Li abbiamo scritti e suonati per noi prima che per il pubblico. Ci chiedete come nascono i nostri brani? Le nostre melodie erano già state composte dalla foresta, noi abbiamo solo avuto il compito di trascriverle.I brani che eseguiamo durante i nostri live sono tutti inediti e scritti da noi, eccezion fatta per alcuni, solitamente due, massimo tre ad evento, in cui riproponiamo ballate medioevali.

Nella realizzazione dei brani quanto di ognuno di voi entra a farne parte?

I Daridel nascono, come detto prima, da un qualcosa che va al di là della musica, nascono da uno stile di vita, da ideali e da un’unione che unisce i due membri fondatori anche nella vita di tutti i giorni. Molti dei brani infatti furono scritti prima di concretizzare il gruppo includendo anche i percussionisti. Quindi l’apporto maggiore è stato sicuramente dato da Warg e Skogfru soprattutto per ciò che riguarda quelle musiche più delicate, dolci e sognanti in cui gli strumenti che risaltano maggiormente sono il flauto e la lira. Con l’inclusione dei percussionisti però si ha avuto una svolta, la musica si fa più aggressiva più complessa e ricca, i suoni iniziano ad avere un’inflessione più tribale, ora si respira una melodia più primitiva. I brani nascono da un’ispirazione improvvisa, durante momenti di follie musicali e improvvisazioni in cui ogni membro si unisce gradualmente alla melodia lasciando una parte di sé.

A breve esce il vostro primo album c’è ne volete parlare in anteprima?

“Forest Folk”, sarà questo il titolo del nostro primo album, racchiude un po’ tutto il nostro essere, il nostro vivere quotidiano. Il “Popolo della Foresta” perché è questo che siamo in realtà, semplici amanti della natura, lontani il più possibile dagli stereotipi occidentali, da quella terribile macchina del capitalismo e da quei costumi moderni che umiliano l’uomo, spegnendone la creatività, la fantasia e la spiritualità. Questo primo album sarà un sunto della nostra essenza, un richiamo alla Terra, una raffigurazione di quel binomio inscindibile che è la Natura stessa: Vita e Morte. Ascolterete entrambe queste realtà, sentirete i cambi di ritmo, di intensità, vi culleremo tra dolci melodie delicate sino a condurvi verso le danze più sfrenate, dai suoni più inquieti fino ai ritmi più tribali e primitivi. Speriamo di aver fatto per voi un buon lavoro e che vi possa piacere!

La scelta di essere una band folk nasce da un amore verso la storia antica o in che modo?

La passione per le tradizioni precristiane e le rievocazioni, hanno avuto sicuramente un ruolo fondamentale. Alcuni membri provengono da percorsi di studio inerenti alla storia e al mondo classico, ma alla base del nostro progetto c’è sicuramente il bisogno di scrivere una musica nuova, libera e priva di canoni prefissati. Una melodia che ci ricordi da dove veniamo e cosa vogliamo fare della nostra esistenza, ma soprattutto una musica che sia un inno alla terra e alle sue creature.

La vostra musica ha subito influenze di altre band o musicisti? E quali sono invece le vostre band o artisti preferiti?

Bernardo di Chartres diceva che «noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’acume della vista o l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti.»

Così siamo anche noi, abbiamo subito una forte influenza da parte dei fondatori di questo genere, gli Omnia, ma non solo, anche di altre realtà provenienti da paesi nordici e dalla nostra stessa penisola. Grandi gruppi che amiamo sono: i Wardruna,i Corvus Corax, i Faun, gli Ochelie Soroki, i SeeD, i Waldkauz ma anche i nostri conterranei Emian…

Si cerca di assorbire sempre il meglio degli altri, prendendo spunto e ispirazione per poi creare un qualcosa di nuovo nella speranza che possa essere apprezzato dal pubblico.

Voi avete scelto gli strumenti che usate o sono loro ad aver scelto voi?

Svariati sono gli strumenti che caratterizzano la musica dei Daridel: dai più antichi overtones ai più moderni low e tin whistles, dalle cetre alle lire ad arco, dal bouzouki al didgeridoo, dalle cornamuse ai più possenti tamburi storici . Gran parte degli strumenti menzionati (tutte le lire, alcuni flauti ed i didgeridoos) sono stati costruiti da noi al fine di garantire originalità ed unicità nel suono e nel timbro delle nostre musiche. Sono frutto di studio e di sperimentazione, di ore perse nel cercare il legno più adatto nel sottobosco, di giornate spese per unire un bel suono ad un’originale forma.

La fortuna dell’essere in grado di creare questi oggetti ci permette di adattarli alle nostre necessità. Quindi per concludere… non sono loro a sceglierci, ne noi a scegliere loro, noi li creiamo, così come loro creano la nostra musica.

A cura di Luca Truzzo

Per farvi un’idea sui Daridel, dal player di seguito potete gustarvi alcuni estratti dal loro ultimo live al Traffic Club di Roma, svoltosi lo scorso mese di Gennaio.