METALLICA – Hardwired… To Self Destruct

METALLICA – Hardwired… To Self Destruct

Ok, ho aspettato qualche giorno prima di scrivere la recensione sul nuovo album dei Metallica, intitolato ‘Hardwired… To Self Destruct’ e pubblicato da Blackned Recordings appena tre giorni fa, il 18 novembre. Ora che sembra si siano “calmate le acque” ho meno probabilità di essere linciato… Scherzi a parte, ho ascoltato con interesse il nuovo doppio album di Hetfield & Co. facendo anche varie riflessioni sullo stesso, tra l’altro ero tra coloro in trepida attesa viste alcune premesse da parte della band che sottolineavano qualcosa di “spettacolare”.

Sapete, per me parlare dei Metallica è un momento particolare, perchè fondamentalmente sono tra le primissime band che ho conosciuto quando iniziai ad ascoltare heavy metal – era l’ormai lontano 1995 mi pare – acquistando praticamente tutta la discografia rilasciata sino ad allora a scatola chiusa, tutta in una botta; e che botta! Fui da subito affascinato da ‘Kill’em All’, schietto e diretto, ma anche dall’omonimo (allora ultimo album) noto come “Black Album” – se non ricordo male da lì  a qualche mese sarebbe uscito ‘Load’. Dopo l’uscita di ‘Re-Load’ mi allontanai da loro, pur continuando ad ascoltare qualche “vecchia gloria” dei dischi precedenti, per ritrovarmeli davanti quando venne dato alle stampe ‘St.Anger’ – che fece scemare il mio interesse per la band – ma son gusti; c’è a chi quel disco piace, ed ognuno è libero di gradire quello che vuole in maniera inattaccabile, i gusti son gusti, punto!

Oggi, da “caro e vecchio” affezionato alla band, anche per vari motivi che discuteremo in altra fantasiosa sede – dopo aver dato qualche ascolto veloce e saltuario alle uscite successive, con scarso interesse riscontrato, mi ritrovo qui dopo aver ascoltato il nuovo ‘Hardwired… To Self Destruct’ che mi ha lasciato in parte felice ed in parte totalmente indifferente (schifato, come si ritengono altri, no – per nulla). Non riesco a concepire l’odio che alcune persone palesino contro i Metallica, ma forse si tratta di quella “delusione” per il cambio di stile, ma proprio non riesco e non sono mai riuscito a odiarli, neanche lontanamente. Sicuramente mi sono trovato dissenziente per alcune (molte) scelte della band a livello compositivo, ma questo non comporta rancori… forse ho attraversato momenti “struggenti” per non aver più di fronte i vecchi Metallica di cui mi ero innamorato, ma ci sta che ogni musicista evolvi e crei nuove composizioni, che poi possano trovare consensi o meno è un’altra cosa, ma ricordiamoci che il mondo è bello perchè  è vario e la libertà propria finisce dove inizia quella altrui, parafrasando alcune “massime” di pubblico dominio.

Il nuovo album ‘Hardwired… To Self Destruct’ è una miscela di vecchio e nuovo. I Metallica continuano a fare il loro mestiere, dove “innovazione” (notare le virgolette) e passato si mescolano creando un buon sound che riesce facilmente a far sotterrare “l’ascia di guerra” tra vecchi e nuovi sostenitori della band – o almeno, dovrebbe. Non mancano quelle bordate sonore che da sempre hanno caratterizzato lo stile dei musicisti americani (vedasi ad esempio ‘Here Come Revenge’, dannatamente thrash e ‘Spit Out the Bone’, tra le mie preferite), ma, ahimè, ci sono anche i brani che, seppur validi, perdono per la durata troppo lunga, un esempio è ‘Moth In Flame’. Ci sono pezzi come ‘Hardwired’ e ‘Atlas, Rise!’ che funzionano bene. Dal facile ascolto ‘ManUNkind’, che riporta in mente certi vecchi periodi, della quale è stato pubblicato un discusso video “black metal”, visionabile qui, e molto bella ‘Murder One’; brano dedicato a Lemmy Kilmister (Motorhead) che perde, come citato anche sopra, per la sua eccessiva durata.

Ora, non starò qui a parlarvi singolarmente di ogni singolo brano, sia perchè la cosa richiederebbe davvero molto tempo, viste le variabili, nonostante una recensione lo richieda – soprattutto in questo caso – sia perchè inizio a trovare anche un po’ “superfluo” stare a parlare di un disco ormai di pubblico dominio e libero ascolto che voi stessi potete giudicare (ascoltabile qui). Sapete perchè i Metallica continuano a fare breccia nei giovani e, in questo caso, anche negli aficionados? Perchè in ogni brano, che piaccia o meno, riescono ad inserire quel “qualcosa” che riesce ad attirare. E se lo trovate brutto, fateci caso, la maggior parte delle persone si ritrova ad ascoltarlo – anche per poi criticarlo, ma lo ascolta! Quindi significa che comunque ha una certa attrazione.

Giungendo in chiusura, c’è da sottolineare come James Hetfield abbia trovato una rinnovata grinta, Robert Trujillo sembra si sia assestato nel suo spazio finalmente, Kirk Hammet a quanto pare si è “risvegliato” e Lasr Ulrich… beh, resta il caro e vecchio Lars; mai una cima alla batteria ma fa bene la sua parte per come la situazione lo richiede, e poi, volete mettere le sue adorabili espressioni buffe quando suona?

Il disco sicuramente ha delle pecche e poche volte arriva a far dire “che figata” e stando ben lontano dall’essere un capolavoro, ma è anche vero che, paragonandolo alle ultime produzioni ad oggi si elevi molto al di sopra delle stesse. Un disco fatto da musicisti che fanno il loro mestiere e fondamentalmente lo sanno fare bene, anche in ambito di marketing, e lo hanno dimostrato alla grande. Bentornati Metallica, ma ora non sbandate più come fatto in passato, perchè veramente ci rimarrei male, a questo punto!

A cura di Francesco “Chiodometallico” Russo

  • Band: Metallica
  • Titolo: Hardwired… To Self Destruct
  • Anno: 2016
  • Genere: Thrash Metal
  • Etichetta: Blackned Recordings
  • Nazione: U.S.A.

Tracklist:

CD1

  1. Hardwired
  2. Atlas, Rise!
  3. Now That We’re Dead
  4. Moth Into Flame
  5. Am I Savage?
  6. Halo On Fire

CD2

  1. Confusion
  2. Dream No More
  3. ManUNkind
  4. Here Comes Revenge
  5. Murder One
  6. Spit Out The Bone