SLAYER – Repentless

SLAYER – Repentless

1000x1000Repentless” è il titolo del nuovo disco (numero 11) degli Slayer, primo lavoro ufficiale con Gary Holt (onnipresente negli Exodus) alla chitarra e Paul Bostaph (chi ricorda Undisputed Attitude e Shovel Headed Kill Machine?) alla batteria. Si tratta, se ci fosse bisogno di specificarlo, del primo lavoro dei Sovrani del thrash dalla tragica scomparsa di Jeff Hanneman (2013). Ed è proprio a lui che l’album è virtualmente dedicato, come avevamo scritto su SDM tempo fa.

L’album esce ufficialmente oggi, 11 settembre 2015 (su iTunes era disponibile già da ieri): una data tutt’altro che casuale, che evoca apertamente gli spaventosi attentati terroristici del 2001 (a cui gli Slayer facevano già riferimento nel recente brano Jihad). Nonostante qualche commento di fan per nulla soddisfatti, l’impatto di questo Repentless mi è sembrato accattivante: la produzione è nitida, le idee sembrano chiare e, come prevedibile, si predilige la brutalità dell’esecuzione del brano su tutto il resto.

I nostri sembrano infatti preferire, senza rimorso, la rievocazione delle precedenti atmosfere da Diabolus in musica in poi (beninteso), con un’attitudine più convinta del solito. Non c’è molta voglia di revival ancestrali, per intenderci, ma nonostante tutto – e a differenza dei precedenti tentativi – il risultato finale è solido, e si candida ad essere una delle uscite più interessanti in ambito mainstream.

Il risultato, con qualche inevitabile crepa (ed il dubbio che abbiano un po’ lavorato di “riciclo”) lascia spiazzati: dopo l’intro essenziale “Delusions of Saviour“, si passa brutalmente alla title-track (guarda il video), che tutti ormai dovremmo conoscere. Ti aspetti di ascoltare, a questo punto, un paio di pezzi accattivanti ed il resto da dimenticare, ma non è così: Repentless è diretto, aggressivo, velenoso, e soprattutto (nel bene o nel male) equilibrato dal punto di vista musicale. Poco meno di 42 minuti complessivi – che non saranno certo un nuovo Reign in blood, intendiamoci – ma probabilmente rappresentano il lavoro migliore della “nuova età” della band, che sembra in questa sede avere il dono della sintesi (lo stesso che gli è mancato nei lavori immediatamente precedenti).

Il songwriting di questo album, del resto, è stato lungo e travagliato, ma non sembra essere stato un fattore negativo: iniziato a fine 2011 – e rallentato per varie ragioni, tra cui lo stato di salute precario di Hanneman, ed alcuni problemi contrattuali con Lombardo – è stato accompagnato dal costante dubbio su chi diavolo (!) avrebbe suonato nel nuovo album. Album di cui, a dirla tutti, tanti fan affezionati (e troppo ancorati al passato, se posso scriverlo senza ipocrisie) non sentivano affatto il bisogno, e con cui secondo me bisogna trovare il coraggio di rapportarsi senza troppe – passatemi l’espressione – seghe mentali.

In questi casi pero’ – e gli ultimi lavori di Fear Factory ed Iron Maiden sembrano confermarlo – le band “storiche” non sempre deludono. Fanno discutere, e a volte maledire mezzo mondo, certo, ma è proprio questo il loro punto di forza: sull’onda emotiva, farebbero discutere sempre e comunque, sia sperimentando con drum machine che incidendo un disco di pernacchie.

Repentless non è – come si temeva – un “World Painted Blood – Reprise”: c’è quello che “serve” in un disco di metal estremo moderno, lasciando perdere qualsiasi inutile etichetta thrash-death-groove che sia e, soprattutto, mettendo da parte tutti gli stereotipi tipicamente anni 80. Il mio giudizio su Repentless sarà anche condizionato dal mio amore (!) per questa band, ma è – in definitiva – positivo a ragion veduta: ho ascoltato per due volte di fila il lavoro, senza stancarmi e anzi a tratti entusiasta del risultato. Massimo rispetto, poi, se volete un sound più ottantiano, ma in tal caso c’è una discografia di centinaia di altre band tutta da scoprire: non fate l’errore di “chiederlo” a Repentless. La mancanza di Hanneman si avverte, certamente, ma è una considerazione più che altro dettata dall’onda emotiva di cui sopra, perchè gli Slayer sono tornati, e nonostante tutto hanno finalmente colpito nel segno.

Repentless è un disco massiccio che si ascolta tutto d’un fiato, e che porta un marchio imprescindibile, quello di Kerry King che è riportato nei credits come autore di quasi tutti i pezzi: andando a guardare la tracklist, infatti, Piano Wire è l’unico brano attribuito al compianto Hanneman, mentre il resto porta la firma esclusiva del chitarrista (e, solo su Atrocity vendor, del sempre in forma / “urlante” Tom Araya). L’impressione è che lo storico chitarrista abbia cercando di mantenere un’impronta più possibile diretta, senza fronzoli, impregnata dello Slayer-sound moderno, risultando così in un thrash contaminato con l’hardcore come le ultime uscite ci hanno abituato, ma senza lungaggini e brani inutili o troppo uguali.

Un metal che alterna momenti più esasperati ad altri più rallentati (Cast the first stone e When The Stillness Comes tra i brani che ho preferito), altri ancora dal groove inesorabile e senza ossessioni per la velocità d’esecuzione fine a se stessa. Menzione d’onore, poi, per la devastante Implode, forse il brano più significativo, ed una ulteriore per Chasing Death: forse non passerà mai alla storia, ma si dovrebbe ricordare per il riferimento all’alcolismo ed ai suoi effetti mortali, per quanto non ufficialmente correlati alla tragica dipartita di Jeff (“Chasing Death is not directly related to any of my friends dying. It’s like people who drink too much. They don’t help themselves out so they’re chasing death.“, ha dichiarato Kerry King in un’intervista a artistdirect.com).

E su questa perla di saggezza, degna di “vecchio saggio del metal” (si veda la barba di Araya), direi che possiamo chiudere…

A cura di Salvatore “Headwolf” Capolupo

  • Band: Slayer
  • Titolo: Repentless
  • Anno: 2015
  • Genere: Thrash Metal
  • Etichetta: Nuclear Blast
  • Nazione: USA

TrackList:

  1. Delusions Of Saviour
  2. Repentless
  3. Take Control
  4. Vices
  5. Cast The First Stone
  6. When The Stillness Comes
  7. Chasing Death
  8. Implode
  9. Piano Wire
  10. Atrocity Vendor
  11. You Against You
  12. Pride In Prejudice