SUPERBUTT – Music For Animals

SUPERBUTT – Music For Animals

I Superbutt sono una band ungherese attiva sin dal 2000, abbastanza conosciuta in giro per l’Europa e molto acclamata nella propria patria, ma, ahimè, ancora non molto nota in Italia.
Forti di 5 full lenght ed un’ep già pubblicati ed una serie numerosissima di concerti in giro per il mondo, lo scorso 2011 la band, con una lineup rinnovata (a parte il vocalist), si ripresenta sul mercato con un nuovo album intitolato ‘Music For Animals’, tramite Sonic Attack records e portati all’attenzione del pubblico tricolore dalla validissima Music Solution Agency.

Dedicarsi all’ascolto di ‘Music For Animals’ è stata un’esperienza interessante, vista la validità del prodotto. Un sound moderno che vede molte sfumature, dall’hard’n’heavy al thrash metal a certi aloni hardcore, con un certo groove molto avvolgente….. quindi un mix di influenze e soprattutto di idee variegate e ben assemblate.

L’opener ‘Cleaver’ getta subito le basi di quello che dovrà attendersi l’ascoltatore; riff  massicci ed avvolgenti, come i Pantera hanno insegnato anni or sono, seppur durante tutto l’ascolto del disco non manchino alcuni richiami ai Black Label Society o, avanzando cronologicamente, a certi Lamb Of God.
Si passa da momenti accelerati, conditi da doppia cassa e soluzioni più ragionate, come ad esempio si ascolta in ‘Revolting Kids’ a pezzi dove convivono in maniera ottimale rabbia e melodia, senza sdegnare parentesi più soft, un’esempio è la finale e lunga ‘The Murder Of Socrates’, dove ad atmosfere tranquille vengono accostate alcune sparate che mi hanno fatto venire in mente alcune soluzioni adottate anche dai Nevermore; band che sicuramente rientra tra gli ascolti preferiti dei Superbutt.

Le dieci song presenti nell’album, riescono a tenere viva l’attenzione di chi ascolta, riuscendo a trascinare, come ‘Evil Blues’, dalla partenza thrashy molto martellante, ai limiti del death, con all’interno aperture melodiche supportate da una cavalcata ritmica ben impostata.
Ottima la performance del singer András Vörös, che riesce a passare in maniera del tutto naturale e fluida da graffianti e disperate parti “urlate” a momenti di clean vocals davvero emozionali.
Ma è tutta la band a rendersi ottimamente partecipe, con una buonissima preparazione ed estrema coordinazione ed attitudine (questa a tratti “guerrafondaia”).
Tra i brani che colpiscono annovero anche ‘Natasha’, aperta da un possente riff ruvido e tagliente, che apre la strada a soluzioni di chiara matrice thrash, condite da da alcune sensazioni melodic death. Nella song anche alcuni giri di basso facili da ritrovare in certe composizioni hard rock. Tutto in questo album ha una costante evoluzione sonora, senza star mai fermo ad un genere definito e dritto, ed è proprio questo il punto forte.
Non esistono momenti noiosi, si ha sempre voglia di star li ad ascoltare come prosegue ogni singola traccia, non ritrovandosi (quasi) mai in momenti scontati, riuscendo a riscontrare anche una certa personalizzazione del sound, seppur lo stesso non sia qualcosa di mai sentito prima.

Descrivere tale lavoro a parole risulta poco simpatico, per la paura di non rendere una vera “giustizia” al prodotto, poichè andrebbe ascoltato, tutto in una volta. I pezzi in sede live saranno sicuramente ancora più d’impatto, dove si potrà allegramente fare un sano e potente headbanging, sfociando in situazioni di pogo obbligato!
I Superbutt sono una validissima risposta al metal moderno americano, facendo chiaro che anche in Europa abbiamo realtà che spaccano il culo, quindi si atteggiassero poco. Non mancano alcuni influssi alternative metal durante tutto l’ascolto, oltre alcuni aloni, come indicato anche prima, provenienti dall’hardcore melodico, oltre ad alcuni spunti crossover. 

Metaforicamente parlando, una gustosa insalata sonora.

Altro pezzo chiave è ‘Ugly Head’ dove vortici di chitarra travolgono il sistema uditivo, facendo salire alla testa una grandissima voglia di distruggere tutto, alternati ad intermezzi più melodici e un’immancabile groove possente, come la band ama proporre; quindi un’altro esempio di buona miscela tra energia e melodia. Personale il cantato, che palesa una sua “teatralità”, per certi aspetti, presentandosi in alcuni momenti strafottente, in altri rabbioso ed in altri ancora oserei dire “sognante”.
La produzione rende il giusto spazio a tutti i musicisti, anche se qualche “pulizia” come resa sonora andrebbe fatta, così da rendere ancora più d’impatto un lavoro già esplosivo di per se. Una miscela sonora come questa merita una produzione “coi fiocchi”, cosa che purtroppo l’attuale non è del tutto.

E’ disponibile anche una versione deluxe dell’album, con un secondo cd (questa di cui vi sto parlando), contenente sette tracce di cui quattro cantate in ungherese. 

Mantenendosi sempre nel proprio stile, quindi come descritto sino ad ora, la band mostra come la propria lingua di origine si adatti perfettamente al metal. 
Tutti i pezzi risultano un buon ascolto, dalla travolgente ‘Pont Kozepre’, dove una possente dose di groove vi stritolerà il sistema uditivo, e dove non mancano aree melodiche che fanno venire in mente certe soluzioni dal sapore svedese, alla conclusiva ‘Rockin’ In The Free World’, con soluzioni sulfuree che avanzano in un crescendo di energia e tanta grinta che trova le proprie radici nell’hard rock più pesante e cori che definirei esilaranti.
Si passa tra validi episodi come ‘Szikra’ con alcuni riff heavy inseriti su una base thrash moderna che mi ha fatto venire in mente certi Nevermore, e la sinistra ‘Panic’, dove fuoriesce un certo alone horrorifico, con alcuni controtempi ritmici e soluzioni melodiche più di matrice rock che metal. Azzeccatissimo anche il piccolo stacco verso il finale sorretto dalla sola voce accompagnata dai cori.
Ancora una volta, sul secondo dischetto, la band mostra le sue numerose variegature stilistiche, seppur, come per il cd 1, nulla di prettamente innovativo viene dato in pasto all’ascoltatore.

Volendo ricercare qualche pecca, oltre la già citata produzione che avrei preferito più pulita in un contesto come questo, ci sarebbero da spuntare alcuni momenti dove si giunge a lievi influenze poco personalizzate. Ma parliamo di piccolezze, poichè l’album si sorregge da solo; oltretutto parliamo di musicisti con una certa esperienza alle spalle e si sente benissimo.
Giungendo al conto, un’album che ogni amante del metal di nuova scuola troverà gustoso e travolgente, seppur suggerisco l’ascolto anche ad un pubblico più ampio.
Un plauso ai Superbutt per un lavoro avvincente e trascinante, che comunque riuscirà a far breccia in chi ama queste sonorità. 

Dal mio canto, non mi sarei mai aspettato che certe sonorità moderne avessero potuto trainarmi così, viste le mie personali preferenze musicali.
State certi che se ho pigiato più volte “play” io, sul lettore, voi lo farete ancora di più.
a cura di Francesco ChiodoMetallico
Band: Superbutt
Titolo: Music For Animals
Anno: 2011
Etichetta: Sonic Attack
Genere: Groove/Thrash/Alternative Metal
Nazione: Ungheria
Tracklist:
CD1

1- Cleaver
2- Best Plays
3- The Devil You Run With
4- Natasha
5- Out of Reach
6- Of This Gloom
7- Ugly Head
8- Evil Blues
9- Revolting Kids
10- The Murder of Socrates

CD2
1- Pont Kozepre
2- Szikra
3- Pokolra Kell
4- Tulutes
5- She’s a Lady
6- Panic
7- Rockin’ in The Free World
Lineup:

András Vörös – voce
Attila Kovács – chitarra
György Nedoluha – basso
Attila Erdei – batteria