Intervista ai Draugr
Dopo averne recensito l’ottima seconda uscita ‘De Ferro Italico’ intervistiamo i Draugr, gruppo abruzzese che ormai da dieci anni calca il suolo della scena italica, riscuotendo sempre maggior successo.
Ne parliamo con Ursus Arctos, alle tastiere dal 2006, in occasione dell’avvicinarsi della festa per i 10 anni di Draugr, che si terrà l’8 giugno (info qui).
Innanzitutto benvenuto in Suoni Distorti e grazie per la disponibilità. Una domanda per i nostri lettori che non vi conoscono: chi sono i Draugr? Come li presenteresti?
Grazie a te. Che dire, Draugr ha da sempre l’obbiettivo di tradurre vicende storiche, abitudini e spiritualità arcaiche in una proposta musicale estrema in continua evoluzione. L’intento iniziale è rimasto saldo nonostante cambi di line-up e altri inconvenienti e siamo arrivati al decimo anno di attività forti di una line-up rinnovata dagli ingressi di Nemesis (voce) e Mors (chitarra), con cui da qualche mese stiamo componendo il nuovo album che sarà la sintesi perfetta tra i suoi due predecessori: “Nocturnal Pagan Supremacy” e “De Ferro Italico”.
Per celebrare il decennale, come hai detto, l’8 giugno terremo uno show di due ore che ripercorrerà tutte le tappe fondamentali della nostra storia, sarà un evento unico e ricco di sorprese a cui invito tutti i lettori di ‘Suoni Distorti’!
10 anni di Draugr, un traguardo davvero importante per una band. Siete soddisfatti di questi primi 10 anni? Avete rimpianti o rifareste tutto come l’avete fatto?
La prima decade di Draugr è stata senza dubbio significativa, ad oggi non ci sono rimpianti, ma non rifaremmo nemmeno tutto nello stesso modo; in 10 anni, ogni band accumula esperienze ma anche errori e, a posteriori, oggi saremmo sicuramente in grado di gestire meglio alcune situazioni spiacevoli con cui siamo stati costretti a fare i conti in passato. Detto questo, prendiamo atto di ciò che ci ha portato fino a questo punto ma con lo sguardo rivolto al futuro per garantire ai nostri ascoltatori almeno altre tre decadi di musica italica.
Parliamo un po’ della vostra ultima uscita, ‘De ferro Italico’. Rispetto a ‘Nocturnal Pagan Supremacy’ il sound è cambiato molto, con l’introduzione delle tastiere e di strumenti diciamo così “folk”, presi se non erro da musiche tipiche abruzzesi. Ci parleresti un po’ di questi inserti?
E’ la continuazione di un discorso già intrapreso su “Nocturnal Pagan Supremacy”, nella title track e in ‘Furore Pagano’ erano presenti suoni di zufolo e organetto diatonico usati in un contesto ‘estremo’; gli inserti folcloristici di DFI [De Ferro Italico, ndr] non sono vere e proprie canzoni abruzzesi ma sono liberamente ispirati a quel tipo di sonorità, ho curato l’arrangiamento di tutte le parti di questo tipo e per gli inserti di organetto mi sono ispirato alle tecniche esecutive usate dai fisarmonicisti locali.
Certo, un uso più intenso di queste soluzioni, frutto dell’evoluzione del nostro sound, ed il fatto di aver isolato eccessivamente gli strumenti acustici su quelli elettrici (come nel pezzo ‘Ver Sacrum’) per ricreare un’atmosfera ‘popolare’, ha confuso le idee di alcuni, che si sono affrettati ad etichettarci come band ‘folk metal’ e a chiederci quando avremmo aggiunto fisarmonicisti, flautisti ecc. in line up, ebbene ciò non accadrà mai, sul prossimo album non mancheranno momenti tradizionali come quelli di DFI, forse ci saranno degli ospiti, forse no, ma la cosa sicura è che non sarà un album di musica ‘folk’.
Approfitto della tua risposta per anticipare una domanda: i Draugr sono oramai immersi nella scena per così dire “folk” italiana, scena molto variegata che va da voi a gruppi lontanissimi dal vostro sound come ad esempio i Folkstone.
Come vi ci trovate? Vi siete mai sentiti ‘fuori posto’? Da dieci anni a questa parte secondo voi è cresciuta molto, è migliorata?
Io la definirei più “pagan” in quanto, pur suonando generi diversi, i gruppi sono accomunati da tematiche di questo tipo; è una scena creata senz’altro dagli ascoltatori che, in breve tempo, si sono ritrovati sommersi da proposte del genere provenienti dalla penisola e, devo dire, di qualità sempre crescente.
Tra le band vi è, di base, una stima che prescinde dal genere musicale, questo perché negli anni ci si ritrova a suonare sullo stesso palco, anche più di una volta, in occasione di Fosch Fest o altri eventi simili e quindi si ha modo di approfondire la conoscenza, scambiarsi contatti o cercare di organizzare qualcosa insieme; personalmente credo sia un ambiente sincero e soprattutto non una sorta di ‘casta’ circoscritta a due o tre gruppi, come teorizzò qualche idiota su un forum anni fa, quindi credo sia molto difficile sentirsi fuori posto o avere problemi con gli altri gruppi.
E non puoi trovarmi più d’accordo. Torniamo ai Draugr, Come nascono i pezzi? C’è un autore principale delle musiche e dei testi o è un puro lavoro di gruppo?
Si tratta di un lavoro di gruppo che poggia su fasi e ruoli definiti. Sono io ad occuparmi della maggior parte delle musiche; annoto continuamente idee e riff (miei o degli altri) e le utilizzo a seconda dell’atmosfera del pezzo su cui sto lavorando, completata la ‘bozza’, ci ritroviamo per provare diverse soluzioni di arrangiamento e eventuali modifiche alla struttura. Per i testi cerco di fornire a Nemesis diversi elementi concettuali che mi hanno ispirato nella composizione e, se posso, anche una linea guida per metrica e tipi di cantato e lui scrive un testo che perfezioneremo prova dopo prova.
Come hai anticipato ultimamente c’è stato un altro cambio di line-up, con l’ingresso a titolo definitivo di Nemesis alla voce e l’abbandono dello storico Augur Svafnir. Ci potresti dire qualcosa in più su questo cambiamento e sull’ingresso di Mors?
Non siamo gente che vive di musica; per questo magari ci si ritrova a dover viaggiare o trasferirsi all’estero per motivi di lavoro e, purtroppo, l’attività della band rischia di essere frenata o, peggio, danneggiata da difficoltà dipese dalla lontananza. Con Svafnir stava succedendo questo, ce ne siamo resi conto sia noi che lui e, grazie al profondo rapporto di amicizia che ci lega, siamo riusciti ad affrontare la questione in modo sereno e razionale, da qui il passaggio di testimone a Nemesis, già sostituto di Svafnir in tutti gli show del 2012, amico e supporter della band.
Per quanto riguarda Mors, è entrato nella band nel periodo immediatamente successivo all’uscita di ‘De Ferro Italico’ quindi sono già due anni che è con noi, anche lui non è un nome totalmente nuovo perché ha suonato un solo su DFI. [in “The Vitulean Empire”,ndr]
In definitiva la fine del primo decennio della band coincide con l’inizio di un nuovo corso e le novità non riguarderanno solo la line-up e, consapevole del modo in cui stiamo lavorando, posso dirti che ho molta fiducia nei Draugr.
Come hai detto siete sempre più richiesti on the road, in Italia ma anche all’estero. Riuscite a trovare tempo per lavorare a nuovo materiale? O per il successore di “De Ferro Italico” dobbiamo aspettare? In giro si parlava di un’uscita quest’anno…
Da un po’ di tempo abbiamo questo nuovo metodo di lavoro sui pezzi, più pratico, organizzato e veloce e che si concilia senza problemi con la nostra attività live; escludo che il successore di DFI esca entro quest’anno, la prima uscita del nuovo corso Draugr ha un certo peso quindi andrà curato con attenzione ogni singolo particolare e la fretta non permetterebbe ciò.
Bene, noi fans ci mettiamo il cuore in pace allora, ma se il livello è quello delle prime due uscite possiamo aspettare! Esempi come “Time I” dei Wintersun ci hanno insegnato come aspettare a volte è più che soddisfacente alla fine! Ne approfitto per farti una domanda personale: cosa ascolti a casa? Gruppi preferiti?
Nell’ultimo periodo ricordo di aver ascoltato assiduamente: Fen, Baustelle, David Bowie, Black Magick SS, Battles, Ramin Bahrami e The Secret. Per i ‘gruppi preferiti’ mi chiedi troppo; ascolto molta musica e di diverso genere quindi mi è difficile fare una lista selezionando pochi nomi.
Volgiamo al termine, ancora due domande su due caratteristiche originali dei Draugr. Una parte del vostro impatto live è sicuramente dato dai costumi di scena. Com’è nata l’idea dei costumi di scena? Li avete sempre proposti o è qualcosa di recente? Cosa rappresentano?
Volevamo costumi di scena che presentassero tratti caratteristici delle armature delle popolazioni italiche, per farlo ci siamo affidati ad un costumista teatrale che ha ripreso dettagli delle armature riproducendoli con cuoio e altri materiali; l’idea è fortemente legata al concept di “De Ferro Italico” ma in futuro continueremo sicuramente a far uso di questi costumi, magari con alcune modifiche.
Ultima domanda: avete fatto una coraggiosa scelta, quella di cantare per lo più in italiano. Molto spesso si dice che l’italiano non sia adatto al metal in generale, ma è davvero così a vostro parere? Vi è sembrata un ostacolo durante le registrazioni o non è cambiato nulla rispetto all’inglese? La porterete avanti?
Non abbiamo pensato troppo alla scelta. L’atmosfera dei pezzi ha ispirato dei testi nella lingua in cui siamo soliti pensare ed esprimerci, niente di più; ritengo che esterofili e nazionalisti facciano parte dello stesso ‘ovile’ quindi non mi interessano ridicoli dibattiti sul perché una lingua debba essere meglio di un altra, registrare pezzi in italiano non comporta nessuna difficoltà e, in futuro, riproporremo sicuramente la cosa.
Un’opinione condivisibile. Bene, direi che il terzo grado è finito. Grazie ancora per la disponibilità, un saluto da tutta la redazione di Suoni Distorti! Vorresti aggiungere qualcosa? Salutare i nostri lettori e magari ricordargli le prossime date in cui vi esibirete?
Il 25 maggio saremo a Milano, in occasione del Worst Fest III di spalla agli Stormlord, questa sarà una sorta di ‘anteprima’ per i fan lombardi che non potranno raggiungerci in Abruzzo per festeggiare il nostro decennale poiché il bill vede la presenza degli amici Vinterblot e Furor Gallico, con cui condivideremo il palco l’8 giugno; altre date sono in via di conferma, per seguire i nostri spostamenti potete consultare la sezione LIVE del nostro sito!
Ti ringrazio e saluto i lettori di Suoni Distorti!
a cura di Federico “Jezolk” Lemma
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