TRODDEN SHAME – Chaos Let Be My World

TRODDEN SHAME – Chaos Let Be My World

I molisani Trodden Shame sono attivi sin dal 2006 e dopo il demo di debutto ‘Jarhead’ e varie esibizioni dal vivo, tra cui il condividere il palco con band di un certo calibro come Bulldozer e Sadist, tra le altre, arrivano con passione e dedizione al loro primo full-leght che quest’oggi Suoni Distorti ha il piacere di recensire ‘Chaos Let Be My World’, registrato ai noti 16th Cellar Studios di Stefano Morabito. Il lavoro proposto inizia con i passi di ‘Walking On The Last Mile’ che presenta verso la seconda metà un ascesa sonora cadenzata ma che sfuma, come ad attrarre l’attenzione dell’ascoltatore e prepararlo all’imminente attacco, un attacco che non si fa attendere e prende forma con ‘You Can’t See My Face’, un Thrash Metal non sparato a tempi velocissimi ma comunque possente e con suoni molto corposi. E’ facile notare sin da subito una band ben preparata con, oltretutto, una buona performance dietro al microfono. Il pezzo miscela al Thrash un flavour di matrice Deathcore, con alcune sfaccettature di matrice Slayer-iana ed un palese affiatamento tra i musicisti, tutti molto bravi. Tempi lievemente cavalcanti e ben martellanti per ‘Never Look Back’ che contiene
anche tempi ben sostenuti durante il cantato e riff chitarristici ben avvolgenti ed intrecciati. L’ascolto scorre in modo del tutto piacevole, regalando anche un buon assolo accompagnato da ritmiche e tempi tipicamente Thrash con un groove marcio ed un lavoro davvero ottimo dietro le pelli, senza nulla togliere agli altri strumentisti. Si passa a ‘i God’ con un intro oscuro e travolgente, un Thrash/Groove molto classico con una partenza che ricorda molto gli Slayer più cadenzati dove i riff chitarristici risultano essere granitici e potenti. Tutto il pezzo ha un sound davvero pesante dove la band riesce ad essere estremamente violenta senza dover a tutti i costi usufruire di tempi sparati a mille. Non manca un buon assolo che guarnisce tutto. Un pezzo che mi ha fatto venire anche in mente alcuni tra i migliori momenti Deathcore più pacati. ‘Anger’ ha un giro iniziale avvolgente che si apre su sonorità come descritte, facendomi riapparire quel flavour di matrice Slayer-iano in alcune parti cantate, ma non sempre, poichè i nostri non stanno fermi su una strada già stabilita, ma si muovono su varie sfumature, rendendo l’ascolto vario e ben articolato, tanto da non far risultare noioso neanche un solo minuto di tutto il lavoro. Sono molte le inflessioni deathcore ed alcuni aloni post-core, che seppur nulla di realmente mai ascoltato prima, risultano avere una certa freschezza. Il martellamento sonoro di ‘Jarhead’ è un esempio di Thrash, preso dalle lezioni dei maestri americani e riproposto in maniera convincente. Il pezzo è uno di quelli che durante l’ascolto vi farà ritrovare inconsciamente a seguire il tempo con la testa e dal vivo darà modo ai presenti di fare un buon headbanging e qualche pogata. Una tirata potente con i riusciti assoli che la band riesce sempre a proporre in modo dignitoso. Insomma ragazzi che sanno il fatto loro, che hanno una buona attitudine ed un certo buon gusto per le scelte musicali da fare, aggiungendo anche alcuni cori che tanto attraggono gli ascoltatori di questo genere musicale. ‘The Mad’ è uno di quei pezzi che già dalla partenza presenta un riff killer con vari attacchi di batteria che scandiscono tempo e contro tempo in maniera perfettamente sincronizzata. Un pezzo che ha un mood molto core di scuola americana, con cori incattiviti ed un cantato aggressivo e ruvido, ma mai esageratemente ruvido. La base ritmica non perde neanche un colpo, mantenendosi sempre all’altezza della situazione. La title-track ha alcuni riff vorticosi dove il basso e le chitarre fanno la loro ottima figura (come in tutto il lavoro del resto). Il pezzo presenta in molti aspetti un’influenza Panteriana , di quelli più ispirati. Ma ci tengo a precisare che la band mantiene una sua personalità, per cui tutte le influenze che cito prendetele come una sorta di paragone per farvi capire il tipo di sound e di trovate stilistiche e non come un copiare una o l’altra band. La produzione è buona, rendendo il sound massiccio e corposo, così da avvolgere bene i padiglioni auricolari e demolirli nel migliore dei modi. A concludere nel migliore dei modi quello che definirei uno dei migliori episodi del cd, ‘A.I.M.’. Con un inizio cadenzato ed un flavour sulfureo, che però lascia subito spazio ad una bella tirata Thrash con riff un pò ipnotici. Le bands che palesemente hanno influenzato i ragazzi nel modo di concepire la musica le ritroviamo nella scena americana, quella scena d’annata capitanata da Slayer, Exodus e Pantera, ma come vi ho già detto, limitare l’etichettatura al solo Thrash è limitativo per via delle sfaccettature ed altre influenze core proposte. Tempi trattenuti con la doppia cassa che come al solito mantiene bene le sferragliate chitarristiche, rese ancora più corpose dal buon basso. Un lavoro che troverà un accoglimento da parte di tutti gli amanti del metal estremo. Non mi resta che augurare alla band di mantenere la strada intrapresa e continuare a crescere per come sta facendo…

A cura di Francesco ChiodoMetallico

Band: Trodden Shame
Titolo: Chaos Let Be My World
Anno: 2011
Etichetta: Nessuna
Genere: Thrash Metal/Groove/Deathcore
Nazione: Italia

Tracklist:
1- Walking On the Last Mile
2- You Can’t See My Face
3- Never Look Back
4- iGod
5- Anger
6- Jarhead
7- The Mad
8- Chaos Let Be My World
9- A.I.M

Lineup:

Vito Maiorano – voce
Andrea Cima – chitarra
Davide Carano – chitarra
Mario De Socio – basso
Pasquale Damiano – batteria