MARCUS KING al Pistoia Blues Festival 2025: cronache e photogallery

MARCUS KING al Pistoia Blues Festival 2025: cronache e photogallery

Pistoia + luglio = Blues Festival

L’equazione è semplice e alla portata anche di chi in matematica non ha mai avuto voti alti; giunto alla 46° edizione il festival si rinnova ulteriormente aumentando le serate dedicate alla musica leggera/d’autore lasciando cinque serate, diventate quattro dopo il forfait di Beth Hart per motivi di salute, alla musica più vicina ai gusti dei lettori di questa webzine.

Venerdì 4 luglio è la prima delle serate in oggetto e vede Marcus King con la sua Band abbinati ai Fiend Without A Face, capitanati dall’ex Mastodon Brent Hinds ad aprire le danze.

Dopo il divorzio dalla band che lo ha visto protagonista per 20 e passa anni e dopo dichiarazioni al vetriolo nei confronti degli ex compagni (“…non mi mancherà suonare in una band di merda con persone terribili…”) il cantante/chitarrista americano ha ripreso le redini del suo progetto che unisce l’irruenza del punk e il ritmo del rockaybilly scaricando sugli ancora pochi spettatori la propria rabbia ed energia primordiale: basso, chitarra e batteria, that’s rock’n’roll baby. Anzi, aggiungendo le tastiere potremmo dire, that’s psychobilly baby!!

Nei minuti concessi a loro disposizione vengono sciorinati pezzi dai due precedenti album (l’ultimo è datato 2017) e mi dicono cover ma purtroppo, arrivando quasi a fine set non posso giurare veridicità sulla cosa: fatto sta che i 20 minuti ai quali ho assistito hanno confermato la validità della proposta musicale e la compattezza dei 4 musicisti

Il tempo di un cambio palco ed ecco troneggiare sullo sfondo il logo della Marcus King band, nata per volontà dello stesso leader 12 anni fa. Sì, perché nonostante l’aria navigata e la presenza scenica il chitarrista ha solamente 29 anni: figlio del bluesman Marvin King e presente sul palco insieme al padre sin dalla tenera età di otto anni, continua la sua carriera di musicista esordendo nel 2013 con l’omonimo gruppo e intraprendendo poi la carriera solista nel 2017. Da sempre nel mondo della musica Marcus ha sviluppato un suo stile che abbraccia quella che è la cultura musicale americana: blues, west coast, country, soul (cantava in un coro gospel, giusto per dovere di cronaca) rock e soprattutto tanto southern, arricchendo la propria musica con la sua voce, ora dolce come quella di un bambino, adesso dolorosa come quella di un amore non corrisposto: una mano che arriva dritta al cuore in grado di accarezzarlo e straziarlo al tempo stesso, dolore e passione in un unico gesto.

Dolore a passione che hanno provato a fondo il giovane della Carolina del Sud: dipendenza da sostanze, aritmia cardiaca, ansia e depressione hanno forgiato il carattere di questo ragazzone stelle e strisce e influenzato fortemente i propri testi che, cantati davanti ad una piazza attenta assumono il valore di una terapia di gruppo.

Ma siamo qua per parlare di musica ed ecco che appare sul palco, cappello da cowboy e T-shirt della Marshall Tucker Band: una dichiarazione d’intenti su quella che sarà la serata.

The Well apre la serata ricordando che sì siamo ad un festival musicalmente aperto, ma quella parolina lì, BLUES, non è messa a caso tanto è vero che il pezzo successivo è Statesboro Blues degli Allman Brothers; la piazza, che nel frattempo si è riempita ruggisce, approva e accompagna coralmente il singolo ruffiano Carolina Honey e ascolta in religioso silenzio le intense ballad proposte. L’anima southern non può rimanere nell’ombra ed ecco che esce prepotente su Honky Tonk Hell con i classici duelli delle soliste tra Marcus King e il secondo chitarrista (chiamarlo semplicemente ritmico è un’offesa!!) Drew Smithers, vero virtuoso della slide. Altre cover per suggellare il legame con le american roots: “Whiskey river” di Willie Nelson, “24 hours at a time” della Marshall Tucker band e la dolce ed intensa Goodbye Carolina proveniente dalla sua prima produzione.

Niente fuochi, fumi e orpelli classici del rock, qui siamo davanti ad un ragazzo che in 90 minuti abbondanti ha saputo tenere il palco e il pubblico in mano grazie alla sola forza della musica, quella che, spesso ce ne scordiamo, è alla base dei concerti live.

Sul finale di serata si tira fuori l’artiglieria pesante: prima viene chiamato sul palco Brent Hinds con il quale l’intera band si lancia in una jam tutta cuore e assoli a tre chitarre, poi si congeda dal popolo del blues ormai assiepato sotto il palco con un altro classico degli Allman: Travellin’ Man. Un concerto vero, vissuto e intenso e finalmente una piazza dignitosamente affollata per una serata che – attenzione parte la vena polemica – molti miei concittadini chiedono ma che poi puntualmente disertano.

MARCUS KING BAND @ Pistoia Blues 2025

Prima di chiudere, permettetemi un ringraziamento a Silvano Martini (lastmusicrebel.blogspot.com), responsabile della sicurezza, grande appassionato e conoscitore di blues e rock e soprattutto memoria storica di questo festival per avermi dato alcune dritte durante la stesura di questo articolo.

 

Report e foto di Luca Guiotto

 

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