TIM “RIPPER” OWENS a Trofarello (TO) chiude il tour italiano: il photoreport
Lo scorso 5 Dicembre al Peocio di Trofarello, in provincia di Torino, è stato presentato un altro grosso evento musicale, come ormai è consuetudine per il noto locale torinese. Questa sera un altro grosso nome del metal internazionale: Tim “Ripper” Owens, ex singer dei Judas Priest (al posto di Rob Halford dal 1996 al 2003) ed attuale frontman dei KK’s Priest.
In questo tour europeo, Owens ha portato con sé i Dark Horse Prophet, una band di Los Angeles, che si sta facendo strada tra la ruvidezza del rock e la forza inarrestabile del metal. Costruita su riff fragorosi, voci autorevoli e una spinta inarrestabile, la band ha offerto un sound tanto melodico quanto heavy, che ha unito i generi senza compromettere l’intensità del suono che ha brillato con il suo mix distintivo di pesantezza atmosferica e intensità tagliente. Spinti da riff potenti e temi lirici evocativi hanno caricato a mille il pubblico accorso numeroso.
Il frontman è stato semplicemente fantastico da ascoltare, il suo gioco di battute è stato forte tra una canzone e l’altra e la sua voce è stata semplicemente perfetta. Mentre il chitarrista solista è stato preciso ed ha svolto il suo ruolo alla perfezione, aggiungendo ulteriore personalità e potenza al sound della band. Dal mio punto di vista una band di apertura fantastica per la serata.
Una semplice modifica al palco ha dato il via all’attrazione principale di stasera: Tim “Ripper” Owens e la sua band tutta italiana. L’artista, infatti, è in tour in Europa (che si conclude proprio in questa serata) con una backing band italiana composta da Nazzareno Zacconi ed Emiliano Tessitore alle chitarre, Francesco Caporaletti al basso e Alessio Palizzi alla batteria. Questi musicisti si esibiscono regolarmente in tutto il continente con artisti come Michael Angelo Batio e Mark Boals. È subito chiaro che siano professionisti, tecnicamente capaci e più che in grado di eseguire l’ampio repertorio di Owens con precisione.
Jugulator è un’apertura esplosiva ed uno dei miei brani preferiti dell’era Ripper dei Judas Priest, tratto dal suo album di debutto con la band. La potenza con cui l’hanno eseguita stasera è stata incredibile. Vocalmente, Ripper si esibisce ancora allo stesso livello di 30 anni fa, dominando il locale durante il ritornello mentre i pugni si alzavano in aria. Da lì, la band ha scatenato una doppia hit di classici metal: The Green Manalishi (With the Two Prong Crown) la loro feroce interpretazione dell’originale dei Fleetwood Mac è stata seguita da Burn in Hell, con la voce inconfondibile di Ripper in forma eccezionale.
Passando a un set più moderno arriva Hellfire Thunderbolt dei KK’s Priest, dimostrando quanto sia creativamente forte l’attuale progetto Downing–Owens, rimanendo fedele all’eredità musicale forgiata nei Judas Priest, pur ritagliandosi una propria identità. La band ha offerto un’esibizione straordinaria del brano stasera. Poi è arrivato un altro classico dei Judas Priest, Beyond the Realms of Death. Questa performance ha evidenziato esattamente perché Owens è stato scelto come loro cantante negli anni ’90: rimango convinto che sia l’unico cantante, oltre ad Halford, in grado di rendere giustizia a questa canzone. Il batterista Alessio Palizzi ha brillato davvero , onorando l’iconica registrazione originale con precisione e potenza.
La sezione successiva dello spettacolo inizia con un assolo di chitarra esplosivo prima di lanciarsi in una serie di tre canzoni originariamente registrate con Owens. Blood Stained si distingue come una delle canzoni più forti del catalogo dei Priest dell’era Ripper, con il bassista Francesco Caporaletti che ha offerto un’esecuzione fantastica. Il set si sposta poi nell’unica canzone degli Iced Earth della serata, When the Eagle Cries, un vero e proprio momento clou della discografia degli Iced Earth e un momento che sono contento di vedere Owens ancora cantare questa song sul palco. Tornando al materiale dei KK’s Priest, One More Shot at Glory si rivela un fantastico brano dal vivo, che risuona fortemente con il pubblico che si agita da paura questa sera.
Piccola presentazione commemorativa ricordando l’amicizia di Owens con Paul Di’Anno, e per ricordarlo gli dedica una cover degli Iron Maiden: Wrathchild, mettendo in evidenza la fantastica voce del singer… questa canzone comunque è stata un’ottima scelta per la sua voce. Per la sezione finale dello spettacolo ecco: Breaking the Law, Hell Is Home, Electric Eye, Living After Midnight e come bis One on One dove i chitarristi Nazzarena Zacconi ed Emiliano Tessitore prendono il centro della scena. La loro interpretazione delle iconiche parti di chitarra di KK Downing e Glenn Tipton è mozzafiato, eseguita con una precisione tecnica tale da farmi desiderare un album dal vivo da questo tour.
La traccia di chiusura: One on One, dall’album Demolition (l’ultimo dei Priest registrato con Ripper) è stato un modo appropriato e potente per concludere la serata, culminando in uno spettacolo impeccabile e di altissimo livello, come solo i veri maestri sanno offrire e Tim “Ripper” Owens è senza dubbio uno di loro.
Come consuetudine il mio ringraziamento e quello della redazione di Suoni Distorti Magazine va’ a Tony Scantamburlo per averci dato la possibilità di essere presenti agli eventi del locale sempre con grandi artisti di fama mondiale.
A cura di Pino Panetta
