Color Fest 6 Live Report – Il miglior festival indie del Sud

Color Fest 6 Live Report – Il miglior festival indie del Sud

5000 presenze
500 campeggiatori
più di 20 esibizioni
circa 15 ore di musica live
6 edizioni
2 giorni
1 mega festival

Il primo giorno di festival si è presentato al pubblico con cielo nuvoloso e una prospettiva incerta, tutti speravano che il tempo migliorasse, ma allo stesso tempo sapevano che non sarebbe stata la pioggia a fermare la voglia di Color. Le prime due esibizioni del 4 agosto, quella de La Stazione ed Enne, sono saltate a causa della pioggia, dopodiché i cieli si sono schiariti, il campo verde si è riempito di ragazzi e il concerto di Galeffi ha dato l’inizio ufficiale al Color Fest.

Se dovessimo descrivere questi due giorni di musica live con un verbo, il più rappresentativo sarebbe “spostarsi”. Ogni festival che si rispetti è caratterizzato dalla presenza di più palchi: il giovane pubblico si è spostato da un palco all’altro per ascoltare, ballare e mandare messaggi d’amore ai suoi musicisti preferiti. Quest’anno c’è stata una novità, un terzo palco più piccolo e nascosto, montato esclusivamente per i numerosi campeggiatori che hanno pernottato a pochi passi dalle esibizioni live.

Galeffi, Mashup live tra Pop Porno e The house of rising sun

Galeffi si è presentato sul palco con leggerezza, il suo aspetto ci ha ricordato per qualche secondo quello di Rick Moranis nei panni del genio assonnato. Marco Galeffi il suo genio l’ha impiegato nei testi che ha cantato con voce chiara, la sua estensione vocale ha abbracciato il pubblico, che ha ricambiato l’empatia muovendosi a ritmo del nuovo album “Scudetto“, uscito nel novembre 2017.

Tutti noi abbiamo apprezzato “Tazza di Te’”, “Occhiaie”, “Polistirolo”, “Camilla”, “Puzzle” e il mashup live della cover di “Pop Porno” de Il Genio VS “The house of rising sun” degli Animals, una finezza, questa, che della sua identità dice molto.

il momento il cui Galeffi ha cantato seduto per terra dal palco del Color Fest 6

Iosonouncane e Paolo Angeli, elettronica sperimentale e canzone popolare sarda

Una presenza silenziosa nonostante il suo mestiere e nonostante i prolungati “rumori” di intro provenienti dal sintetizzatore durante il live al festival. E’  apparso così Iosonouncane, sul “palco grande”, concentrato e assorbito completamente dal suo lavoro, una mescolanza di elettronica sperimentale e canzone popolare sarda. Puoi immaginarlo?

In effetti ciò è frutto di una profonda fantasia, possibile anche grazie alla presenza di Paolo Angeli, etnomusicologo sardo nonché chitarrista e compositore che si è fatto conoscere al pubblico della manifestazione cantando in lingua sarda e suonando la chitarra con un arco.

Jacopo Incani assorto tra i suoni del suo campionatore

Coma_cose, Albano & Romina del rap contemporaneo

Tu avresti mai accomunato Donatella Rettore a Iosonouncane e i Coma_Cose?
Un pubblico variegato, raccolto tutto sotto la denominazione di “alternativo” o la più recente di “indie”, amanti di generi musicali diversi tra loro, amanti del cantautorato, del synth e del punk si sono spostati di fretta e all’unanime dal palco di Jacopo Iocani a quello della coppia rap milanese Coma_Cose.

Non sempre la registrazione in studio rispecchia la performance live, inoltre la voce intonata non è un requisito che il genere rap richiede. Eppure ascoltare i Coma_Cose dal vivo è stato come quando sei in autobus e metti le cuffie mentre aspetti la tua fermata. Dal loro breve live traspariva la purezza di Francesca, tutta la loro professionalità per niente ostentata e forse non ancora del tutto consapevole.

Fausto e Francesca, coppia anche fuori dal palco, per la sincerità che trasmettono si apprestano a diventare i nostri Albano & Romina del rap contemporaneo.

Francesca e Fausto durante la performance dal palco del Color Fest 6

Donatella Rettore e il tributo a Gabriella Ferri

Memori del Color Fest 5, l’anno in cui Nada si è quasi letteralmente mangiata Levante in termini di grinta sul palco, non vedevamo l’ora di assistere al concerto di un’altra donna che rappresenta la storia della musica italiana degli scorsi decenni. Il suo nome corrisponde a quello della Rettore, introdotta dalla sua band con la canzone “Donatella” in chiave super elettronica.
Sotto un casco di riccioli biondi e su di un paio di gambe infinite, Donatella Rettore ha cantato e ballato con il supporto di una band strepitosa, ma soprattutto, tra una canzone e l’altra, ha ricordato a noi giovani italiani il valore della nostra nazione. Ha concluso il concerto esortandoci a ricordare i musicisti scomparsi che non hanno ricevuto la giusta fama dall’opinione pubblica e ha quindi dedicato l’ultimo pezzo a Gabriella Ferri.

La Rettore mentre canta il tributo a Gabriella Ferri

Willie Peyote, L’ostensione della sindrome tour al Color Fest – Vuoi leggere l’intervista fatta a Willie?

The Zen Circus, il rock autentico

Chi stava tra le prime file, schiacciato contro una transenna per godersi il palco più che poteva o per guadagnarsi una foto da vicino, avrà già intravisto Andrea Appino durante la performance della Rettore. Una presenza in nero con un taglio di capelli scalato ed una silhouette da invidia.
Vedere The Zen Circus sul palco significa perdersi rapiti per un’oretta nelle storie che narrano, le battute che si scambiano, vivere la Toscana occidentale anche se non ci sei mai stato, sentire sulla pelle il carisma di chi fa rock da un quarto di secolo, venire trascinato dai loro testi di giovani recalcitranti e conoscere almeno uno degli aneddoti sulla madre di Andrea Appino.

Gli Zen Circus durante il momento più acceso del live

Continua a leggere il live report sul Color Fest 6, la seconda ed ultima giornata di concerti…

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Intervista alla band che ha suonato sul palco dei Jet: i Bud Spencer Blues Explotion