THE PSYCHEDELIC FURS avvolgono il Fabrique di Milano, photoreport della serata
Due sere fa, l’11 novembre, The Psychedelic Furs hanno suonato, con una numerosissima affluenza di pubblico, al Fabrique di Milano.
Correva il mese di Febbraio del 1986 quando li vidi in concerto per l’ultima volta, per poi sciogliersi nel 1990 e riprendere la loro attività dopo il 2000, ma senza toccare nei loro concerti l’Italia. A distanza di 39 anni da quel live mi chiedevo; “cosa mi potevo aspettare da questo concerto?” Niente effetti scenici, solo una mia grande nostalgia del passato e loro! The Psychedelic Furs sono grandi musicisti che hanno saputo fare il loro mestiere a testa alta, offrendo al pubblico, accorso da ogni parte d’Italia per questa unica data italiana, un ottimo show.
Una breve intro biografica per chi non conoscesse la band (e per i più giovincelli): gli Psychedelic Furs sono un gruppo musicale post-punk britannico formatosi nel 1977 in Inghilterra, con un picco di popolarità nei meravigliosi anni ’80. La formazione di origine vedeva Richard Butler alla voce, oltre che compositore principale, il fratello Tim Butler al basso, Duncan Kilburn al sassofono e Roger Morris alla sei corde. Nel 1979 si aggiunsero Vince Ely alla batteria e John Ashton alla seconda chitarra. Qualche anno fa The Psychedelic Furs avrebbero dovuto esibirsi al Fuori Orario, in provincia di Reggio Emilia, ma il tour, per motivi vari, fu annullato. La sera dello scorso 11 novembre è stata un grande ritorno in Italia.
Tornando alla serata…
Ore 20:30 puntuali raggiungono lo stage i Dear Boy, una band Californiana di Los Angeles per la prima volta su un palco italiano. La loro musica trae ispirazione dal post-punk / alternative e dal synth-pop britannico, con un sound indubbiamente easy. Il loro sound fresco e giovanile si riflette molto nella loro performance.
La musica dei Dear Boy, dal vivo, si è fusa armoniosamente in una chiara dichiarazione del loro sound e della loro identità. Ben Grey, il cantante solista della band, ha dominato il palco con un’energia brillante e vivace. Tra i brani più significativi della serata figurano ‘Limelight’ e ‘Kelly Green’, quest’ultima tratta dal loro ultimo lavoro ‘Celebrator’ uscito il 17 Ottobre di quest’anno su Last Gang Record. L’esibizione ha rallentato solamente per una straziante e personalissima performance di ‘Alluria’, per poi accelerare di nuovo con ‘Hesitation Waltz’, pezzo che ha chiuso i 30 minuti a loro disposizione.
Mezz’ora vi è voluta per il cambio di palco, con l’attesa per gli Psychedelic Furs molto presente.
Ore 21:30 puntualissimi per vedere apparire sul palco i fratelli Richard e Tim Butler, seguiti da Rich Good (chitarra); Amanda Kramer (tastiere) e Zachary Alford (batteria). The Psychedelic Furs hanno suonato molti dei loro brani migliori in assoluto, seducendo dall’inizio con ‘Heaven’ e ‘The Ghost in You’, da ‘Mirror Moves’ (1984). Hanno incantato con ‘Love My Way’, da ‘Forever Now’ (1982) a metà dello spettacolo, ed hanno entusiasmato il pubblico con ‘Pretty in Pink’ (da ‘Talk Talk Talk’ del 1981) e ‘Heartbreak Beat’ (da ‘Midnight to Midnight’ del 1987), per chiudere lo spettacolo, prima del doveroso bis che per il pubblico milanese è stato doppio; con ‘It Goes On’ e ‘India’ – dove nell’intro il basso Tim Butler ha un suono e ritmo pazzesco. The Psychedelic Furs hanno saputo mantenere lo spettacolo fresco, aggiungendo alcuni brani raramente eseguiti come ‘My Time’, ‘In My Head’, ‘Until She Comes’ e ‘Run and Run’.
La band è stata in grado di catturare l’attenzione del pubblico presente con la sua straordinaria musicalità offrendo loro un ottimo spettacolo. Gran parte dell’eleganza e della brillantezza nel loro sound, ovviamente, proveniva dal bassista Tim Butler, che si muoveva con grazia sul palco mentre suonava senza sforzo alcuni degli accordi più sorprendenti. Il potente e costante strumento di Tim è stato spesso un punto di contatto per il fratello maggiore, Richard, che danzava e agitava le mani intorno a lui. Ottima performance anche del batterista Zack Alford, che ha fornito ai fratelli Butler un punto fermo per potersi ricaricare di ritmo. Anche quest’iltimo è stato, dal mio punto di vista, un musicista eccezionale, per una band che continua a migliorare sempre di più.
Devo ammettere di essere rimasto letteralmente meravigliato e sorpreso dall’affluenza di pubblico. Raramente ho visto così tante persone coinvolte in uno spettacolo per una band degli anni 80 di questo genere. Che serata!
Anche se questo concerto è ormai terminato, spero di avere altre occasioni e soprattutto presto di vedere nuovamente gli Psychedelic Furs on stage… in effetti ho aspettato 39 anni prima di poterli rivedere.
A cura di Pino Panetta
